• Cb Apg23, 2007

Brasile Caschi Bianchi

Indovina chi viene a cena: il teatro dell’oppresso e i tagliatori di canna da zucchero

Il teatro dell’oppresso nel progetto per adolescenti Agente Jovem porta l’attenzione sulla discriminazione sociale che colpisce i tagliatori di canna da zucchero. Un’azione che ha aperto un dibattito che ha raggiunto le strade, le famiglie, la scuola. Il risultato non è un cambiamento immediato, ma la presa di coscienza che l’oppressione di uno e spesso condivisa da altri e che, unendo le forze, le menti, la creatività, si possono creare valide alternative.

Scritto da Laura Milani

“Per te le porte sono sempre aperte” mi dice Narvilme. Poi sorride, aggiungendo che la sede del progetto ha ben 3 porte d’entrata. Sorrido anch’io e comincia l’avventura con Agente Jovem, progetto per adolescenti realizzato ad Araçuaì, nella valle della secca, nord di Minas. Narvilme, coordinatrice di Agente Jovem, mi spiega che il programma esiste da più di 5 anni, data della sua entrata nel progetto, ma solo negli ultimi tempi ha assunto sempre più importanza e riconoscimento da parte della società.

Si tratta di una proposta per adolescenti tra i 15 e i 18 anni provenienti dai quartieri più poveri di Araçuaì. La discriminazione sociale è ancora molto forte, mi spiega Narvilme, e a questi ragazzi non viene offerto facilmente un lavoro: si dice di loro che siano buoni a nulla che, passando la maggior parte del tempo per strada, senza alcuna regola, sono destinati a diventare ladruncoli o a prostituirsi. Cosa propone allora il progetto? Corsi di artigianato, perché imparino qualche lavoro utile che permetta loro di inserirsi nel mondo del lavoro, senza dimenticare le tradizioni, per esempio corsi di sandali in cuoio; lavoretti con materiali riciclabili, seguendo il motto “Trasformare i rifiuti in arte!”. Tutto quello che la gente comune considera inutile, loro lo usano, lo trasformano, ne fanno un oggetto artistico… Il progetto propone anche laboratori di danza, cucina, teatro. E così cresce l’autostima, la capacità di relazionarsi con gli altri, coltivando rapporti sani. In questo contesto ci siamo inserite Katia, casco bianco, ed io, proponendo un laboratorio di teatro dell’oppresso. Il gruppo era formato da 12 adolescenti, tutte ragazze, che avevano scelto con entusiasmo di partecipare al laboratorio, pur chiedendosi incuriosite in cosa consistesse questo “teatro dell’oppresso”!

Ogni incontro iniziava con alcuni esercizi di riscaldamento, volti a unire il gruppo e a liberare il corpo dalle meccanizzazioni, per liberare anche la mente. Nella seconda parte, invece, si lavorava su un pezzo di teatro-forum, tratto da un’esperienza personale di una di loro e poi adattato al pubblico di adolescenti che avrebbe assistito alla presentazione.

Il pezzo, Amor proibido, voleva far riflettere sulla discriminazione sociale che colpisce i tagliatori di canna da zucchero e sul desiderio dei figli di decidere da soli della loro vita, senza pesanti ingerenze da parte dei genitori.

Una ragazza figlia di una famiglia benestante desidera presentare il fidanzato ai genitori. Il padre diffida di lui, quando vede il semplice abbigliamento del ragazzo, per non parlare del suo nome buffo, João do Bode e dei modi tutt’altro che signorili.
Comincia il dialogo, la madre sembra più affabile “Dove abiti, João?”
“In campagna!”
“Ah, vuoi dire che hai una fazenda?”
”No signora, non ha capito. Lavoro per conto di altri”
Il padre sospettoso: “Vuoi dire che sei un sem terra?!”
“No signore, vivo in una casa e lavoro alle dipendenze di un fazendeiro..”
”Che lavoro fai?”
”Sono un tagliatore di canna!”
Il padre appare visibilmente contrariato: “E quanto guadagneresti al mese?”
“Mah, dipende quanto riesco a tagliare, può essere 300-350 R…”
Il padre perde il controllo, si alza e comincia a insultare il ragazzo: “Ne ho abbastanza! Non voglio un vagabondo buono a nulla come fidanzato di mia figlia!”
Anche João si scalda, e si difende dalle offese. La ragazza cerca di convincere il padre, ma questi non vuol sentire ragioni e sbatte fuori di casa João, dopo averlo umiliato proponendogli dei soldi pur di liberarsi di lui.

Il gruppo ha esordito presentando il pezzo in una piazzetta della città per un pubblico di 50 adolescenti appartenenti al progetto stesso, con la presenza dell’assistente sociale e di alcuni rappresentanti del comune. Il principio del Forum consiste nel permettere al pubblico di entrare in scena, sostituire il protagonista e cercare di trovare alternative all’oppressione. In questo caso la platea, che si riconosceva sia nella figlia, sia nel fidanzato, si è coinvolta ed è entrata in scena sostituendosi a questi due personaggi.
C’era chi sostituiva João, cercando di convincere il padre, rassicurandolo sui sentimenti sinceri per la figlia; chi entrava al posto della ragazza, arrivando a conclusioni drastiche, come la fuga. Anche chi non partecipava dibatteva e commentava. Di ogni alternativa venivano evidenziati gli aspetti positivi e le conseguenze negative.
Finché l’attrice che personificava la domestica si è tolta il grembiule, dicendo “Adesso entro io al posto di João do Bode!”. L’attrice ha argomentato, ha manifestato i sui sentimenti, ha dichiarato di avere voglia di lavorare, di avere già messo da parte un gruzzoletto, di volersi impegnare per non far mai mancare niente alla fidanzata…alla fine il padre ha ceduto, seppur controvoglia “Cos’altro posso fare? Avete il mio consenso, ma non aspettatevi da me neppure un Real!”. Il pubblico è scoppiato in un applauso!

Il pezzo è stato presentato anche in alcune scuole della città, così da aumentare l’entusiasmo delle ragazze del gruppo, orgogliose di essere riuscite ad aprire uno spazio di discussione per i loro coetanei.
Alcuni studenti, incontrandomi per strada, mi hanno chiesto quando avremmo riproposto il pezzo, dicendo che avrebbero voluto entrare in scena per tentare una soluzione, ma non ne avevano avuto il tempo. Un’insegnante mi ha raccontato che dopo il forum i ragazzi hanno continuato a discutere in classe, a scambiare opinioni. E ha aggiunto che sarebbe stato interessante proporre un pezzo di teatro forum adatto ai bambini.
Quello che conta non è arrivare a una soluzione, ma rendersi conto che davanti a una situazione di oppressione esistono molteplici possibilità, prima di rassegnarsi passivamente. Quello che conta è aprire un dibattito e che questo dibattito continui anche per strada, a casa, con gli amici, a scuola…che ci rendiamo conto che l’oppressione che viviamo, il più delle volte, è condivisa anche da altri e che, forse, se uniamo le forze, le menti, la creatività, possiamo creare valide alternative!

Potrebbero interessarti

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ISCRIZIONE NEWSLETTER

  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
    GG trattino MM trattino AAAA
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Desidero ricevere vostre comunicazioni e richieste personalizzate via email. Informativa Privacy

  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden
  • Hidden

Ciao

Ciao