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Caschi Bianchi Kenya

Le madri coraggio del progetto Disability – Cap. I “Alzarsi in piedi da soli (e da sole)”

In Kenya la disabilità è vista come una problematica da nascondere e di cui vergognarsi, una disgrazia. Ma non è per tutti così e ci sono delle madri che trovano il coraggio di sperare di più per i loro figli, ce le racconta Matilde

Scritto da Matilde Giunti, Casco Bianco con L’Africa Chiama – Focsiv a Nairobi

Durante il mio anno di servizio civile in Kenya ho avuto la fortuna di seguire molto da vicino i cinque progetti che l’associazione L’Africa Chiama porta avanti a Nairobi aiutando diverse “tipologie” di beneficiari; tra queste, una delle più particolari è quella dei bambini disabili. Il progetto “Disability” segue 60 bambini con disabilità fisica e/o mentale che provengono dalla baraccopoli e da altre zone povere e disagiate dove la ONG opera da anni e che partecipano ognuno ad una seduta settimanale di fisioterapia presso il nostro centro una volta a settimana.

Nel caso di bambini disabili si parla, appunto, di “tipologia” particolare perché in questi casi chi vive il peso della difficoltà quotidianamente non è solo il diretto beneficiario, ma anche (e in special modo) la mamma che di lui, o lei, si prende cura con affetto e preoccupazione. È la mamma che deve partecipare ad ogni seduta settimanale insieme al figlio, parlare e confidarsi con la dottoressa e la coordinatrice del progetto e apprendere gli esercizi da fare a casa o nella stanza del centro dell’associazione equipaggiata con gli attrezzi necessari per la riabilitazione fisica. È la mamma che condivide il peso quotidiano della malattia col proprio bambino e che regola la sua esistenza in funzione delle sue necessità.

Pensando al suo bene, cerca di offrirgli il meglio in base alle possibilità che ha e per questo ha deciso di fare affidamento sul programma di fisioterapia per bambini disabili, scacciando le credenze popolari (purtroppo molto diffuse in Kenya) secondo cui le persone affette da disabilità devono il loro stato a maledizioni lanciate da altri per futili motivi che le rinchiudono in una gabbia di sofferenza ed isolamento da cui non potranno mai uscire.

Queste madri però ragionano diversamente dalla mentalità comune e possono così trovare la forza di seguire i loro figli in lunghi anni di sedute di fisioterapia: non è vero che non si può cambiare, non è vero che davanti ad una difficoltà bisogna restare fermi, passivi, accettandola con rassegnazione, perché in numerosi casi avvengono davvero dei miglioramenti e tanti pazienti sono in grado addirittura di stare in piedi da soli, mangiare senza aiuto e, nei casi più fortunati, anche di imparare a camminare autonomamente.

Queste mamme hanno accettato la sfida di andare contro chi le ostacolava, di alzarsi da sole e portare i loro bambini sulle spalle con pazienza e speranza per tanti anni, aspettando di vedere ripagata una così fatica grande.

Il sollievo delle mamme i cui bambini hanno raggiunto simili traguardi è inimmaginabile e, d’altro canto, la soddisfazione nel vedere loro più rilassate e felici è, per noi che seguiamo le loro storie da vicino, impagabile.

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