• Cb Apg23, 2010

Caschi Bianchi Cile

I diritti dei più deboli

Nel momento di emergenza e post emergenza il pensiero va all’amica comunità sorda che vive vicino ai luoghi del terremoto: quale tutela per i diritti delle persone con disabilità in questa situazione?

Scritto da Elisa Grattarola

I ricordi vagano nella mia mente pensando a quella notte del 27 febbraio in cui il Cile è stato devastato da un terribile terremoto e fortuna vuole che non mi trovassi a Santiago al momento della scossa. Non sarei testimone attendibile raccontando quello che le persone coinvolte hanno vissuto, ma il mio pensiero si sofferma su un episodio particolare.

Alcuni giorni dopo la scossa di terremoto e conseguenti scosse di assestamento, mi trovavo in un quartiere di Santiago dove un gruppo di persone con disabilità auditiva si stavano mobilitando per prestare soccorsi da inviare alla Comunità sorda che vive al Sud, vicino ai luoghi maggiormente colpiti dal terremoto. Volevo anche io dare il mio contributo. Nella sala dove lavoravamo un televisore era acceso e udivo le notizie. L’attuale ex presidente Bachelet stava parlando alla popolazione rispetto alla situazione del paese, gli aiuti forniti e lo stato di salute generale delle persone coinvolte.

Tutti i miei compagni di lavoro erano raggruppati davanti allo schermo eppure nessuno di loro poteva capire ciò che veniva mandato in onda perchè nessuna informazione era accompagnata da interpretazione in lingua dei segni.

Un’immagine si è impressa nella mia mente…quanto complicata  può essere la vita di una persona sorda in un momento cosi’ sconvolgente come quello che si vive in stato di calamità naturale? come possono comunicare se le persone intorno a loro non sono capaci di dare e ricevere informazioni accessibili? Come fanno a chiedere aiuti se nessuno è in grado di comprendere le loro richieste? Successivamente scopro che i notiziari, nonostante le sollecitazioni esterne, si sono rifiutati di trasmettere con supporto in lingua dei segni, violando così l’articolo 11 della Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Cerco di darmi delle risposte ma ciò che mi accomapagna dopo è solo un gran vuoto e un senso di malessere. È doloroso immedesimarsi con chi soffre in queste situazioni, ma allo stesso tempo è necessario farlo per poter riflettere e dare anche noi un piccolo contributo in maniera più responsabile e matura, sensibilizzando e informando sull’argomento.

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