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Caschi Bianchi Svizzera

ESSERE ITALIANI: DUE STORIE, DUE SIGNIFICATI

Il diritto ad essere italiani, il suo forte impatto sulla vita di due giovani ed un’inclusività lasciata a metà

Scritto da Maia Correrella, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Ginevra

Michele e Ammina hanno 27 anni.

Michele è argentino, nato e cresciuto da genitori argentini in Argentina, dove ha studiato fino alla laurea triennale. Alcuni anni fa sua mamma ha, come era suo pieno diritto fare, richiesto ed ottenuto che le fosse riconosciuta la cittadinanza italiana: il suo (bis?)-bisnonno italiano è emigrato nel 1850 in Argentina, e secondo la legge italiana, la cittadinanza può essere tramandata fino alla quarta generazione di italiani all’estero. Così, anche Michele, essendo minorenne al tempo, è potuto diventare cittadino italiano. Da quel momento, è cresciuto in lui il desiderio di esplorare le sue radici. Ha ricercato informazioni sul suo bis-bis-(bis?)-nonno e la sua famiglia in Italia, ed ha scelto di trasferirsi in Europa, in Germania, per concludere i suoi studi. Chissà, magari in futuro riuscirà ad imparare un po’ la lingua italiana e anche visitare il suo paese. Alla fine, entrare, studiare e viaggiare in Europa è decisamente più facile se si ha un passaporto italiano.

Ammina è cresciuta in Italia, vive qui da quando ha 5 anni con i genitori senegalesi e una sorellina solo pochi anni più piccola di lei. Tra Ammina e la sua cittadinanza italiana si staglia un muro di burocrazia e discriminazione strutturale che le sembra sempre più alto. I suoi genitori hanno ottenuto la cittadinanza italiana, avendo lavorato e vissuto per più di 10 anni nel paese, quando però lei era già maggiorenne. Così solo sua sorella minore l’ha potuta ereditare, per un soffio. Richiedere la cittadinanza in Italia, anche per chi ne ha diritto, è un processo lungo, costoso e frustrante, che in un qualsiasi momento può ricominciare da capo se chi è nell’ufficio addetto si sveglia con la luna storta ed improvvisamente ha bisogno di un certificato che va fatto da un altro ufficio di cui nessuno sapeva nulla e che apre solo un giorno a settimana per due ore, per servire decine e decine di persone.

Nel 2022, solo pochi mesi fa, in Italia si è votato per un nuovo parlamento e per la formazione di un nuovo governo. Ammina non ha potuto votare, non ha potuto esprimere la proprio opinione e far sentire la propria voce per il paese in cui vive, in cui ha sempre vissuto e desidera rimanere, in cui lavora e paga regolarmente le tasse, di cui parla la lingua e dove ha studiato. Semplicemente non ha potuto scegliere di un qualcosa che avrà inevitabilmente e fortemente impatto sulla sua vita. Michele, invece, ha potuto votare. Gli è bastato presentare il proprio passaporto all’ambasciata italiana a Berlino, dove sta studiando e lavorando ora, iscriversi all’AIRE, e ricevere il plico per votare da casa. Ha consultato brevemente i programmi elettorali, pieni per lui di molti volti e temi nuovi, giustamente, poichè inizia ora a muovere i primi passi nella cultura e nella politica e attualità italiana. Per poterli leggere li ha dovuti tradurre online, poiché lui non parla italiano, e anzi non ha mai messo piede in Italia, come nessuno della sua famiglia di cittadini italiani non ci ha messo piede negli ultimi circa 150 anni.

Sapere che una giovane donna che ha vissuto in Italia tutta la sua vita non può esprimere il proprio importantissimo diritto al voto per colpa della burocrazia e delle contraddizioni del nostro Stato, questa consapevolezza da sola dovrebbe bastare a sollevare un campanello d’allarme. Ma queste due storie a confronto, dovrebbero dare la pelle d’oca. Lo stesso Stato che per i cittadini emigrati ha saputo essere inclusivo, ha saputo valorizzare la multiculturalità, ha riconosciuto che essere italiani ha tanti significati e che si è italiani semplicemente perché lo si è e non in base a dove si vive o alle origini multiculturali della propria famiglia, lo stesso Stato invece per chi vive nel paese e ne vive la cultura, la lingua, le regole, ogni giorno, ogni giorno delude i propri cittadini e fa cento passi indietro in umanità.

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