Corpi Civili di Pace Italia

Un doppio ruolo nella Valle del Sacco: CCP e cittadina

“Ho deciso di vederci meglio, ho deciso che non ne sapevo abbastanza, ho deciso che tutto quello che vivo non è giusto e volevo fare di più perché non voglio abbandonare la mia terra! E così arriva la proposta dei CCP”

Scritto da Serena Navarra, Corpo Civile di Pace con CESC Project – Apg23 a Ferentino

Questo nostro tempo è un momento della storia in cui tutto il mondo mantiene gli occhi puntati sull’Ambiente, sia per vero e puro interesse, sia per preoccupazione di ciò che sarà; per nostra fortuna, le questioni ambientali vengono trattate più spesso rispetto al passato e con un senso di cura anche maggiore. Non sono convinta che tutti abbiano a cuore questi temi, o siano riusciti nel tempo a formare una coscienza ambientale “matura”, perché spesso non ci sembra di nostra competenza occuparcene.

Proprio per questo motivo vorrei raccontare il mio “sì” ai Corpi Civili di Pace, ormai quasi 11 mesi fa. Volevo fare qualcosa per aiutare il Nostro Paese, ma ancor di più io volevo fare qualcosa per il mio paese, sì, perché io non ho dovuto prendere aerei per arrivare in paesi stranieri, non ho dovuto fare ore e ore di viaggio, io ho dovuto solamente… aprire la porta… perché qui io ci vivo da quando sono nata!

Eppure i problemi della mia terra non li comprendo ancora a pieno, anzi molti neanche li conosco. Di luoghi comuni se ne sentono fin troppi, la chiamano la “valle dei veleni”, o nomi simili sempre in grado di lasciare la giusta dose di ansia e malinconia. Allora ho deciso di vederci meglio, ho deciso che non ne sapevo abbastanza, ho deciso che tutto quello che vivo non è giusto e volevo fare di più perché non voglio abbandonare la mia terra! E così arriva la proposta dei CCP, con tantissima voglia di fare e di cambiare me e gli altri. Ma, prima, bisognava capire dove eravamo e mi sono stupita perché anche io che qui ci sono nata, dovevo capire dove ero.

Allora, con gli altri volontari CCP, abbiamo passato i primi mesi soprattutto a studiare, a conoscere e a fare domande per capire da cosa fossimo circondati. Mi è sembrato un controsenso che per essere CCP dovessimo stare seduti! Io che dopo tutta la formazione ero partita carica, con troppa voglia di fare e che ingenuamente pensavo chissà come di smuovere tutto in un solo colpo, io che vedevo i CCP come l’emblema del movimento, soprattutto sociale. Qui invece, spesso prima di muoversi bisogna star seduti e studiare davvero tanto per provare a capire; solo dopo ci si può muovere in opportune sedi, sedi che, diciamocelo chiaramente, io non conoscevo affatto, come le conferenze dei servizi, ma che con il sostegno dei nostri responsabili e tecnici abbiamo provato anche a capire.

Ma come ho detto non potevamo stare fermi e dovevamo trovare il modo di far conoscere i problemi della nostra terra anche alle persone che come me qui ci abitano, così abbiamo incontrato i giovani, tantissimi adolescenti con tanta voglia di capire e vederci meglio, forse più di me, e che ci hanno dimostrato che anche loro hanno paura e anche loro vogliono fare qualcosa per migliorare la loro terra. Mi sento davvero onorata di essere stata anche io a condurli in questa particolare scoperta della loro terra e ad aver appreso da loro tante idee e informazioni che mi hanno fatto vedere quanto sono attenti a quello che li circonda.

All’inizio mi sono sentita una CCP un po’ fuori dal comune, non dovevo muovermi da casa né cambiare abitudini né allontanarmi dai miei affetti. Avevo paura che non funzionasse, paura di avere troppo rancore per affrontare alcune situazioni che mi toccano in prima persona, perché io sono una volontaria per i cittadini del mio paese, quindi sono una volontaria anche per me stessa, e questa è stata la più grande sfida, mantenere il mio giusto compito nei confronti di tutti. Nonostante questo, le persone hanno imparato a conoscerci, ci hanno apprezzato per le informazioni ricevute e anche ringraziato, in questi momenti capisci che forse il tuo compito lo hai rispettato.

Ancora, però, non ho detto dove abito. È una terra bellissima, il panorama dalle montagne è magico, bisogna solo guardare nella giusta direzione. Adesso che è primavera ci sono i pioppi in fiore, il polline vola e se ti affacci alla finestra sembra che nevichi con un sole caldissimo. E poi c’è il fiume, il punto più inquinato quasi, ma così bello con i suoi affluenti che passano in piccoli boschetti e le sorgenti di acqua ovunque con tutti gli animali che vivono lì intorno. E le montagne, quelle del progetto “Appenino fragile”, di un verde intenso che riflette la luce del sole ma che si affacciano su questa valle stanca degli abusi.

Dicevo basta guardare nella giusta direzione, da casa mia è verso destra, mentre se si gira lo sguardo a sinistra si vedono solo fabbriche e fumi. Ecco io preferisco guardare a destra e innamorarmi ogni volta di questo posto; vorrei dimenticare tutti gli abusi del passato, vorrei dimenticare di chi si ammala, di chi inquina, di chi per lavorarci onestamente deve combattere e di chi invece preferisce non farlo, di chi grida per far sentire la sua voce e di chi si tappa le orecchie perché abita qualche kilometro più distante. Ma non voglio mai dimenticare la forza di chi continua a sperare in un futuro migliore e di chi si adopera per aiutare anche gli altri.

In ultimo, vorrei aver lasciato una scintilla nelle persone incontrate, quelle che qui ci vivono e quelle che grazie a questa esperienza hanno scoperto che esiste una Valle del Sacco in Italia, vorrei aver lasciato un po’ di coraggio in quei ragazzi incontrati per dire che d’ora in poi qui per lavorare si rispetta la legge e l’ambiente.

Ecco la “mia” terra è la Valle del Sacco e volevo presentarvela per come l’ho vissuta io negli ultimi 10 mesi.

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