Caschi Bianchi Perù

Un LIBRO CARTONERO: storie sul ventennio ’80 -’00 in Perù

Durante il periodo di Servizio Civile di Francesca, è nato, quasi per caso, un gruppo di lettura e scrittura per donne. Da questa esperienza è nato il desiderio di pubblicare un libro cartonero, poi tradotto in italiano da Francesca, che riassumesse le esperienze personali di queste donne negli anni del terrorismo in Perù.

Scritto da Francesca Gorla, Casco Bianco in Servizio Civile con IBO Italia a Lima

   Le testimonianze, raccolte e tradotte da Francesca

La votazione democratica all’interno di un gruppo non lascia dubbi: le donne del laboratorio di lettura e scrittura hanno scelto di affrontare come primo tema il terrorismo degli anni ‘80. È significativo che abbiano deciso di condividere con il gruppo le proprie esperienze personali e della loro infanzia, vissuti che hanno segnato le loro vite e in alcuni casi anche il loro arrivo a Lima come migranti interne. Da questo è nata un’esperienza forte, interessante, curiosa e sfidante per me insieme a loro in quei mesi, e un libro cartonero con cui poter raccontare almeno in parte ciò che sono stati questi incontri: “Scappando dal terrorismo degli anni ‘80”. Nonostante nella mia quotidianità al progetto Quijote para la vida, durante il mio servizio civile a Lima, fossi circondata prevalentemente da bambini e ragazzi, gli incontri del giovedì erano dedicati alle donne, alla lettura e scrittura non solo in quanto competenze da migliorare ma come mezzi per creare scambio e condivisione: era un momento che loro dedicavano a se stesse, dove una chiacchiera era importante tanto quanto un brano letto insieme.

QUASI PER CASO: GIOVEDÌ ORE 16:00 ORARIO GIAPPONESE

Gli incontri del giovedì sono iniziati per caso. Sono arrivata al progetto Quijote a settembre 2022, a Puente Piedra, nella periferia di Lima nord, un luogo pieno di contraddizioni e inconsueto agli occhi di un’occidentale. Al progetto mi sento subito a casa; Eddy e Lis, i fondatori e responsabili delle attività, sono molto accoglienti e diventano il mio punto di riferimento. Iniziamo ad ambientarci e a inserirci nelle numerose attività che avrebbero caratterizzato la quotidianità di tutto l’anno passato lì. Il progetto Quijote para la vida, con la sua biblioteca comunitaria e il centro culturale, si pone l’obiettivo di essere un luogo di educazione e sensibilizzazione culturale per tutta la popolazione di Santa Rosa, il pueblo in cui è situato all’interno del più ampio distretto Puente Piedra. Vengono proposte innumerevoli attività che cambiano nel tempo, rivolte a bambini, adolescenti, donne, e a tutta la cittadinanza, a seconda delle risorse disponibili e delle necessità della comunità: supporto scolastico, sport, teatro, cinema, fotografia, arte e molto altro.

Il laboratorio di potenziamento per lettura e scrittura e di animazione alla lettura è iniziato da subito con i bambini della scuola primaria. Una mamma è incuriosita: sta riprendendo gli studi in una scuola serale per migliorare il livello della sua istruzione e poter essere di supporto ai figli che stanno studiando, e vorrebbe partecipare per consolidare la lettoscrittura. Inserirla in un gruppo di bambini però stona un po’, il lavoro è impostato diversamente; da qui l’idea di creare un gruppo per donne. Durante la pandemia alcune di loro legate al progetto si riunivano già virtualmente per confrontarsi e supportarsi, formarsi su diversi temi anche riguardanti la situazione che stavano attraversando grazie a figure esterne con cui venivano organizzati laboratori in videochiamata: da loro si poteva ripartire per creare un gruppo.

Ne parliamo con Lis alla leggera, quasi per caso, dicendo che si può provare e vedere cosa succede. Io mi rendo disponibile a fare un tentativo, senza nemmeno ben sapere di cosa si stia parlando. Alcune donne si dicono interessate e si parte.

