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Caschi Bianchi Sri Lanka

Il mondo e la giravolta

Un viaggio nello sguardo di Pradeep

Scritto da Paolo Molteni, Casco Bianco in Servizio Civile con la Comunità Papa Giovanni XXIII a Ratnapura

Guardare il mondo senza poter parlare, capirlo in maniera tutta mia. Chissà quanti di voi possono vivere una esperienza del genere. E volteggiare, ruotare su me stesso fino a quando la testa inizia a perdere le forme che la natura disegna e poter tornare a pensare. Il mio mondo. Nessuno c’è mai entrato. Anche se devo ammettere che è da un po’ di tempo che qualcuno mi aiuta a vivere anche quest’altro mondo, il vostro. E pensare che quando mi hanno recuperato i servizi sociali mi hanno trovato rinchiuso nella capanna di nonno.

Pover’uomo lui, mi ha sempre voluto bene. L’unico che mi si è preso cura di me quando mia mamma mi ha disconosciuto: “Pradeep? Crescilo tu, io non posso accudirlo!”. Mi teneva lì, in capanna, e io furbo come sempre cercavo di scappare. Andare al tempio, per racimolare qualche cosa da mangiare: avevo anche imparato a prendere il pullman da solo. La fermata la sapevo a memoria, mi fermavo senza problemi – alla fine chi sa dir di no alla pancia? E così, oltre a viaggiare da solo, mi piaceva anche il raccogliere jackfruit maturi per terra, che delizia: un frutto così dolce e con questa consistenza molto plastica… Chissà come sarà nato! Ma per fortuna che qui in Sri Lanka ci sono tantissimi alberi che mi regalano questo mio piccolo amore! E così, anche ora che sono in casa-famiglia qui a Ratnapura da diversi anni mi è rimasta la passione, sia del cibo sia del pullman. Così mi diverto a far disperare chi mi accompagna: nascondere i frutti caduti per terra o prendermi al volo prima che salga sul bus – almeno li tengo in forma!

E nel mio girare ecco la mia mano, che bella. Fermiamoci un attimo: quel taglio. Ricordo come se fosse ieri come me lo sono procurato: un omone che mi ha aiutato per un breve periodo me l’ha tagliata senza farlo apposta! A ripensarci oggi mi viene da ridere. Che situazione stramba, una cicatrice per un gioco! Ma gli ho voluto tanto bene, a lui come a tutti i ragazzi che ogni anno vengono ad aiutarmi. Chissà poi perché scelgono proprio me: una volta ho sentito parlare Giovanna con Francesco e stavano discutendo di qualcosa chiamati “caschi bianchi”, legandolo a parole come pace, rispetto e cose del genere… Forse anche per questo saranno qui? Va beh, poco importa. La vera cosa che importa è che ognuno con le sue stranezze, ma tutti mi coccolano e alla fine si innamorano di me! Soprattutto quando faccio il monello – e sì, lo faccio anche per questo. Lo sanno bene tutti che alla gente piacciono le persone un po’ dispettose, si divertono di più. E poi me la rido un sacco quando faccio tutto questo… WOW! Sentirsi vivi, correre via da tutti e prenderla come se fosse uno scherzo: voilà! Ecco la ricetta per riuscire a farla sempre franca!

Eppure, riguardandomi indietro, in questi ultimi anni di progressi ne ho fatti: prima mi divertivo a giocare con le mie feci, facevo diventare matti tutti quanti! E le volte che mi dovevano imboccare, e il mio essere molto selvaggio, come ama dire Giovanna, la mia mamma adottiva. Forse dovrei ringraziare per questo la sua amica, Andreina credo si chiamasse, che in un periodo breve mi ha insegnato con enorme pazienza a mangiare con le posate e a giocare con altro. Giovanna ora si diverte a dirmi che sembro molto meno autistico… Oh, eccolo. Quel pezzo di plastica rosso fa un rumore pazzesco! Potrei perdermi delle ore ad ascoltare questo rumore.

Già, i rumori. Non sarò capace di parlare, ma quando si parla di ascoltare e riprodurre rumori sono il migliore: come faccio io il rumore del rasoio che usano per tagliarmi la barba, nessuno! E gli uccelli, e il rumore della bottega dei vicini! Un tempo adoravo fare anche le scale musicali per sentire la mia voce, ora preferisco copiare i versi della natura. Vivere qui, in questo posto, è una vera fortuna. Oltre all’ottimo cibo che mi fa dimenticare quello del tempio, infatti, vivo immerso in una natura fantastica, dove animali e piante di ogni specie mi deliziano le giornate e mi fanno stare bene.

Ah, sì… Non dimentichiamoci nemmeno dei miei amici! Sono tutti molto gentili con me, credo di essere diventato la loro mascotte. Certo, chi più e chi meno, ma tutti mi vogliono un mondo di bene: Jayantha, con cui condivido la camera, ci divertiamo un sacco insieme! Ci facciamo il solletico e ci stringiamo forti, come grandissimi amici. E poi mi aiuta quando non riesco a fare le cose: se non ci fosse lui, sarebbe tutto molto più difficile. Ma anche la sua sorellona, Jayanthi, mi coccola spesso – ok, lo ammetto, a volte quando mi strapazza di coccole mi sembra quasi di essere un sacco da boxe, ma adoro quando mi trascina in giro per la casa facendomi ballare, o quando finge di sgridarmi per poi abbracciarmi forte! E Ravi, poi? Dai, non posso non parlare di quando mi mette le scarpe o quando mi aiuta anche quando avrebbe bisogno lui di un aiuto: un amico vero, come pochi. E Mary, sì. Anche lei mi vuole bene, e mi aiuta a finire da mangiare quando non ce la faccio più – o meglio, per non mentire a me stesso e a voi, quando sono pigro e non ho più voglia di mangiare da solo; e, anche se è piccolina, quando decide di farmi fare qualcosa non c’è verso che non me la faccia fare! Solo la nonna è un po’ più restia verso di me, forse perché è quella che mi ha visto dal principio e quindi si ricorda di com’ero quando sono arrivato. Ma non importa – la prima volta che mi capita le darò un bacio e scapperò via così veloce che non potrà dirmi nulla!

E poi, che lo dico a fare, mamma Giovanna. Lei da quando è arrivata in casa-famiglia quattro anni fa c’è sempre per me. Una carezza, una battuta – anche se potrebbe evitare di dire che sono ciccione, dai, ho una sensibilità anche io!, sempre pronta a curarmi e a volermi bene. Prima del suo arrivo in questa casa, lo ammetto, mi sentivo come un ospite, ma da quando c’è lei sono diventato membro della famiglia. Grazie a lei, infatti, anche gli altri hanno cambiato sguardo, hanno iniziato a vedermi come una persona. Ecco, essere considerato una persona, questa è la cosa che mi piace di più da quando sono qui!

Ma ora basta con tutti questi discorsi, ho visto Paolo! Prendiamolo per mano, così capisce che deve portarmi fuori a fare un giro – ho delle esigenze relazionali anche io! E allora andremo, in giro per Ratnapura a divertirci, per poi tornare qui. Ma prima, ancora una giravolta, perché sono felice: è bello essere come sono. È bello essere Pradeep.

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