Brasile Caschi Bianchi
Canna da zucchero: energia rinnovabile o “gas” per continuare la monocoltura?
La situazione dei tagliatori di canna da zucchero e l’impatto ambientale di quest’attività: dal documento della Pastorale dei Migranti della Cartias Brasiliana, presentato alla Conferenza nazionale dei religiosi del Brasile.
Traduzione a cura di Katia Cecconi, Casco Bianco ad Arcuai
Nel contesto internazionale, è ormai risaputo e riconosciuto che il buco nell’ozono ed i conseguenti problemi del nostro pianeta sono problemi irriversibili.
Gli Stati Uniti, attraverso l’attuale Presidente, non riuscendo a risolvere il problema della mancanza di petrolio, motivo dell’invasione dell’Iraq, parlano di combustibile pulito e rinnovabile. Il Presidente americano verrà in Brasile per tentare di concludere un accordo riguardo la possibilità dei due paesi di ottenere il monopolio di circa il 70% della produzione e commercializzazione di etanolo. Il Brasile oggi produce il 36% di alcool ottenendolo dalla canna da zucchero. L’Europa ne produce il 33% ottenendolo dal mais.
Il Brasile ha 236 fabbriche che producono 17 miliardi di litri di alcool. L’area in cui è piantata la canna da zucchero è di 7222,759 ettari per una produzione di 48382,903 tonnellate. Il BNDS (Banco Nazionale di Sviluppo) prevede l’installazione di altre 100 nuove fabbriche entro il 2010, aumentando la produzione di 8 triliardi di litri di alcool, il cui obiettivo principale è di rispondere alla domanda di consumo di macchine che utilizzano bio-combustibile.
Il Mato Grosso produce attualmente circa 15579,246 tonnellate di canna da zucchero, occupando un’area di 253970 ettari, con 11 fabbriche in attività. Le stime della prossima produzione sono di 368015 metri cubi di alcool anidro e 418900 metri cubi di alcool idratato. Oltre a questo, il settore spera di produrre circa 10.013.400 sacchi di zucchero di 50 chili. L’alcool prodotto nello Stato trova il suo maggior mercato di consumatori nello Stato di San Paolo.
La coltivazione e l’industrializzazione dei derivati di canna da zucchero rappresentano la terza fonte di reddito dell’agricoltura dello stato. Il settore stima di ampliare l’area e installare nuove fabbriche in diverse regioni dello Stato, capitanando i gruppi nazionali del settore zucchero alcoolico: il gruppo EQM di Eduardo de Queiroz Monteiro, maggior produttore di zucchero del Penambuco, e il gruppo Farias. La novità è quella di incorporare la produzione di alcool con quella di biodiesel.
Nel periodo della raccolta il numero di posti lavoro temporanei creati è di circa 15.000. I lavoratori spesso sono migranti che vengono dal Nord-Est, sedotti dalla promessa di una buona remunerazione, lavoro regolare, e dei buoni premio produzione. Si ritrovano però poi ad aver guadagnato appena per la produzione.
Solitamente un’altra difficoltà si verifica al momento di ricevere il pagamento dell’ultimo salario: visto che questi lavoratori hanno un forte desiderio di tornare alle loro città di provenienza, finiscono negoziando il loro diritto al salario per cifre molto inferiori.
L’alimentazione è un altro grande problema. A causa dell’elevata temperatura, i lavoratori cercano di evitare di stare male mangiando poco. Molte fabbriche mantengono i lavoratori in alloggi in condizioni degradanti e con molte irregolarità, riguardanti ad esempio il luogo in cui consumare i pasti, i servizi sanitari, gli armadi in cui riporre vestiario e oggetti personali. In questo modo, i lavoratori sono costretti ad affittare stanze, e ciò comporta ulteriori costi che spesso finiscono per far tornare i conti in negativo.
I controlli nel settore sanitario sono mal gestiti. Spesso manca la possibilità del trasporto per rispondere alle situazioni d’emergenza. Oltre questo, sono i medici e gli infermieri delle fabbriche che decidono se rilasciare o meno i certificati di salute, in questo modo i lavoratori restano senza remunerazione per i giorni in cui a causa di dolore fisico non hanno potuto lavorare, e in alcuni casi anche senza cibo, altro problema che aggrava la dura realtà di questi lavoratori, impiegati nel taglio della canna da zucchero. Il lavoro si riduce così a qualcosa di degradante, simile allo schiavismo.
Negli ultimi anni la maggior parte dei lavoratori è riuscita ad uscire dallo stato di schiavismo, visto che le condizioni lavorative non permettavano assolutamente di chiamare “lavoro” quell’occupazione. Un esempio concreto è rappresentato dalla fabbrica dell’Alcopan in Pocone, dove 341 persone sono state liberate. Nella fabbrica Gameleira, in Confresa, la situazione era più grave: sono stati liberati 1004 lavoratori nell’anno 2005. Nella fabbrica situata nel comune di Campos de Júlio, 249 sono stati liberati nel 2006.
La questione dell’impatto ambientale è altrettanto preoccupante. È stato rilevato che questi lavoratori, così come gli abitanti delle zone circostanti alle fabbriche, aggravano la loro salute respirando la fuliggine dovuta al fuoco appiccato ai resti della canna da zucchero non necessari. Anche il sottosuolo viene inquinato, impedendo che la comunità possa utilizzare l’acqua che a sua volta viene contaminata.
I popoli nativi della regione di Araguaia lamentano il fatto che le acque contaminate arrivano ai loro villaggi.
Per non lasciare queste questioni intrattate, il Governo del Mato Grosso ha proposto un’Assemblea Legislativa Statale. Il dato preoccupante è che quest’area è molto più grande della piccola area presa in considerazione dalla legge. Questa legge entra in conflitto con le disposizioni legali del CONAMA (Consiglio Nazionale del Medio Ambiente) che ha impedito l’estensione delle piantagioni di canna da zucchero nel pantanal del Mato Grosso.
Se vogliamo fare qualcosa per la salute del nostro pianeta, non possiamo entrare in un discorso di mutazione in direzione delle energie più pulite senza percepire gli impatti che queste causano. Percepire un modello consumistico e pensare ad alternative che abbiano minore impatto, che privilegino gli impatti sociali e le possibilità di pieno impiego con remunerazioni degne.
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