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Caschi Bianchi Zambia

La semplicità che ti cambia la vita

Nella consapevolezza “che ci sono cose, a volte, che non si possono raccontare, perché impossibili da spiegare a parole”, Giorgia ci racconta la straordinaria semplicità del suo anno in Zambia

Scritto da Giorgia Pugno, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Mansa

Undici mesi. Ho passato undici mesi della mia vita in Zambia. Nove a Mansa, quella città piena di contraddizioni, che quando la vivi è molto più villaggio che città. Questo tempo, che a volte mi sembra un’eternità, ed altre un periodo molto corto, l’ho passato in una casa-famiglia davvero bizzarra; in una casa dove si capisce poco o nulla, in cui regna un caos affascinante. Le bambine che mi hanno accompagnata in questo percorso hanno riempito le mie giornate e la mia vita con una naturalezza che mai avrei creduto di incontrare. In una settimana eravamo amiche, in due eravamo diventate una famiglia.

Mi è stato chiesto “cosa hai lasciato in quel luogo?”, è una domanda a cui è difficile rispondere.
Sicuramente lascio un pezzetto del mio cuore.
Ma lascio anche la vecchia me, in realtà persa, diversi mesi fa, da qualche parte in un villaggio, o tra le strade polverose e colme di un compound.
Lascio le lacrime versate gli ultimi giorni, ma anche dei sorrisi enormi, sorrisi che così grandi non ne ho mai fatti prima.

Poi mi è stato chiesto “che cosa ti porti dietro?”, domanda altrettanto difficile.
Credo di portarmi dietro la felicità che ho raccolto in questo anno, ma anche la tristezza e la rabbia dettata dalle ingiustizie che i miei occhi hanno visto.
Ho portato con me i colori, i tramonti e gli occhi delle persone che sono rimasti impressi indelebilmente nella mia mente, ogni uno di loro così diverso dall’altro, così unico.
Porto a casa la consapevolezza che ci sono cose, a volte, che non si possono raccontare, perché impossibili da spiegare a parole, perché le parole non sono abbastanza per raccontare quel che gli occhi vedono. E a volte sento di non riuscire a raccontare certe cose, certe storie che hanno incrociato il mio cammino, perché quando ne parlo perdono di significato, perché alle persone che hai davanti non arrivano come sono arrivate a te, guardandole con i tuoi occhi. Nonostante questo, continuo a raccontare, per quel che posso, perché tutti devono rendersi conto di quel che succede in quel continente.

Ora mi manca tutto di quel posto, i sapori, i colori e gli odori.

Mi manca quella vita vissuta alla giornata, senza sapere cosa succederà domani.

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