Iniziano così i nostri giovedì: si riunisce costantemente un gruppo di circa 6/7 donne, alle quali si aggiungono a volte altre amiche, vicine, che loro stesse invitano. Ci troviamo alle 16:00, come precisano loro, 16:00 puntuali “orario giapponese” – non peruviano – ma prima delle 17 iniziare a leggere era piuttosto improbabile: con il Perù nel sangue, l’orario giapponese era pura utopia. Mi confronto tanto con Lis perché non so bene come muovermi, cosa proporre, e oltre a questo interagire con adulti di tutt’altra cultura – che io a malapena conosco – è estremamente diverso dal relazionarsi con i bambini.

UNA RACCOLTA DI MEMORIE PERSONALI

Il terrorismo degli anni ‘80: questo è il primo tema scelto dal gruppo. Le attività del giovedì si sviluppano attorno a un argomento che il gruppo stesso sceglie, si inizia con una lettura per poi condividere opinioni e vissuti, e infine lasciare spazio libero alla scrittura: come puoi, come riesci, quanto vuoi e ciò che vuoi. Il testo andrà bene in ogni caso, perché l’importante è imparare a scrivere prima di tutto per sé stesse, per condividere e raccontare una parte di sé secondo ciò che ciascuna si sente.

Sono disarmata: loro ci mettono il cuore e raccontano vissuti personali importanti. Io perlopiù ascolto e non mi sembra vero di poter stare a sentire tutto ciò. Se all’inizio sembrano temi difficili poi è sufficiente che una inizi a raccontare e tutte si animano, intervengono, comparano le proprie esperienze che hanno punti comuni anche se da bambine si trovavano in luoghi diversi del Perù. A volte fanno un passo indietro e si rivolgono direttamente a me per spiegarmi dettagli che tra loro lascerebbero sottintesi. Le ore passate ad ascoltare loro, le loro esperienze, le loro storie e idee mi hanno permesso di addentrarmi ancor di più nella cultura peruviana e nell’autenticità del luogo in cui vivevo. Dai loro racconti traspaiono forza, determinazione, paure e ostacoli che hanno superato con grande fede e tenacia. Nonostante sia stata una delle attività più difficili e sfidanti che abbia gestito in questo anno, il filo rosso della loro energia e spontaneità ha reso tutto più sciolto. Nei momenti di incertezza due chiacchiere sono state le migliori alleate, e mi sono trovata intrecciata alle loro storie di vita, dal nulla, per caso. Questo tempo di qualità passato insieme anche se solo durante un anno mi ha legato particolarmente a loro, che hanno contribuito a farmi sentire a casa: porto con me la loro accoglienza, naturalezza, la voglia sincera di mettersi in gioco, in discussione, di imparare.

Questo lavoro si conclude con un libro cartonero. Non potrebbe essere altrimenti al Quijote, dove negli ultimi anni si è sviluppata la casa editrice Sancho Cartonero. Molti bambini e donne che partecipano alle attività del progetto possono diventare scrittori e scrittrici del barrio, il quartiere: a completamento di molte attività realizzate vengono creati a mano dei libri, ognuno con le proprie storie, piene dei tanti miglioramenti raggiunti e dell’impegno messo nei mesi di laboratorio, chiusi con copertine di cartone dipinte e illustrate dagli scrittori stessi e cucite a mano. Spesso si fanno più copie, una personale, una per la biblioteca, ed altre da vendere alle Fiere dei libros cartoneros organizzate al Quijote. “Escapando del terrorismo de los ‘80” è nato in questa forma, ed è la raccolta ufficiale delle testimonianze delle donne sugli anni del terrorismo di Sendero Luminoso e delle rappresaglie da parte dello Stato.

I mesi passati ad ascoltarle e correggere i loro testi, a cercare brani da proporre e la conclusione del percorso con l’uscita al LUM (Lugar de la Memoria, museo in ricordo del ventennio ‘80-‘90) mi hanno permesso di scoprire una parte della storia recente del Perù che non conoscevo in modo così approfondito e che influenza molto la società di oggi. Sui libri si trovano eventi e fatti, ma l’occasione di ascoltare chi ha vissuto da vicino le incursioni del gruppo guerrigliero Sendero Luminoso nel proprio villaggio o chi per la propria sicurezza si è trasferita a Lima, permette di avvicinarsi ancor di più alla realtà di quegli anni bui. La traduzione del libro in italiano vuole essere occasione di poter condividere questi testi scritti con la semplicità di donne che raccontano, forse anche a sé stesse, parte della propria storia.

Le testimonianze, raccolte e tradotte da Francesca

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