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Gaza: attacco programmato – un approfondimento dalla Palestina

L’attacco di oggi, 27 dicembre, alla Striscia di Gaza era preventivato da giorni. La prima offensiva è stata lanciata questa mattina. Il numero delle vittime civili continua a crescere: 155 morti e almeno 200 i feriti. Proponiamo la traduzione di un articolo pubblicato dall’Alternative Information Center il 25 dicembre, in cui viene dettagliatamente analizzata la fine della tregua tra Hamas e Israele, e gli scenari che si sarebbero prospettati in seguito a un attacco israeliano a Gaza.

L’attacco di oggi, 27 dicembre, alla Striscia di Gaza era preventivato da giorni. La prima offensiva è stata lanciata questa mattina. Il numero delle vittime civili continua a crescere: 155 morti e almeno 200 i feriti.

Secondo le notizie di Al Jazeera, l’Egitto ha aperto le frontiere con Gaza ed evacuato due ospedali in modo da poter accogliere i feriti.
In tutta la West Bank si stanno organizzando manifestazioni: a Ramallah, Jenin e a Hebron, dove sono già avvenuti degli scontri con i militari israeliani. Anche ad Amman e Beirut i civili stanno scendendo in piazza.
Oggi alle 17.00 è prevista a Betlemme, di fronte alla Chiesa della Natività un’altra manifestazione.
Proponiamo la traduzione di un articolo pubblicato dall’Alternative Information Center il 25 dicembre, in cui viene dettagliatamente analizzata la fine della tregua tra Hamas e Israele, e gli scenari che si sarebbero prospettati in seguito a un attacco israeliano a Gaza.
L’articolo si conclude con un richiamo alla comunità internazionale ad assumersi le proprie responsabilità rispetto alla Convenzione di Ginevra. I paesi che hanno ratificato la convenzione hanno l’obbligo di garantire la sicurezza dei civili, di qualunque parte, in situazioni di guerra e occupazione.

La pianificazione dell’attacco israeliano a Gaza
di Bryan Atinsky (redattore di News from Within e dell’Alternative Information Center) e Connie Hackbarth (direttore esecutivo dell’Alternative Information Center)
Per la versione originale, vedi link in nota

L’esercito militare israeliano sta preparando un dettagliato piano d’assalto alla striscia di Gaza, ed il Comandante generale delle forze armate Gabi Ashkenazi ha dichiarato che Israele “deve utilizzare tutta la sua forza per danneggiare le infrastrutture del terrore e creare una situazione di sicurezza diversa”.
Il Governo e l’esercito israeliano intravedono una piccola opportunità e molto probabilmente la utilizzeranno. Natale è passato e quindi anche la grande stagione dei turisti; le elezioni americane si sono svolte; il presidente Bush sta lasciando la Casa Bianca e il neo eletto presidente Obama non è ancora entrato in carica; e mentre le elezioni in Israele si stanno avvicinando, un attacco a Gaza sembra essere l’unica cosa su cui tutti i maggiori partiti sono d’accordo. Anche il partito Sionista di sinistra Meretz oggi ha dichiarato pubblicamente che “è arrivato il momento di agire senza alcun compromesso e senza ottuse disquisizioni politiche al fine di proteggere gli abitanti della zona di Gaza e di Sderot. […] Colpire Hamas in modo mirato e lavorare per una nuova tregua”.

Mentre i politici e i generali israeliani sono largamente d’accordo nel supportare un’operazione militare su larga scala, non si può dire lo stesso per i cittadini israeliani. Oggi Haaretz ha pubblicato il risultato di un sondaggio che aveva commissionato, il quale rivela che “il 46% degli israeliani sostiene di non appoggiare un’invasione massiccia della striscia di Gaza da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF); il 40% invece sostiene l’operazione”. L’opinione pubblica tuttavia ha un effetto limitato sulle politiche del governo. Ad esempio, i sondaggi in Israele hanno mostrato insistentemente che la maggioranza propende per il dialogo con Hamas. Non solo il governo israeliano ha rifiutato qualsiasi forma di dialogo, ma ha anche frequentemente dichiarato che sarebbe stato contrario ai desideri del popolo israeliano.
Nelle ultime settimane i funzionari israeliani hanno avuto un intenso programma di incontri con i governi di tutto il mondo, al fine di raccogliere il consenso internazionale per un’azione contro Hamas. E’ stato addirittura riportato il tacito consenso all’operazione del Governo egiziano, interpretabile come vendetta nei confronti di Hamas per aver rifiutato la proposta egiziana di mediazione con Fatah.
Il giornale londinese al-Quds al-Arabi ha riferito che il 24 dicembre il governo egiziano ha respinto la richiesta israeliana di utilizzare la propria influenza per persuadere Hamas a rinnovare la tregua con Israele. Parallelamente, il capo dell’intelligence egiziana Omar Suleiman ha fatto presente a Israele di non avere nessuna obiezione a un’operazione militare nella Striscia di Gaza finalizzata alla rimozione del governo di Hamas. Sebbene Israele dichiari di volere la tranquillità sul fronte di Gaza, è stato proprio lo stato israeliano a violare il cessate il fuoco nel novembre scorso, uccidendo sei palestinesi e ferendone quattro.

