Caschi Bianchi Kosovo

Il sapore del Kossovo multietnico nel centro giovanile “Fisnikët”

Intervista a Isuf Halimi, giovane musulmano coordinatore del centro giovanile a Prizren, che ospita ragazzi bosgnacchi, turchi, rom, serbi, egypti e albanesi. Il desiderio dei giovani di portare cambiamento sociale.

Scritto da Sara Cossu e Nadja Rainer, Caschi Bianchi a Prizren

Ortakoll è un quartiere di Prizren. Niente a che vedere con tradizionali abitazioni di fango, paglia e tegole antiche del centro storico, alti palazzi dal retrogusto architettonico del socialismo jugoslavo dove l’incuria lascia il segno su mura scrostate e porte d’ingresso arrugginite, ma un grande e modernissimo centro commerciale multipiano con ristorante-bar e baby parking a 1 euro all’ora, dove tante famiglie della città riempiono il carrello e il tempo libero. Chioschi dove puoi acquistare i quotidiani turchi, fiori di plastica da regalare a maestre e maestri il 7 marzo (dita e mesueses, festa degli insegnanti) e l’8 marzo, che il Kossovo ha dedicato soprattutto ad una categoria di donne, le mamme (dita e gruas). Negozi di scarpe che sanno di plastica cinese, negozi di vestiti made in Turkey e pasticcerie.

A Ortakoll c’è anche il Qendra Rinore Fisnikët. La parola fisnikët in albanese assume diverse sfumature e significa nobili, ricchi, persone di cultura, ma anche persone oneste e sincere. E in un Kossovo dove la corruzione è prassi e in questo quartiere tutt’altro che residenziale, questo nome sembra quasi una sfida ad un presente non facile nel neoStato indipendente fatto di tanta disoccupazione, problemi sociali e un futuro incerto per tanti giovani.

Lo raggiungiamo nel suo ufficio, dove sta lavorando con altri due ragazzi, Alfred Kinolli, il cui nome non svela subito la sua appartenenza all’etnia rom, e Dengiz Edreneli, un ragazzo turco. La stretta collaborazione e l’amicizia che li lega sono dimostrate dal continuo scambio di idee e riflessioni di fronte alle domande che poniamo, dall’aiuto che l’uno offre all’altro nel cercare di tradurre le risposte dall’albanese all’inglese, o di esprimere al meglio i concetti che elaborano insieme e condividono.

Quando è nata l’idea di un centro giovanile a Ortakoll?
Nel 1999 è nata l’ONG Youth Center Fisnikët. Dopo la guerra si avvertiva fortemente l’esigenza di un centro dove i giovani potessero incontrarsi e stare insieme. Nel 2006 la municipalità di Prizren ha offerto questo spazio, per tre anni.

Perché essere volontario per un centro giovanile?

Sono un giovane e mi piace lavorare per i giovani. Il nostro staff è multietnico. Siamo in quattordici: due bosgnacchi, un turco, un rom, un serbo, una egypti e il resto sono albanesi. Gli albanesi sono tutti musulmani, tranne una ragazza cattolica. Siamo tutti volontari e abbiamo dai 20 ai 40 anni. Molti di noi sono studenti universitari, nel campo dell’educazione e delle scienze sociali.Che valore ha far parte di uno staff multietnico? 
La mission del centro è quella di lavorare per la pace e la convivenza. E cominciamo a realizzare questo a partire dal nostro staff! Vogliamo che tutti i giovani lavorino insieme, vogliamo che tutti i gruppi etnici siano integrati. Siamo l’unico esempio di staff multietnico così completo. Tante ONG in Kossovo si fermano ad uno staff di serbi e albanesi. Non ci siamo tutti! Il Comune di Prizren ci ha consegnato un premio di riconoscimento alle attività che coinvolgono tutte le componenti etniche. Tutti sono accolti, tutti possono prender parte alle attività che offriamo. Una caratteristica del centro è proprio il dialogo interetnico. Abbiamo realizzato alcuni training sul conflict management e sull’intermediazione, ed attività ludiche che aiutino a maturare il dialogo interreligioso.

I gruppi etnici sono motivati a lavorare insieme. A Prizren non ci sono problemi. A Natale vado in Chiesa a fare gli auguri di Natale.. io che sono musulmano. Gli scambi sono continui.Quali sono le attività del centro? 
Collaboriamo con il Ministero della Gioventù a Prishtina e a Prizren. Siamo un ponte tra i giovani e le istituzioni. Le nostre attività sono finanziate in parte dalla World Bank e in parte da Caritas Svizzera. Il nostro target group sono i ragazzi dai 14 ai 24 anni, ma accogliamo un po’ tutti. Vengono ragazzi da tutta Prizren e dintorni: cattolici, ortodossi, musulmani, ogni etnia. Le nostre porte sono aperte.
Organizziamo corsi di albanese, inglese, tedesco, informatica, giornalismo, pittura, musica, chitarra. Abbiamo una sala per le prove, un fitness center. Un volta al mese organizziamo training con tematiche che pianifichiamo per un anno, per esempio sull’HIV, sull’ambiente. Organizziamo dei campi estivi ed invernali. Selezioniamo studenti delle scuole secondarie in Kosovo, Serbia e Montenegro e permettiamo loro di partecipare ad un training che organizziamo a Mitrovica sul dialogo interetnico.

Facciamo parte di diversi networks: Kosovo Youth Network con sede a Prishtina, European Confederation of Youth Clubs che ha sede a Londra, Office Propris Network, che si occupa di peace education e peace buildingKosovo Initiave Programme, che si occupa di IDP (Internal Displaced People), che opera in Serbia, Montenegro e Kosovo e aiuta le persone che la guerra ha allontanato a rientrare a casa.Cosa sogna un giovane impegnato come te per questo Kossovo indipendente?
Spero che l’indipendenza porti il lavoro che ora manca. Bisogna risolvere il problema della disoccupazione. Ora con la missione Eulex dell’Unione Europea speriamo di partecipare a bandi europei. Abbiamo tanti sogni e progetti da realizzare.

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