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Caschi Bianchi Cile

Gente che spera

Livio, Casco Bianco a Santiago del Cile con Apg23, segue durante il suo servizio anche Radio Acuarela: una radio gestita da ragazzi adolescenti, che da 7 anni dà voce a chi diversamente avrebbe poco spazio per farsi ascoltare.

Scritto da Livio Liguori, Casco Bianco Apg23 a Santiago del Cile

Il titolo di questo articolo forse vi ricorderà la canzone famosissima, per quelli della mia generazione, degli Articolo 31. Non sbagliate a pensare che sia proprio questa canzone ad ispirarmi.

Vi voglio parlare di una radio. Si chiama Radio Acuarela, nasce circa 7 anni fa e fa parte di un progetto di prevencion focalizada, che ha come obiettivo quello di aiutare famiglie, bambini ed adolescenti vulnerabili, i cui diritti vengono spesso violati. La particolarità di questa radio è che è quasi totalmente gestita da ragazzi tra i 13 ed i 18 anni, che lavorano soprattutto sul diritto di esprimere la propria opinione, allenandosi così nella consapevolezza e nella conoscenza della propria personalità. Tra impegni scolastici e problematiche adolescenziali, questi ragazzi si incontrano almeno una volta a settimana, con l’obiettivo di sensibilizzare e valorizzare il rispetto dell’opinione altrui ed il diritto ad essere ascoltati in quanto persone. Sono anni ormai che qui si parla di questa radio comunitaria, che anche a livello mediatico sta lasciando il segno, soprattutto per la metodologia innovativa.

Quasi tutti i ragazzi che partecipano, circa 12 veri e propri narratori della realtà, vengono da La Pintana: un comune enorme della altrettanto enorme città di Santiago de Chile, che spesso corre talmente veloce da non accorgersi che questi adolescenti hanno una mente, un cuore e soprattutto una opinione valida. La Pintana, in particolare, presenta un alto tasso di violazione dei diritti dei minori, oltre a problematiche legate a droga e criminalità.

Ritornando dal grande comune alla piccola Radio Acuarela, che come sottotitolo ha “Los Derechos Humanos a todo color” – I Diritti Umani a colore – con un locutorio dedicato al cantante cileno Victor Jara, rappresenta uno spazio di libertà, ludico e di sfogo per questi adolescenti che vivono vicende forse più pesanti di quello che possono sopportare, ma che con grande forza e responsabilità raccontano ad altri giovani attraverso internet, trasmettendo programmi radiofonici via streaming. Lo fanno con l’obiettivo di aiutare, sostenere e consigliare i loro coetanei, dicendogli che non sono soli, gridando che la loro parola ed opinione, in quanto persone, valgono esattamente come quelle degli adulti, anche di quegli stessi adulti che spesso violano i loro diritti. Gli argomenti trattati sono tra i piu’ vari, a partire dai “soliti” problemi adolescenziali, alle difficoltà di vivere in un comune come questo, si discute di musica e si programmano interviste ed uscite sul territorio, spesso ad eventi che riguardano i diritti dell’infanzia. Questi ragazzi sono “gente che spera”, raccontano un presente lontano dalla loro dimensione e cercano di immaginare e creare una realtà differente, migliore, partendo da loro stessi, restando uniti. Semplicemente raccontandosi danno l’opportunità a noi adulti di riscoprirli come esseri pensanti e con idee valide, con proposte incredibili e nuovi punti di vista. Lo fanno cercando anche di mettere in evidenza quelli che sono gli aspetti discriminatori nei loro confronti, in un mondo fatto di adulti “sordi”.

Quando arrivai qui il primo giorno fu una sorpresa: Katherine, una delle ragazze, mi chiese “tu sei italiano?” e alla mia risposta comincio a cantare la canzone degli Articolo 31 – Gente che spera – e da li cominciò la mia avventura in questo posto incredibile. La maggior parte di loro arriva a Radio Acuarela attraverso il progetto di prevencion focalizada ed anche dopo la chiusura del processo, decide di continuare con questa passione, impegnandosi nella diffusione dei diritti dell’infanzia.

Non pensiate che questi ragazzi parlino sempre di diritti o di problematiche gravi, spesso, anzi molto spesso, ridono e mi fanno ridere per la loro semplicità, per il loro modo di affrontare le cose, anche perché alla fine rimangono ragazzi che sperano, ma pur sempre ragazzi.

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