Queste uccisioni sono parte dell’attuale campagna di punizione collettiva contro 1,5 milioni di residenti nella Striscia di Gaza, che Israele ha posto sotto assedio dal giungo del 2007. Israele chiude ermeticamente tutti i passaggi per persone e beni essenziali, causando una situazione di crisi umanitaria nella quale diventa permanente la dipendenza dagli aiuti umanitari per la distribuzione di cibo. La carenza di combustibile ha inoltre arrestato l’utilizzo di acqua corrente ed elettricità, e gli ospedali scarseggiano di medicinali di prima necessità. Solamente l’assistenza umanitaria della comunità internazionale evita la crisi generalizzata.
Mentre il governo israeliano sottolineava ripetutamente il carattere intransigente di Hamas, agendo come se non ci fosse altra ragionevole soluzione diversa dall’azione militare, il 23 dicembre un portavoce di Hamas dichiarava che la tregua sarebbe stata rinnovata a patto che Israele garantisse l’apertura dei punti di passaggio per le forniture di aiuti e carburante, e interrompesse le incursioni.
Il governo israeliano ha imboccato una via senza ritorno e sta potenzialmente affrontando una situazione militare e politica di “perdita in ogni caso”. L’obiettivo di Israele di rovesciare il governo di Hamas, recentemente promosso dal Primo Ministro Olmert con un appello ai cittadini di Gaza affinché respingessero i loro governanti, non può essere realizzato attraverso l’assedio o azioni militari limitate. In ogni caso, Israele ha aumentato a tal punto il livello di retorica interna ed esterna da non poter più evitare una reazione forte in risposta alla resistenza all’assedio. Qualunque azione militare israeliana comporterebbe un numero elevato di vittime palestinesi, un incremento dei lanci di missili da Gaza verso le zone israeliane circostanti e la probabile morte di numerosi soldati israeliani.

Quale sarebbe l’obiettivo dichiarato di Israele nel compiere quest’azione militare? Sebbene l’opinione pubblica israeliana sostenga la necessità di un rovesciamento del governo di Hamas, questo non sarebbe possibile senza una massiccia invasione israeliana e senza un permanente dispiegamento di truppe all’interno della Striscia di Gaza: un prezzo che l’opinione pubblica israeliana non vuole pagare. Ogni azione militare avrebbe come risultato delle vittime, non la fine della resistenza palestinese all’occupazione di Gaza. Inoltre la resistenza palestinese a un tale attacco non si limiterebbe alla Striscia di Gaza, ma le proteste si svilupperebbero in tutta la West Bank e forse addirittura nella parte Est di Gerusalemme. Oltretutto un’azione su larga scala di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza non farebbe che avviare una potenziale spirale di violenza oltre i confini, innescando reazioni nella parte nord di Israele con gli Hezbollah in Libano.
Inoltre, considerazioni di natura elettorale potrebbero ritardare l’attacco militare alla striscia di Gaza? I ricordi della Guerra in Libano del 2006, considerata tutt’oggi dalla maggioranza dell’opinione pubblica israeliana come una campagna inutile e irrealistica, che non ha fatto altro che indebolire il potere deterrente di Israele e causare inutili vittime, dissuaderanno il ministro laburista Barak dall’ordinare l’attacco? .
D’altra parte può essere che l’esercito israeliano e il governo vedano l’inizio di un’offensiva su larga scala come un modo per curare l’opinione pubblica dalla “sindrome libanese”, compiendo un attacco simile.
Alla luce di questa situazione la comunità internazionale deve immediatamente agire per proteggere la popolazione di Gaza e impedire una pericolosa escalation delle violenze nella regione. Israele deve rendere conto degli sviluppi della sua politica di occupazione e i firmatari della Convenzione di Ginevra devono andare incontro agli obblighi internazionali che impongono loro di proteggere la popolazione palestinese.

Note:

Per l’articolo in lingua originale:

http://www.alternativenews.org/news/english/israel-planning-military-assault-on-gaza-strip-20081225.html

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