Caschi Bianchi Cile

Qualcosa su Santiago del Cile e il servizio civile

Nella sua quotidianità cilena, Viola sta scoprendo che le persone che incontra, bisognose di aiuto, complesse e fragili, le si pongono davanti come uno specchio, rivelandole la sua stessa fragilità e complessità

Scritto da Viola Mazzei, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Santiago del Cile

Sono sdraiata sull’amaca di casa, comoda e duramente dibattuta quando siamo più persone a volerne usufruire, guardo la Cordigliera e penso a come poter riordinare le mille sensazioni e percezioni che vivo oramai da tre mesi. La Cordigliera è un punto fisso dove guardare, quando si cammina, quando ci si chiede da che lato bisogna andare, quando si vuole fare una foto da mandare ai propri cari e in casi come questi, quando bisogna mettere su carta le proprie emozioni.

La quotidianità che vivo in Chile è ben definita e strutturata, un po’ meno lo sono i miei sentimenti: altalenanti, ambivalenti, confusi, negativi e positivi.
Il mio servizio si svolge nella struttura Albergue Tata Oreste”, che accoglie persone senza fissa dimora con l’obiettivo di rendere concreto il diritto di ognuno ad avere una casa, offrendo un tetto, pasti giornalieri, confronto e accompagnamento per una vita autonoma e dignitosa. Le persone che si incontrano all’Albergue sono varie, i “vecchietti del mio cuore” che hanno passato una vita in strada e sono giunti in questo luogo quando, probabilmente, non avevano altra scelta; i più giovani, energici e preoccupati di costruirsi un futuro migliore e poter proseguire in autonomia; i “veterani”, coloro che vivono lì ormai da tanto tempo e rappresentano ormai le colonne portanti per i nuovi che arrivano.

Sempre sull’amaca e sempre guardando la Cordigliera (certo, non la guardo ininterrottamente perché per scrivere ho bisogno di guardare anche il computer), ripenso al perché sto scrivendo tutto ciò.
Mi viene chiesto di raccontare l’esperienza e la quotidianità che sto vivendo affinché chi ha voglia o sta pensando di scegliere il servizio civile, possa leggere e conoscere qualcosa in più.
Per quanto sia importante testimoniare ciò che faccio in senso pratico, ritengo sia molto più necessario raccontare di quanto il servizio civile ti conceda a livello umano.

Allora vorrei raccontarvi che spesso, quando ho dei momenti particolarmente tristi, dovuti anche a differenze e disaccordi che inevitabilmente si creano stando qui, penso che sarei un’eterna sciocca se non riconoscessi e sottolineassi, in qualunque caso, la bellezza di ciò che sto vivendo.
Vi racconterei di come per me vivere lontana da tutte le relazioni che hanno caratterizzato la mia vita è difficile e di come lo è altrettanto farsi conoscere dagli altri mentre, giorno dopo giorno, devi conoscerti anche tu.
Però io credo che tra le difficoltà di cui vi parlo e le altre che, anche se non scritte esistono e si fanno sentire ogni giorno, l’aspetto meraviglioso è sorprendersi delle proprie fragilità, esplorarle e perché no, riderci su e godersele.
E allora mi sento di dire che il servizio civile, tra le tante cose, è un’ottima occasione per mettere alla prova le nostre imprescindibili difficoltà, convinta del fatto che se ammettiamo, in primis, di essere noi persone complesse e bisognose di aiuto, sarà molto più bello guardare le persone che incontreremo, altrettanto bisognose, come umani da amare, con i disagi che hanno, con le case e le persone che hanno perso come chi vive all’Albergue, con i loro errori, per molti imperdonabili, e con i giudizi che si portano dietro.
In questo modo, dall’incontro con l’altro, sentiremo l’esigenza di astenerci del giudizio e acquisiremo occhi nuovi con cui guardare, spero più limpidi e amorevoli.

Il servizio civile, a partire dalla formazione (e ci tengo a sottolineare che già la formazione in sé è un’esperienza straordinaria) ci accompagna verso la consapevolezza di cosa significhi essere realmente un cittadino attivo in qualsiasi luogo che frequentiamo, abbandonando l’idea che siano solo i politici e le altre istituzioni a dover farsi carico degli altri, del disagio sociale, di chi sta male e ci invita a considerare ognuno di noi come attore principale, come “potente” in grado di smuovere piccole parti di mondo tramite lo strumento della pace e dell’obiezione alle maniere violente di agire che viviamo ogni giorno.

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