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Caschi Bianchi Perù

Spiriti Solitari immersi nel Cosmo

Lasciarsi alle spalle un continente per conoscerne uno nuovo, riviversi e riscoprirsi nella solitudine amara e sempre alla porta, essere parte dell’immenso cosmo. Una riflessione profonda e non scontata che attraverso il racconto dell’esperienza personale ci racconta le comunità andine in Perù, la condizione della donna e l’importanza della solitudine.

Scritto da Rosaria Giorgio, Casco Bianco Cope – Focsiv a Cusco

Dopo quasi sei mesi a Cusco, Perù, la mia riflessione su questa magnifica esperienza andina si concentrerà su un’analisi personale di ciò che i miei occhi hanno visto, le mie orecchie sentito e di tutti i passi consapevoli fatti su una terra piena di energia e di immensa spiritualità.

Fin da subito ho capito quanto la tradizione e la cultura andina siano vive, non solo a Cusco ma in tutto il Perù. L’insegnamento andino che più mi ha affascinato è la visione etica e cosmica della vita umana: la vera sfida dell’essere umano è affrontare la solitudine, riconoscere nell’oscurità assoluta le proprie paure e immergersi nel silenzio più impenetrabile per scoprire il proprio essere. Per l’uomo andino la vera lotta è quella combattuta contro se stesso, una battaglia volta a riconoscere e prender coscienza dei propri suoni corporei, essere padrone dei propri movimenti, apprezzare il silenzio della voce e del respiro profondo. Il tutto crea una melodia mai ascoltata, un ritmo creato da noi stessi nel quale, attraverso il dialogo interiore, la nostra mente e il nostro corpo fluiscono dimenticandosi dello spazio e del tempo, lottando incessantemente contro le paure e i dubbi che costantemente li assalgono.

La solitudine in questo concerto silenzioso diviene la unica e sola compagna, la unica che aiuta l’uomo a affrontare le paure più oscure e a dirigere l’individuo verso la vittoria. Come riferisce un antico e saggio Curandero* , il giorno in cui ognuno di noi saprà accettarsi, e l’accettazione di se stessi è sempre un percorso fatto a mano a mano con la solitudine, orizzonti sconosciuti si schiuderanno e una musica mai udita giungerà alle nostre orecchie.

L’essere se stessi, attraverso questo percorso, porta l’uomo a sprigionare una energia che è energia vitale che alimenta ogni cosa. Questa energia non appartiene all’uomo, appartiene a tutto l’universo ed è lentamente restituita alla madre cosmica, la Pachamama, colei che comprende ogni cosa, l’entità che fa in modo che tutti gli esseri viventi, uomini, piante, animali, montagne, laghi, sorgenti e fiumi facciano parte di un immenso ingranaggio cosmico che si indentifica con l’unione assoluta fra l’uomo e la natura.

Per l’uomo andino la Pachamama è donna e come tale anche essa ha sentimenti, energia umana femminile. L’uomo è sempre stato devoto alla Madre Cosmica; i curanderos ancora tutt’oggi continuano a vivere sulle montagne del Perù, in totale e perfetta armonia con la natura. Essi ritengono che la missione dell’uomo è sapere riconoscersi come parte del tutto attraverso un percorso, fatto in totale solitudine, volto alla scoperta dell’energia vitale che abita nell’immensità del cosmo e di entrare in contatto con le forze naturali per conoscere la verità e raggiungere la spiritualità interiore.

Di qui la mia riflessione nasce spontanea, rompendo stereotipi e superando concetti sociali banali e di poca intensità, sulla bellezza della solitudine. Prima della mia esperienza qui in Perù, poche volte ho avuto l’occasione di conversare con la mia solitudine, poche sono state le circostanze di sentirmi realmente sola e immersa nelle mie paure.

Cusco è solitudine, Cusco è dialogare con se stessi, Cusco è la scoperta. Cusco, il Perù in generale, mi sta accompagnando a avvicinarmi sempre più al mio mondo interiore, dimenticandomi e allontanandomi per un attimo dalla ricerca costante e frenetica nel mondo esteriore. Ho imparato ad apprezzare la solitudine perché essa mi aiuta a nascondermi timidamente dentro me stessa, a dimenticare, a provare uno spettro di emozioni che raramente si sperimentano nella vita quotidiana, caotica e confusa, come la noia, la paura, l’abbandono, il fascino e l’oscurità.
Dunque, la solitudine diviene la ricerca per farmi compagnia, è il meccanismo che mi sta permettendo di guardare dentro me stessa e di riscoprirmi, di vivermi, di non sentirmi sola. Dentro l’apparente abisso della solitudine, sprofondo e ne scorgo il fascino del nulla, del silenzio e del dialogo interiore, una conversazione profonda tra me e me. Infatti dentro quell’abisso che prima mi faceva paura, la scoperta assoluta è stata assomigliare a me stessa, assaporare la libertà di essere ciò che si è senza che nessuno mi giudichi o mi influenzi.

Ritornando al pensiero andino, il ruolo principale della solitudine è affrontare il lungo cammino verso la realizzazione totale dell’essere umano e della sua fusione con la natura, il ritorno dell’uomo alla Madre Terra. La religione andina inoltre è di stampo femminista. Questo significa che le donne sono le sole che possiedono un’energia smisurata e straordinaria necessaria per riportare equilibrio, luce e pace nel mondo. Infatti, gli antichi saggi andini sostengono che la donna è formata da energie, interiori e esteriori; tali energie sono canalizzate per accrescere le virtù e smussare i difetti del temperamento umano. Il compito di una vera donna è essere maestra dell’intera umanità, guidare e educare l’uomo con amore, dedizione e volontà verso la consapevolezza e verso l’unione e l’armonia tra l’essere umano e la Natura. Per poter affrontare le proprie paure e riconoscersi come parte del cosmo, ogni donna deve lottare da sola, contro oscurità e ostacoli presenti diariamente. Ogni donna andina vince la propria personale battaglia grazie all’appoggio della solitudine: quello stato mentale in cui è possibile raccogliere e ordinare le proprie idee, riflettere e creare nuovi percorsi.

