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Caschi Bianchi Italia

Ministero della Pace, una scelta di governo

“Come Caschi Bianchi in servizio civile che si occupano di diritto alla pace presso l’ufficio di rappresentanza Apg23 all’ONU a Ginevra, partecipare, sostenere e promuovere questo progetto è per noi espressione massima del senso del servizio civile”. La conferenza stampa e la proposta per l’Istituzione del Ministero della Pace raccontata da Manuela e Serena.

Scritto da Manuela Sportelli e Serena Viscardi, Caschi Bianchi con Apg23 a Ginevra

Il 19 dicembre alle ore 11,30 a Roma, nella sala del Senato Caduti di Nassirya, si è tenuta una conferenza stampa per il lancio della campagna “Ministero della pace, una scelta di governo” promossa dall’Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23), a cui hanno già aderito anche Focsiv Volontari nel Mondo, Azione Cattolica Italiana, il Movimento Nonviolento e Cesc Project. Durante la conferenza sono intervenuti la senatrice Francesca Puglisi; Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’Apg23; l’attore Giuseppe Fiorello e numerosi esponenti del mondo dell’associazionismo che hanno aderito alla campagna: Gianfranco Cattai, presidente Focsiv; don Renato Sacco, coordinatore di Pax Christi; Michele Tridente, vicepresidente di Azione Cattolica Italiana; Marco Mascia, docente di relazioni internazionali dell’Università di Padova; Nicola Lapenta, Responsabile del Servizio Civile Nazionale di Apg23 e coordinatore della campagna per il Ministero della Pace; Francesco Bettini, volontario di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di Pace dell’Apg23.

La campagna chiede al prossimo Governo di istituire un Ministero della Pace che si occupi di gestire i conflitti, promuovere la difesa civile, attuare politiche di disarmo, difendere i diritti umani, educare alla nonviolenza e prevenire i conflitti e la violenza. Ramonda invita i politici a «raccogliere questa sfida» per evitare che la violenza prenda il sopravvento e spiega che l’idea della campagna risiede nelle parole e nel sogno del fondatore dell’Apg23, Don Oreste Benzi, il quale sosteneva che «da quando l’uomo esiste ha sempre organizzato la guerra, è arrivata l’ora di organizzare la pace». Nicola Lapenta chiarisce che l’iniziativa risponde all’attuale assenza di una visione politica sulla pace e alla necessità di coordinare le diverse realtà che già si occupano di attività connesse alla promozione della pace e alla prevenzione della violenza e dei conflitti. L’idea che è emersa con forza è la determinazione e l’impegno di porre fine al paradigma «si vis pacem, para bellum» – «se vuoi la pace, prepara la guerra» – risalente ai tempi dell’antica Roma e usato tutt’oggi come punto nodale della politica estera di molti Paesi. Questo modello si sta dimostrando inefficace, visti i risultati discutibili o addirittura controproducenti che ha prodotto. È giunto quindi il momento di declinarlo in si vis pacem, para pacem – «se vuoi la pace prepara la pace» – e il Ministero della Pace mira esattamente a ciò.

L’idea del ministero non è un’utopia, ma una realtà concreta e realizzabile che ha bisogno dell’apporto delle istituzioni e anche di ogni singolo cittadino. A rimarcare questo concetto è l’onorevole Francesca Puglisi, la quale sottolinea con fermezza che «questa campagna non è assolutamente una provocazione, ma una proposta che si può concretizzare in modo fattivo e un impegno che deve attraversare la politica». Alle porte di una campagna elettorale che si preannuncia intensa, la senatrice insiste sulla necessità di adottare il principio di nonviolenza anche nella dialettica politica.

Oggi, infatti, viviamo in un momento storico particolare in cui la violenza e la cultura dell’odio e dell’indifferenza sembrano ormai essere principi molto diffusi nella nostra società. Quest’ultimo pensiero lo ritroviamo nelle parole di Giuseppe Fiorello, testimonial dell’iniziativa, che confessa il suo sconforto nei confronti di una classe politica che invece di puntare su proposte e idee innovative, gioca al ribasso attraverso lo screditamento dell’altro e la violenza verbale. L’attore afferma di aver sempre amato visionari e sognatori e che la politica ha bisogno di visione e umanità. Inoltre, Fiorello nel suo intervento ci spiega che crede fermamente nel fatto che il discorso sulla pace non deve essere sminuito e non si tratta di essere buonisti ma di creare i presupposti per un mondo migliore poiché siamo noi a creare la pace o la guerra, tramite le nostre scelte quotidiane.

Dello stesso parere è Gianfranco Cattai, presidente di Focsiv-Volontari nel mondo, che citando le parole di Paolo VI contenute nell’enciclica “Popolorum Progresson” del 1967, ci ricorda che sviluppo e pace sono strettamente correlate e che «lo sviluppo è il nuovo nome della pace». Cattai, inoltre, punta il dito contro le politiche e le pratiche dei «paesi ricchi che continuano a creare nuovi schiavi» e sono in contraddizione con gli ideali di pace e giustizia.

Un’idea per costruire concretamente una cultura della pace ci viene fornita dal vicepresidente di Azione Cattolica Michele Tridente che nel suo intervento affronta il tema dell’educazione alla pace, sottolineandone l’importanza e palesando la necessità che sia insegnata nelle scuole e nelle università, ad esempio introducendo corsi per educare alla gestione dei conflitti.

Il prof. Marco Mascia dell’Università di Padova ci ricorda che nel mondo e in Italia ci sono tantissimi professionisti che hanno svolto studi sulla pace e sulla trasformazione dei conflitti. Queste nuove figure professionali altamente qualificate andrebbero valorizzate e inserite nell’organico del ministero in quanto sono fondamentali per implementare la pace sia nelle Istituzioni che nella società civile.

