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Caschi Bianchi Cile

Un primo sguardo sul Cile a 50 anni dal golpe

Il primo sguardo di Giuseppe a Valdivia, fra presente e storia, fra violenza di ieri e di oggi.

Scritto da Giuseppe Santaguida, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Valdivia

Sono atterrato a Valdivia a fine agosto, in un giorno di sole. Le persone che vivono qui da tempo mi hanno detto subito che è un evento raro per la stagione, dal momento che la città è famosa per la pioggia. La prima cosa che mi ha colpito guardando fuori dall’oblò dell’aereo è stato il verde intorno alla zona urbana. L’aeroporto dista circa mezz’ora dal centro, per raggiungere la città si percorre una strada che attraversa un’area rurale circondata da boschi e parti di foresta temperata, costeggiando il fiume e le zone umide.

Il mio arrivo è coinciso con un periodo dell’anno molto importante per il Cile. Pochi giorni dopo, infatti, sono ricorsi i 50 anni dal colpo di stato che l’11 settembre 1973 rovesciò il governo democraticamente eletto di Salvador Allende, dando inizio alla feroce dittatura del generale Augusto Pinochet.

Un mese è troppo poco per farsi un’idea del posto in cui si vive, ma leggendo le notizie e parlando con le persone incontrate in questi giorni, l’impressione che mi sono fatto è che, a 50 anni dal golpe, il Paese è ancora profondamente diviso. A Santiago la commemorazione delle vittime della dittatura è stata segnata da scontri e violenze. Pur se ben lontana dal fermento che ha segnato le strade della capitale, anche a Valdivia il giorno prima della commemorazione qualcuno ha manifestato il proprio dissenso lasciando dei sacchi di escrementi nella casa della memoria, ex centro di detenzione e tortura ai tempi della dittatura e oggi luogo di iniziative culturali e ritrovo per i familiari delle vittime. Un gesto teso ad allontanare la riconciliazione e minare la costruzione di una memoria condivisa.

La prima impressione che si ha del Cile è quella di un Paese straordinario, complesso e ricco di contraddizioni. La dittatura di Pinochet è durata 17 anni e i suoi effetti perdurano ancora oggi. Tuttora non è raro registrare un uso eccessivo della violenza da parte delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti, ma soprattutto nei confronti delle rivendicazioni delle popolazioni indigene come i Mapuche. Per alcuni Cileni il ricorso alla violenza è parte integrante della cultura delle forze di polizia e degli altri apparati dello Stato. Questo retaggio si può riscontrare anche in diverse leggi approvate recentemente che tendono a esacerbare la componente punitiva delle pene e a legittimare sempre di più l’uso della forza. Mi riferisco, in particolare, alla Legge 21560 detta “Ley Nain Retamal”, che consente la legittima difesa privilegiata per gli agenti di polizia, ampliando la possibilità di ricorrere all’uso delle armi in caso di rischio percepito, la Legge 21488 sul “Robo y hurto de madera” che ha aumentando le pene previste per il furto di legname, sia pecuniarie che carcerarie, e il progetto della cosiddetta legge “Anti tomas”, recentemente approvata da entrambe le Camere e al vaglio del Presidente Boric, che amplierebbe la discrezionalità delle forze dell’ordine nell’effettuare gli sgomberi forzati dei terreni e degli immobili occupati e, secondo l’attuale testo, consentirebbe ai proprietari di provvedere privatamente a tali sgomberi, anche ricorrendo all’uso della forza.

Dal punto di vista economico, l’esperienza della dittatura ha rappresentato un laboratorio unico per le teorie ultraliberiste che hanno lasciato in eredità uno stato sociale debole e frammentato. L’economia cilena è tradizionalmente riconosciuta come una delle più solide dell’America Latina, tuttavia la distribuzione della ricchezza è profondamente diseguale. Le diseguaglianze economiche logorano la coesione sociale e sono spesso la vera causa delle proteste. Forse è proprio questa la sfida più grande che il Cile è chiamato ad affrontare: cercare di ridistribuire al meglio le proprie risorse, garantendo a tutti di partecipare alla vita politica e sociale del Paese, per la costruzione di una società più giusta in cui l’economia è al servizio delle persone.

 
Per approfondire la situazione socio-economica del Cile:

Report Scheda paese Cile – Càmara de Comercio Italiana de Chile A.G. (Santiago del Cile)

Report Focus Cile – Ufficio Commercio Estero – Sportello per l’internazionalizzazione

Articolo dell’ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale L’esplosione del Cile

 
Per approfondire la situazione dei Mapuche:

Intervento dell’Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII alla 54esima sessione ordinaria del Consiglio dei Diritti Umani (Ginevra 11 settembre-18 ottobre 2023) – video1video2

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1 commento
  1. husks
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    Rispondi

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