La visione andina della donna e del ruolo della solitudine in questo cammino spirituale, a tratti poetico, continua a fluire nelle strade di Cusco, è visibile ai miei occhi. Basta perdersi nelle strade incaiche e notare lo sguardo delle donne che brilla, che emana una luce immensa; le parole sono dolci e sussurrate con timidezza; i sorrisi delle donne sono accesi, la volontà e la pazienza sono le virtù che più le contraddistinguono. Donne che lasciano fluire la propria energia che alimenta il circostante, donne che insegnano, donne consapevoli del proprio destino, donne saggie e coraggiose, donne che si occupano con amore dei propri figli, donne che irradiano speranza nell’oscurità, donne sole ma piene d’amore, donne che aiutano le donne, donne che non smettono di essere donne, donne che amano e che rispettano. Ma ancora, donne sottomesse a una società puramente machista, donne che trasportano carichi pesanti e dolorosi, donne che soffrono in silenzio, donne che lottano ogni giorno, donne rassegnate a una vita piena di illusioni e controsensi, donne che piangono, donne che gridano in silenzio, donne bisognose d’amore. Secondo il pensiero dei curanderos e dei saggi, rimanendo fedeli alla religione femminista, l’uomo ha la tendenza a spostarsi, a muoversi in più direzioni, in lui primeggia l’istinto della riproduzione e il desiderio ardente di possedere; invece nella donna primeggia l’istinto dell’amore, della protezione, della conservazione, dell’affetto e della devozione assoluta. Per questo le donne sono sottomesse, poiché sono dotate di una forza, di un’energia benevola e positiva a che va al di là del materialismo, va al di là di un istinto: la donna è energia, è l’insieme di tutti gli elementi naturali, è vento, pioggia, sole, acqua, terra e fuoco; tale energia è liberata quando si crea l’unione uomo-natura, quando la donna avrà educato l’uomo a dominare gli istinti e a raggiungere la consapevolezza di essere parte del tutto. L’uomo ha dimenticato l’importanza della donna e del ruolo che essa ha nella società e nel cosmo. Pertanto ogni donna, piccola e grande, silenziosamente e con fatica, sta guidando l’uomo verso questo cammino: affidarsi alla Pachamama, affidarsi alla donna.

Per le strade di Cuzco, nelle comunità, nei pueblitos del Valle Sagrado fino alle zone rurali si respira e si sente il richiamo e la devozione alla Madre Terra. Cerimonie, rituali e festeggiamenti volti a offrire bevande, cibo e devozione alla Madre per ricevere protezione, cura e appoggio. Ma ci si dimentica che la donna è Pachamama, la donna è la sua incarnazione.

L’uomo andino di oggi, come l’uomo occidentale, ha dimenticato, o meglio cerca di non ricordare, il valore che le donne hanno nella società.

Questo è la diretta conseguenza dell’aver rinnegato o non ascoltato la propria solitudine, perché, come già detto, è la unica compagna che ci permette di comprendere ciò che siamo, di distaccarci dal mondo circostante per poter dialogare con noi stessi e di creare un’unione armoniosa tra tutti gli elementi del cosmo, uomo-donna. In più la solitudine aiuta ciascun individuo a compiere questo cammino individuale e spirituale. Tale cammino, dunque, si presenta come una costante ricerca: cercare continuamente, trovare e riprendere la ricerca.

Allo stesso modo si presenta il mio cammino in Perù: inquieta e bisognosa di certezza, vago e mi perdo tra i paesaggi andini, tra i suoni del vento, la bellezza disarmante delle montagne e nel rumore silenzioso della natura circostante, cercando una verità, che in fondo è nascosta in me stessa, nascosta nel silenzio della mia solitudine.

“Trovarsi” è lo stato d’animo attuale, l’ansia costante di raggiungere la consapevolezza di sé che permetterà alla mia personalità di realizzarsi completamente e di vivere realmente, quei momenti, quelle ore, quei giorni, quegli anni che vengono di solito sciupati nella banalità quotidiana d’una esistenza «d’ordinaria amministrazione». Affidarsi alla natura e camminare mano a mano con la solitudine, camminare con passo consapevole, lasciare fluire liberamente l’energia, respirare il silenzio, cullarsi con il vento, ascoltare i suoni e i rumori, essere donna; tutto ciò rappresenta un percorso spirituale e di ricerca personale. In questo cammino la Pachamama mi accompagna e mi offre la chiave di lettura per interpretare determinati eventi, mi offre sostegno e energia, illumina il mio cammino.

[1] Curandero/os: rappresenta la figura del guaritore. Il curandero è una persona saggia, che vive sulle montagne delle Ande a stretto contatto con la natura. I curanderos sono uomini e donne dotati di un’immensa spiritualità che conoscono le leggi della Natura e utilizzano tutti i suoi elementi per curare fisicamente e spiritualmente, corpo e anima, le persone. I curanderos hanno il compito, nella società andina, di nutrire e rispettare la Madre Cosmica e di dar vita a una nuova società che sia amorevole, pacifica e solidale.

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