Il Paan quotidiano
Il Paan, prodotto culturale bengalese: medicinale o droga? Dalle usanze popolari in Bangladesh alle riflessioni sulla perdita di radici che a volte caratterizza la nostra società.
“L’offerta di betel è molto più importante e dimostra più onore al destinatario rispetto che il dono di argento o di oro (1)” Chalna, Bangladesh. Il paan.
Il paan è un prodotto culturale le cui tracce molto antiche sembrano perdersi all’origine della storia. Archeologi, in Thailandia, Indonesia e Filippine, hanno datato la sua comparsa a circa seimila anni fa, senza escludere che sia ancora precedente.
Ibn Battuta (1304-1369), viaggiatore per eccellenza in terra d’Islam nato a Tangeri, dal 1325 al 1353 viaggiò per il mondo musulmano percorrendo Africa e Asia arrivando forse fino in Cina. Il grande esploratore descrive il paan nella seguente maniera:
Il betel è un albero che viene coltivato allo stesso modo della vite; …Il betel non ha frutta e viene coltivato solo per le sue foglie… La sua modalità è che prima di mangiare si prende una noce di areca; questa è come una noce moscata, ma viene ridotta in piccole palline prima di essere messa all’interno della bocca per essere masticata. Poi si prende la foglia di betel, ci si mette un po’ di calce sopra, e si mastica il tutto (2).
Il paan è formato dall’insieme di diversi ingredienti: foglia di betel, noce di areca (3)(in bangla shupari), varie spezie e calce (chiamata ciun).
I due ingredienti principali (i primi due sovracitati) sono tipicamente sud est asiatici, difatti il loro utilizzo è circoscritto quasi esclusivamente a questo continente, nelle distanze che intercorrono tra il Pakistan e l’Indonesia. Si crede che le foglie migliori di betel siano quelle del Bihar, la regione dell’India sopra il Bangladesh.
Le modalità di mangiare il paan sono diverse, come diverse sono le sue varianti. Solitamente qui in Bangladesh tutte le sue componenti vengono mangiate assieme dopo essere state arrotolate intorno alla foglia di betel. Alcuni invece preferiscono mangiare la calce a parte, dopo essersela spalmata su un dito. Chalna, Bangladesh. Qui la calce viene mangiata a parte. Foto di Daniele Bagnaresi In questo Paese vanno per la maggiore due varianti di paan: quello tradizionale (composto dalla foglia di betel, dalla noce di areca e dalla calce) e una versione più dolce e “light”, preferita in gran parte dalle donne (composta dalla foglia di betel, mistura di acqua e zucchero solidificata e altre spezie). Esiste poi un’altra variante (la versione “strong”), preferita in India, che è come quella tradizionale con l’aggiunta di tabacco frantumato con spezie.
Perché diciamo versione “light” e “strong”? Parlando con un medico di Chalna, ho chiesto a lui le proprietà del prodotto:
E’ una sostanza che stimola l’appetito e le voglie sessuali. Il paan agisce sulla mente e produce danni al sistema nervoso. Quando è masticato con il tabacco produce gli effetti più forti ed è cancerogeno. La calce fa reazione chimica e amplifica gli effetti, formando inoltre ulcere a chi lo mastica.
Secondo la medicina tradizionale indiana, la medicina ayuvedica (da ayus, vita e veda, scienza), questo prodotto servirebbe a curare dai vermi intestinali. Ibn Battuta dice ancora:
Le foglie rendono l’alito dolce e la bocca fresca.
Curano la digestione e alleviano gli effetti del bere l’acqua a stomaco vuoto (4).
In Malesia viene utilizzato contro il mal di testa e l’artrite, in altri Paesi per il mal di denti.
In Bangladesh viene usato come panacea e molte persone lo usano come rimedio universale contro ogni male.
Il paan in realtà non è una cura per le malattie e nemmeno un modo per alleviare i morsi della fame come qualcuno potrebbe pensare.
Fare uso di questo, vuole dire farne un uso quotidiano. T. racconta:
Il paan viene masticato solitamente intorno ai cinque minuti, dopodichè la poltiglia rimanente non viene inghiottita, ma sputata. Causa una forte salivazione e basta camminare per strada per vedere macchie rosse ovunque. La reazione della foglia di betel con la calce infatti, rende l’impasto rosso all’interno della bocca, colorando lingua, labbra e denti. Persone come T. hanno sempre le labbra di tonalità rossastra. In certe poesie in lingua Telugu (6) ad esempio, questo è un marchio di bellezza, in quanto viene risaltato il fascino esercitato dalle donne dalla bocca rossa per effetto del paan. Chalna, Bangladesh. Bocca rossa. Foto di Daniele Bagnaresi
Un altro informatore spiega:
Il paan si usa di solito dopo i pasti…Come chi fuma. Lo si usa come droga e molti sono dipendenti da questo come T… Lui è dipendente, lo mangia sempre. Di solito si inizia a 14-15 anni…Solo per provare. Poi cominciano sul serio a 22-23 anni quando sono sposati.
Anche alle donne, a cui non è permesso fumare, è permesso mangiare il paan…
Inoltre si usa anche per celebrare matrimoni e feste, come voi in Europa usate il vino.
