Quello che il turista dovrebbe vedere una volta arrivato a Madrid è una folla di 3000 persone che marciano verso Plaza del Sol. E’ il 21 luglio, il sole estivo, eppure tante facce giovani e meno giovani, cartelli e bandiere. Si sentono cori e tamburi… e sono diretti tutti verso la Puerta del Sol, la Plaza dove tutto ebbe inizio nel maggio del 2011.
Sono loro gli indignados che dopo aver attraversato tutto il paese con la Marcha por la Dignidad sono finalmente arrivati a Madrid. I loro cammini sono diversi, c’è chi è partito da Valencia e ha percorso la ruta este, chi ha percorso la ruta noreste, partita da Barcellona. Tanti sono partiti dall’Andalucía (ruta sureña), País Vasco y La Rioja (ruta norteña), dalla Galicia, Asturias e Castilla y León e dall’Extremadura (ruta extremeño-portuguesa).
Un cammino cominciato circa un mese fa e costellato da tante tappe quasi quante le città attraversate, durante le quali ci si fermava per riposare e per raccontare che cos’è la marcia e le sue ragioni. Ci si fermava per ascoltare, attraverso le assemblee cittadine, un paese che vive un momento di crisi durissima. La marcia è la quarta grande azione del “Movimento 15 m”, più conosciuto come Los Indignados.
Le proteste degli Indigandos erano iniziate pochi giorni prima dalle elezioni amministrative, il 15 maggio 2011, quando, contemporaneamente in più di 50 piazze spagnole, manifestanti in protesta erano confluiti in un unico grido, diventato poi slogan, “DEMOCRAZIA REAL YA”. Quella stessa sera i manifestanti madrileni decisero di non tornare a casa ma di accamparsi lì a Puerta del Sol, fino al mattino seguente, quando la polizia ordinò lo sgombero per motivi di pulizia. La risposta degli occupanti fu un messaggio istantaneo tramite twitter: “Assemblea alle 18 a Puerta del Sol”. L’appuntamento venne condiviso mezzo milione di volte. Puerta del Sol venne ribattezzata “la piazza delle soluzioni” ed al suo interno è nata una città: asili, biblioteche, mense. Di notte tende e di giorno assemblee pubbliche cittadine strutturate in diverse commissioni (Legal, Comunicación, Acción, Actividades, Barrios, Estatal e Internacional, Información, Infraestructuras, Lenguas de Signos) e gruppi di lavoro (Cultura, Educación, Política, Economía, Medio Ambiente, Trabajo Social, Feminismos, Ciencia y Tecnología, Diálogo entre Religiones, Migración y Movilidad, Pensamiento [1].
L’”acampada” proseguì fino ad arrivare al giorno delle elezioni ed il 21 maggio, indicato come il giorno del silenzio, perché caratterizzato dal divieto di comizi e manifestazioni. Gli Indignados decisero di non sgomberare la piazza, sfidando così le autorità. Nello stesso giorno gli spagnoli in giro per il mondo decisero di occupare la piazza delle città in cui vivono e a loro si unirono i cittadini sensibili al tema della protesta.
Da quel giorno il movimento ha fatto il giro delle piazze di tutto il mondo assumendo le forme più varie, è cresciuto, ha avuto tappe importanti come quella del 15 ottobre 2011, quando venne indetta una giornata mondiale di protesta e 951 città, sparse in 12 Paesi, risposero compatte, nel nome comune degli Indignados.
Fino ad arrivare ad oggi con la Marcha por la Dignidad. Gli Indignados sono lavoratori, disoccupati, studenti, neolaureati, precari, casalinghe, immigrati; un collettivo fatto di cittadini comuni di ogni fascia d’età che, uniti ad associazioni ed organizzazioni sociali, vogliono far sentire la propria voce. Tra questi camminanti indignati c’è anche la voce di A., uno dei ragazzi di Democrazia real Ya di Guadalajara, la città dove vivo da qualche mese come casco bianco. A. ha circa 40 anni e non ha più un lavoro. Riesce a sopravvivere con l’aiuto dei suoi genitori. La realtà di una piccola cittadina di provincia è ben diversa da quella di Puerta del Sol e tra gli indignados, qui a Guadalajara, ad oggi, restano solo 5 persone attive. Cinque persone che però continuano a riunirsi settimanalmente con la speranza che le cose possano cambiare. Emerge una situazione molto simile alla realtà italiana: sul lavoro, la disoccupazione, i neolaureati precari e scioperi in ogni settore. Sta lottando contro un governo che non da garanzie ai pochi lavoratori rimasti, e contro le dure misure e le maggiori tasse imposte da Rajoy che prevede una privatizzazione del Paese. Protesta per la scuola pubblica e contro il classismo, lotta contro i tagli che impoveriscono sempre di più i cittadini e i disoccupati. A. dice: “stanno tagliando tutto, durante la crisi abbiamo assistito ad un impoverimento generale della popolazion. Moltissime persone hanno perso il lavoro e altri la casa…e adesso La marcha por la dignidad adesso rappresenta un’azione dimostrativa. E’ un modo per farsi sentire! Significa decidere di mettersi in marcia insieme ad altri, sentire la fatica nelle gambe, rallentare o accelerare il passo per arrivare con l’altro, arrivare quel giorno preciso a Madrid per dimostrare ad un Paese, o al mondo intero, che forse insieme – tra la fatica, le vesciche e la fame che ti prende all’improvviso – ce la si può fare.”
La sua potrebbe essere intesa come una visione utopistica, ma ai giovani, ai disoccupati ed ai precari (se fortunati) non vengono date tante alternative d’azione. Oggi gli indignados gridano anche per tutti quelli non credono più che sia possibile cambiare le cose. Creare, resistere, camminare ed avere la voce di dire ciò che non va e che non si può accettare.
Questo è quello che il turista dovrebbe vedere ed ascoltare è un popolo intero che chiede di essere ascoltato per cambiare le cose in un paese che non lascia spazio ed opportunità ai giovani, un governo che non garantisce un lavoro e un’educazione dignitosa, e delle cure adeguate.
[1] Commissioni (Legale, comunicazione, azione, attività, quartieri, informazione, infrastrutture, lingua dei segni) e gruppi di lavoro (cultura ed educazione, politica, economia, ambiente, lavoro sociale, femminismo, scienza e tecnologia, dialogo tra religioni, migrazioni e mobilità, pensiero).
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