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Argentina Caschi Bianchi

La Ri-Conquista del “Deserto”, una storia Mapuche.

“Il nostro sguardo ora è diverso, la Patagonia si è aperta a noi con le sue storie di sofferenza e amore (..) quella parte di noi che può umanamente giustificare una difesa meno pacifica, è rimasta là tra lof e montagne incantate“. Quando una notizia non basta per farsi un’opinione, la necessità dell’incontro si fa sentire e si aprono nuove speranze e prospettive, che solo la testimonianza di chi ha vissuto direttamente ingiustizia ed oppressione può regalare: il viaggio di Andrea ed Irene in terra Mapuche.

Scritto da Andrea Bersan e Irene Canini, Caschi Bianchi Apg23 a Puerto Madryn

Aprile 2017, RN40-Valle de Los Altares, Patagonia Agentina: una lunga serie di fortunati incontri ci hanno portato qui a scrivere, su di un autobus che viaggia da Esquel a Puerto Madryn circondati da un incredibile paesaggio, di ciò che ci è accaduto negli ultimi giorni e che ci ha emozionati.

Lo scorso gennaio grazie ad un ragazzo di origine Mapuche che partecipa ad un progetto nella Comunità Terapeutica dove svolgiamo servizio civile, abbiamo saputo di scontri in corso sulla Cordigliera. Il conflitto tra la comunità Mapuche di Cushamen e la Compañía de Tierras del Sur Argentino (Gruppo Benetton) risale a marzo 2015 e vede la contesa dei territori storicamente appartenuti agli indios. Il 10 e l’11 gennaio 2017 le forze di sicurezza hanno attaccato gli occupanti, con l’intento di liberare la ferrovia da sbarramenti di protesta. Il treno, infatti, passa su territori che sono oggetto di contestazione tra i Mapuche e la Compañía.

Cercando di informarci sull’accaduto, abbiamo riscontrato evidente l’estrema violenza di gendarmeria e polizia, che è arrivata fino all’utilizzo di armi. Così abbiamo iniziato a fare ricerche per capire la situazione. Fino a qualche giorno fa dove, spinti dalla necessità di ascoltare queste storie dai protagonisti, siamo partiti in direzione Esquel.

Siamo riusciti a parlare con persone, di origine Mapuche e non, vicine alla storica lotta di rivendicazione dei territori ancestrali ed abbiamo visitato varie comunità, come quella che è stata ricollocata dallo stato a inizio ‘900 sul lago Rosario e che cerca di portare avanti questa cultura tramite un piccolo museo “Casa de las Raíces: Ruka Folil”.

L’incontro più inaspettato è stato quello con Atilio Curiñanco e Rosa Rúa Nahuelquir della comunità di Santa Rosa di Leleque, che abbiamo incontrato mentre stavamo cercando la strada per il Lof (“famiglia” in lingua Mapuche) Cushamen.
Ci eravamo persi, ed abbiamo incontrato un fotografo Italiano di Buenos Aires che, invece, ci ha portati a Leleque.

Da lì in avanti le ore sono trascorse rapide, scandite solo dai numerosi Mate condivisi ascoltando della cultura Mapuche definita da regole non scritte, tramandate da generazioni e delineata in armonia con la natura, fondata sul rispetto e la condivisione con essa, lontana dal concetto di proprietà privata, di prevaricazione, di accumulo di capitale.

Ci sono venute le lacrime nel vedere gli occhi lucidi che ci parlavano di oppressioni e soprusi, dalla “Conquista del Deserto” (1870) ai giorni nostri con atteggiamenti razzisti e discriminatori, a Benetton che nel ‘91 ha comprato dallo Stato argentino 900.000 ettari di terre meravigliose senza considerare che su questa vivono Lof da prima della creazione degli stati in Sud America. Siamo arrivati ad emozionarci nell’ascoltare la loro storia di lotta pacifica e nonviolenta, esempio concreto di coerenza con ciò che per essi rappresenta la cultura Mapuche, per il recupero della terra.
Nel febbraio 2007 Rosa e Atilio hanno vinto la loro battaglia e “Benetton” ha dovuto restituirgli il terreno.

Abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano il concetto di nonviolenza e la vittoria di questa nella difesa dei diritti. Ci siamo sentiti onorati di aver conosciuto queste persone che sono diventate un modello per molte Lof per il riottenimento delle terre. Non ci sono parole per descrivere la pace trasmessaci dal tono di voce tranquillo ma deciso di Atilio e l’amore gentile nei modi di Rosa.

Questo conflitto ha assunto una luce nuova. Rispettiamo il Lof Cushamen, che ha scelto una strada diversa da quella di Santa Rosa, ma che non siamo riusciti a incontrare e quindi possiamo solo immaginare i motivi e la stanchezza di subire che li ha portati a un’occupazione meno accogliente verso gli “oppressori”. Solo telefonicamente ci siamo parlati, ringraziandoci e con la possibilità di incontrarci in futuro.

Il nostro sguardo ora è diverso, la Patagonia si è aperta a noi con le sue storie di sofferenza e amore e la dimostrazione di Leleque ci insegna ad affrontare le difficoltà allontanandoci il più possibile da rancore e rabbia nella ricerca del dialogo, anche quando le avversità ci sembrano invalicabili e ci consumano.
Probabilmente quella parte di noi che può umanamente giustificare una difesa meno pacifica, è rimasta là tra lof e montagne incantate.

Il possesso dei territori Mapuche
Tra il 1878 e il 1885 il governo argentino portò avanti una campagna militare per annettere la Patagonia alla repubblica argentina, un vero e proprio genocidio perpetrato contro le popolazioni indigene. A questa collaborarono, in vario modo, numerose compagnie estere. Successivamente (1889) alcune di esse fondarono a Londra la compagnia “The Argentinian Southern Land Company Ltd” come azienda straniera con sede a Buenos Aires che nel 1975 fu acquistata da investitori argentini e nell’82 venne nazionalizzata con il nome di “Compañia de Tierra del Sud Argentino S.A.”. Nel 91 questa fu venduta ad “Edizione S.r.l.” di proprietà del gruppo Benetton. La CTSA riuscì ad ottenere considerevoli appezzamenti di terreno attraverso mosse finanziarie e politiche spesso oscure e di dubbia legittimità. Il presidente Uriburu donò a 10 latifondisti inglesi 900.000 HA di terreno, i quali li vendettero subito dopo alla CTSA. Il tutto commettendo una doppia violazione della costituzione argentina: è vietato donare più di 400.000 HA ed è vietata la vendita degli stessi terreni a fini di lucro da parte di chi ha goduto delle donazioni.
Dietro la storia di questa terra si nascondono interessi economici dovuti ai giacimenti di oro, petrolio e acqua. Mentre per i Mapuche è la loro Terra Madre, dalla quale sono stati scacciati con la forza e dove vogliono tornare. Per questo stanno combattendo, in varie forme, come insegna la Comunità di Santa Rosa Leleque, una sorta di resistenza partigiana che vede in suo favore l’art.75/par.17 della Costituzione Argentina che riconosce la preesistenza delle popolazioni indigene e garantisce il loro possesso dei territori che tradizionalmente occupavano. Inoltre secondo HRW e IWGIA l’Argentina non ha rispettato nessuna delle legislazioni internazionali ratificate.

Fonti:

Interviste dirette a Eva lot Lincan, Atilio Curinanco, Rosa Rua Nahuelquir
CENPAT CONICET Puerto Madryn
Museo “casa de las Raices, Ruka Folil”, lago Rosario
Doc.”Sin despojos, derecho a la participacion mapuche-tehuelche” – Equipo Nacional de Pastoral Aborigen (ENDEPA)
“Informe FARN, caso Mapuche-Benetton”

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