Questo informatore sottolinea diversi aspetti interessanti.
Primo: il paan viene anche usato solitamente nelle cerimonie solenni come strumento per socializzare e festeggiare, come ad esempio durante le puja, ovvero le festività hindu. Viene anche consumato nell’intimo di casa, quando si hanno ospiti, oppure quando si vuole prendere una pausa dal lavoro.
Secondo: le donne possono masticare il paan indistintamente dagli uomini, anche se non possono fumare.
Oltre al paan, le donne si distinguono per un maggior uso di un’altra sostanza ancora più nociva: il “ghul”.
Dice ancora il dottore:
Ghul è un tabacco trattato che stimola i centri nervosi ed ha effetti più forti del paan. Viene dalle noci di betel. Le donne ne fanno molto uso, a loro ad esempio non è permesso fumare, ma invece possono utilizzare questa sostanza. Il ghul è consumato principalmente dalla gente povera, perché sono persone che non hanno niente e poi perché costa poco. Lo prendono tante volte al giorno: tre, quattro e anche più, a volte anche prima di andare a dormire. Questo le fa sentire meglio per un po’ di tempo. Anche il paan costa poco. Quando io prescrivo le terapie consiglio sempre loro di smettere di usare ghul o paan, anche perché il dosaggio delle medicine cambia a seconda dell’utilizzo o meno di queste sostanze.
Questo tipo di tabacco viene di solito conservato in piccoli contenitori e viene spalmato sulle gengive. L’effetto è forte e gli utilizzatori dicono di essere assuefatti dal senso di stordimento che procura.
Se il ghul è utilizzato principalmente dalla gente povera, invece è importante notare che il paan non ha caste né estrazioni sociali.
Possiamo definire queste sostanze come droghe? In un’antica accezione del termine probabilmente si. Ghul e paan sono legali per legge al contrario di tutte le altre sostanze definite comunemente “droghe”. Una sostanza come la marijuana, vietata dallo Stato, in ogni caso è tollerata e viene fumata senza problemi da molte persone in quanto costa anche molto poco.
Credo che il termine “droga” in un contesto come questo perda il suo status negativo e torni al suo significato originario. Sotto la voce “droga”, il Bonomi dice: (7)
osservando che la droga è appunto la pianta secca riserbata agli usi della farmacia e della cucina, e che la voce si diffuse in Europa sulla fine del Sec. XVI, quando gli Olandesi padroni del commercio di Oriente vennero a spacciare ne’ mercati europei le merci dell’Asia e dell’Oceania. Alcuno nota come esistano nel celto… Voci esprimenti in generale cosa cattiva, come per ordinario sono al gusto gl’ingredienti medicinali, ma ciò poco quadra con il vero significato della voce Droga, destinata principalmente a stare in cucina – Nome generico degl’ ingredienti specialm. Aromatici, che si usano in medicina, e per estens. Anche di quelli usati in talune arti ed industrie: ma in modo speciale gli aromi, che si adoprano per aggraziare le pietanze e le bevande.
Vediamo dunque che i connotati negativi del termine non sono gli stessi che sono stati assegnati inizialmente, che già erano deformazione dell’originale uso neutro di questa parola. Le sostanze psicoattive, sono divenute pericolose nella società occidentale solo nel XX secolo a seguito del grande progresso industriale. In un sistema come il nostro, olistico e ben organizzato, ove il singolo ingranaggio ha un’importanza fondamentale per il funzionamento della macchina, non vi è spazio per questo tipo di sostanze e del disordine che potrebbero creare.
Pensando però, a qualsiasi società non occidentale, sostanze naturali che agiscono sulla psiche sono da sempre usate, specialmente per entrare in contatto con il divino, adoperate in maniera rituale e secondo regole e modalità ben scandite da chi appartiene alla sfera sacra.
Tornando al Bangladesh, l’utilizzo di queste sostanze è normale come bere acqua o mangiare il pane. I tempi di questa società rimangono lenti per la maggior parte delle persone. Molti non conosceranno mai quella vasta e stratificata cultura materiale in cui noi siamo immersi e per la quale spesso ci affanniamo.
Per gente che passa metà della giornata accovacciata, assorta senza tempo a confondersi con la natura, entrando in simbiosi con gli animali, vita, morte, malattia, piante e acqua, che importanza hanno gli effetti collaterali dovuti alla dipendenza da queste sostanze (8)?
Non intendo prendere posizioni giudicando come sia giusto vivere, anche perché i fattori da tenere in considerazione sarebbero molteplici facendo un paragone tra società. Stando qui però, ho sempre più l’impressione che la nostra società spesso dimentichi il contatto con le proprie radici e che lentamente ci stia facendo scivolare verso un’altra forma di umanità, lontana da quella originaria.
Note:
1. Ibn Battuta, Travels in Asia and Africa 1325-1345.
2. Ibidem.
3. Erroneamente chiamata noce, ma in realtà è un seme.
4. Ibn Battuta, Travels in Asia and Africa 1325-1345.
5. 3 o 4 centesimi di euro.
6. lingua ufficiale dell’Andhra Pradesh, Stato dell’India.
7. Francesco Bonomi, Vocabolario etimologico della lingua italiana.
8. Che sono come quelli del fumo.
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