È un po’ che penso a cosa lascio e cosa porto: non lascio futuro, non sono così potente da poterlo fare, ma non mi sento di essere passata per niente.
Lascio tanto superfluo per me ma che sto già cominciando ad accumulare di nuovo da quando sono tornata in Italia.
Lascio lacrime, che da un po’ non mi escono più, lascio troppe persone, troppe storie di cui perderò traccia, temo anche memoria.
Lascio sicuramente un grande sorriso, un modo di ballare la vita che amo e che ha un’espressività incredibile.
Lascio troppa povertà, molta più di quanto avrei immaginato di incontrare e questo mi fa tanto arrabbiare.
Porto in giro un sacco di nuove parole, nuove espressioni, una forma meravigliosamente mischiata e tutta nuova di comunicare che spero di non perdere.
Porto a casa un nome in più al quale rispondere se mi chiamano, porto nel cuore tanti nomi e tanti volti, che cerco di non scordare, anche se ne sono terrorizzata.
Lascio, banalmente, con infinita gratitudine il mio cuore, e porto con attenzione le storie delle persone, cercando di averne cura e di non accartocciarle in un vecchio scatolone che prende polvere e si rovina anno dopo anno.
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