Infine, Don Renato Sacco sposa l’idea di un Ministero della Pace anche per intervenire «sull’enorme e inutile» spesa militare odierna e sottolinea come il Ministero della Pace offrirebbe un’alternativa e una soluzione non armata per poter gestire i conflitti. Quest’ultima idea è già una realtà concreta e lo si evince dal racconto di Francesco Bettini, volontario di Operazione Colomba, che ci descrive brevemente l’operato dei volontari che vivono il conflitto in maniera diretta condividendo con le popolazioni vittime dei conflitti armati la loro vita, i disagi e i pericoli, fornendo assistenza e elaborando soluzioni nonviolente per gestire il conflitto.

La pace non è una teoria astratta, ma una realtà concreta che può essere costruita e deve essere una componente fondamentale nella nostra educazione, nel nostro quotidiano e nel panorama internazionale. Per questo l’Apg23, accreditata con lo Stato consultivo speciale al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, ha lavorato in questi anni per far sì che il diritto alla pace venisse riconosciuto in ambito internazionale. La dott.ssa Maria Mercedes Rossi, assieme a Fabio e Sara Agostoni, Giulia Amerio e Lucia Tonelotto, è impegnata mediante la partecipazione attiva ai meccanismi ONU in un’azione di rimozione delle cause che generano povertà, ingiustizia ed emarginazione, portando la voce di chi non ce l’ha, all’interno della comunità internazionale.

Segue sotto

PrecSucc
CB apg23
Ministero della Pace
Prof. Mascia
Manuela
Serena e Beatrice, Caschi Bianchi Apg23
CB Apg23

Come Caschi Bianchi in servizio civile che si occupano di diritto alla pace presso l’ufficio di rappresentanza Apg23 all’ONU a Ginevra, partecipare, sostenere e promuovere questo progetto è per noi espressione massima del senso del servizio civile, inteso come essere al servizio della patria e della comunità per difenderla in modo nonviolento. Infatti, la realizzazione di questa proposta contribuirebbe alla creazione di una società più sana e pacifica, sia a livello nazionale che internazionale. Assistere al lancio di questa campagna e lavorare per la sua promozione a livello internazionale ci dà soddisfazione poiché ci rende cittadini attivi e partecipi di un grande movimento per un cambiamento positivo.

La pace è un processo che non solo garantisce l’implementazione ed il rispetto dei diritti umani, ma conduce ad un miglioramento dello sviluppo socio-economico e quindi della qualità di vita dei cittadini di un determinato paese. Se tutti quanti noi riuscissimo a capire che vivere in pace conviene di più che fare la guerra, implementare e garantire il diritto alla pace sarebbe molto meno macchinoso. È la nostra convinzione nella possibilità di un mondo migliore che ci ha spinto a scegliere di prestare servizio a Ginevra e dare il nostro contributo, soprattutto mediante l’attività di advocacy con le nazioni, al cambiamento dello stato delle cose. Anche noi, come Giuseppe Fiorello, ci teniamo a sottolineare che non ci riteniamo buoniste, ma semplicemente delle ragazze che cercano di fornire una prospettiva diversa del mondo, delle lenti più umane per guardare la realtà con occhi diversi. Siamo miopi anche noi, ma solamente nei confronti dell’odio, della violenza e verso chi non riesce a comprendere che promuovere il diritto alla pace significa creare i presupposti per lo sviluppo e per il riconoscimento dei diritti umani fondamentali per tutti i popoli della terra.

In un mondo in cui la guerra nucleare sembra dietro l’angolo, antichi conflitti si protraggono mentre ne nascono di nuovi, atti e parole violente e d’odio riempiono la nostra vita quotidiana, reale e virtuale, parlare di pace può sembrare qualcosa di aleatorio o utopico, uno sforzo quasi inutile. Ma non deve essere per forza così, per questo la proposta di istituire un Ministero della Pace è una necessità impellente. Questa proposta ha l’obiettivo di far capire a tutti che sviluppare iniziative concrete, avere Istituzioni che promuovono politiche di pace può solamente migliorare la nostra vita poiché porrà le basi per creare una società più giusta, più democratica in cui l’odio, la guerra, il sottosviluppo e l’assenza di diritti lasceranno spazio all’amore, alla pace, allo sviluppo e ad uno stato di diritto. Solamente quello che non è ancora stato pensato è impossibile. Siamo convinte che il nostro lavoro assieme alla comunità internazionale, all’Apg23 e a tutte le associazioni e le persone che vorranno fornire il loro apporto potrà riuscire a costruire una società migliore e un mondo più giusto.

La proposta della creazione di un Ministero della Pace si inserisce nel contesto di una politica che a volte soffre di cecità verso l’ambiente in cui agisce: tende a reagire alle situazioni, invece di anticiparle, e a prendere misure che nel breve termine “tappano” il problema e raccolgono consenso, ma che nel lungo periodo risultano inefficaci o insostenibili. Uscire da questo circolo vizioso è necessario e l’istituzione del Ministero della Pace cerca proprio di invertire questa tendenza e sdoganare l’idea che non sia possibile fare altrimenti. È dunque il momento di impegnarsi e fare leva sul capitale umano propositivo presente in politica, nelle istituzioni e nella società civile per realizzare questo sogno possibile.

Per maggiori informazioni su questa iniziativa si rinvia al sito ufficiale: www.ministerodellapace.org

Per ulteriori approfondimenti sul diritto alla pace si invita a consultare il manuale “The Right to Peace”

Guarda il video della campagna “Ministero della Pace, una scelta di governo”

22 Dicembre 2017/ da Redazione Antenne di Pace

TAG: Ministero della Pace, Nonviolenza, Politica

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