Caschi Bianchi Senegal

Siamo insieme

L’espressione ñio far in Senegal è utilizzata per rispondere a un ringraziamento. Sara e Beatrice la trovano esplicativa del rapporto tra Italia e Senegal

Scritto da Sara Pisoni e Beatrice Basso, Caschi Bianchi in Servizio Civile con Caritas Italiana a Dakar

L’Italia e il Senegal hanno un legame più profondo di quanto ci si aspetti. Dopo un primo periodo trascorso a Dakar, abbiamo notato che l’italiano è di casa. Ce ne siamo accorte girando per le strade e i mercati della capitale, quando perfetti sconosciuti si sono approcciati direttamente con un “buongiorno, italiane di dove?!??”. Dopo un primo stupore dall’essere palesemente riconoscibili, nonostante la varietà di provenienze dei toubab presenti in città (parola che in lingua locale indica le persone bianche), ci siamo rese conto che molti di loro hanno vissuto per decenni in Italia. Ma non finisce qui… chiacchierando del più e del meno, rigorosamente in un italiano colorato da espressioni dialettali, abbiamo scoperto non solo di aver vissuto nello stesso Paese per vent’anni, ma addirittura nella stessa città, Genova. Ancora più sorprendente, è ascoltare dalle loro voci i racconti dei luoghi in cui siamo cresciute, mentre facciamo acquisti nel mercato artigianale di Dakar, con 40 gradi all’ombra nel mese di ottobre. Dai loro sorrisi è chiaro l’affetto che ancora li lega al nostro Paese, al punto da chiedere aggiornamenti e notizie dei loro luoghi e locali preferiti. Incredule, siamo scoppiate a ridere alla domanda “Ma la Maria dei gelati, è ancora aperta?!??”, notando poi la loro delusione (da noi condivisa) alla nostra risposta negativa.

Allo stesso modo, molti italiani si sono innamorati del Senegal e hanno quindi deciso di stabilirsi qui in modo definitivo. Come Enzo, noto ristoratore romano, conosciuto in tutta Dakar. Tra il caldo, la sabbia e le caprette per strada, mangiare nel suo locale unisce ulteriormente i due Paesi. Impugnata la chitarra, Enzo delizia la sua affezionata clientela spaziando da De André a Battisti, fino ad accontentare le richieste dei senegalesi seduti agli altri tavoli, di suonare una canzone della Pausini o di Ramazzotti. Tra una birra italiana e un bicchiere di Spritz, i cuochi senegalesi ci cucinano una delle carbonare più buone che abbiamo mai mangiato. La cena si conclude con un autentico tiramisù, accompagnato dalle chiacchiere con una coppia senegalese di rientro dall’Italia. Anche per loro, trascorrere del tempo in questo ristorante accorcia la distanza tra due realtà solo apparentemente così lontane.

Vivendo in Senegal ci siamo accorte di quanto sia facile sentirsi a casa e parte della stessa comunità. Questa percezione è così concreta tanto per gli italiani quanto per i senegalesi, fino a rispecchiarsi nella lingua locale con il termine ñio far, espressione utilizzata per rispondere a un ringraziamento.

Il suo significato è Siamo Insieme.

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