Mettere in pratica le indicazioni forti dell’enciclica!

La lettera di padre Angelo Cavagna pubblicata su Settimana n. 30 propone alcune riflessioni dopo la lettura della “Caritas in veritate”.

Cara Settimana,
la prima impressione avuta dalla lettura della Caritas in veritate è stata ottima. Già il tema trattato «Sviluppo umano integrale» non poteva essere più attuale e sostanziale. Soprattutto lo snodo di una serie di problemi fondamentali, fra loro complementari e con indicazioni chiare e nette, mi ha convinto. Li cito sintetizzando:
– «L’amore spinge le persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace» (n. 1). Quasi a dire: non basta qualche elemosina!
– Denuncia «le politiche di bilancio con i tagli alla spesa sociale» (n. 25). Vedi il Fondo monetario internazionale, che ha condizionato i prestiti per i paesi poveri all’attuazione degli “aggiustamenti strutturali”, cioè dei tagli alla sanità, alla scuola, al sociale in genere.
– Denuncia «i governi che… giungono fino ad imporre l’aborto e persino l’eutanasia» (n. 29).
– «Lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno… di fare spazio al principio di gratuità, come espressione di fraternità» (nn. 34 e 37). Si pensi ai tanti gruppi, religiosi e non, di solidarietà volontaria e gratuita.
– «Sviluppo dei popoli. Diritti e doveri – Ambiente» (nn. 43-52).
– «La sussidiarietà…», ossia il principio per cui l’autorità superiore non deve accentrare in sé ciò che può essere fatto prima e meglio a livello di base, «è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo… Per il governo dell’economia mondiale, per realizzare un opportuno disarmo integrale…; per garantire la salvaguardia dell’ambiente…, urge la presenza di una vera autorità politica mondiale… Una simile autorità dovrà attenersi ai principi di sussidiarietà e di solidarietà nella realizzazione del bene comune… Lo sviluppo integrale dei popoli… esige che venga istituito un grado superiore di ordinamento internazionale di tipo sussidiario per il governo della globalizzazione» (nn. 38-77).

Riguardo all’urgenza di una vera autorità sovranazionale, l’assemblea dei rappresentanti di tutti i paesi del mondo, numerosi e ben pagati, possono confrontarsi ma non possono fare la minima legge. Votano delle “dichiarazioni”, al massimo delle “raccomandazioni”, ma non obbligano nessuno. L’ex segretario generale dell’Onu (Boutros Boutros Ghali), in un articolo di giornale sull’Onu attuale concludeva: «Le Istituzioni internazionali, che dovrebbero garantire giustizia e pace per tutti i popoli, sono allo stato poco più che embrionale». I cinque paesi che hanno vinto la seconda guerra mondiale e realizzato l’Onu hanno invece inventato il Consiglio di sicurezza, l’unico che può decidere qualcosa, nel quale si sono messi i rappresentanti dei suddetti cinque paesi, per di più con il “diritto di veto singolo”.

Quando dico che, dalle affermazioni teoriche belle, bisogna passare alla loro attuazione pratica, intendo dire che va abolito il Consiglio di sicurezza e costruito un vero governo, con un Parlamento leggero (con rappresentanti non di tutti i paesi del mondo, ma di tutti i veri parlamenti continentali, come suggerito dall’anziano, ma tuttora lucido e attivo, senatore Giovanni Bersani di Bologna).
Lo stesso dicasi dell’altra grande affermazione della Caritas in veritate che dice: Occorre «realizzare un opportuno disarmo integrale»: affermazione straordinaria ma realizzabile. Se si crea una vera Onu, vanno aboliti tutti gli eserciti del mondo e va costituito un “Corpo di polizia internazionale”, pure articolato in modo sussidiario.

È opportuno a questo punto citare l’articolo 11 della Costituzione italiana, che dice: «L’Italia ripudia la guerra…; consente… alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». È dovere dei parlamentari mettere in pratica tale articolo come gli altri. Invece pare ignorato e contestato dalla maggior parte dei politici.

Volesse il cielo che si mettessero in pratica le indicazioni forti dell’enciclica papale: «Urge la presenza di una vera autorità politica mondiale»; occorre «realizzare un opportuno disarmo integrale». Allora si potrà concretizzare un ordinamento istituzionale per una famiglia umana mondiale e smetterla di aumentare le spese militari ad ogni legge finanziaria, riversandole invece sulle spese sociali.
Così si potranno realizzare anche gli auspici del papa Giovanni Paolo II e di tutte le fedi riunite nel 1986 ad Assisi, la città di san Francesco: «Mai più le une contro le altre»; «Non si può uccidere nel nome di Dio!».

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