Caschi Bianchi Cile

Bambine, bambini e adolescenti lavoratori

La situazione dei bambini lavoratori in Cile presenta dati preoccupanti, e lo stato cileno sembra favorire, anche con strumenti giuridici, l’isolamento e la mancata integrazione fra i bambini. I tentativi di suicidio infantile lo confermano: un esempio, la storia di Rosario.
Traduzione dall’Informe alternativo del Cile, rapporto annuale redatto dalla rete di organizzazioni che si occupa di infanzia maltrattata in Cile*.

Traduzione a cura di Paolo Bolfe, foto: archivio Antenne di Pace (Casco Bianco a Santiago del Cile)

Dal 1990 la soglia di povertà si è ridotta della metà in Cile. Tuttavia, l’accesso all’educazione scolastica soprattutto da parte dei bambini, rimasto praticamente invariato dal 1990, è uno dei più disparitari al mondo.

Come mostra l’Inchiesta di Caratterizzazione Socioeconomica Nazionale (CASEN) del 2002, i minori di 18 anni rappresentano il 42,1% del quinto più povero della popolazione Cilena. In questa economia che cresce di sei o più punti percentuali ogni anno, conclude l’UNICEF, le disuguaglianze sociali si approfondiscono, in particolare tra bambini e adolescenti. Come conseguenza, una significativa fetta della popolazione infantile è inserita nel mondo del lavoro.
I bambini vengono occupati in attività edili, agricole, di pesca o forestali, fanno i venditori ambulanti, gli aiutanti del papà in giro per strade, etc. Il 64% dei bambini, bambine e adolescenti lavora, e tra questi più del 40% è in condizione di povertà.
L’Inchiesta Nazionale del lavoro tra bambini e adolescenti conferma che che maggiore è il grado di povertà, e maggiore è la probabilità che bambini e adolescenti vengano impiegati a lavorare fuori casa. Stando all’inchiesta, in Cile ci sono 238.187 bambini lavoratori dai 5 ai 17 anni, cioè il 6,6% della popolazione Nazionale in questo gruppo di età.
La maggioranza di questi bambini (79%) studia, mentre quelli che lavorano e studiano dedicano in media 21 ore settimanali al lavoro, che ovviamente rappresenta un grosso ostacolo al pieno esercizio del loro diritto all’educazione. Quindi il lavoro minorile pesa fortemente sul rispetto dei diritti essenziali del bambino, nega la possibilità di accedere all’educazione, al riposo e alla ricreazione e pone a rischio il loro equilibrio pscichico e sociale.In Cile è attivo il Movimento dei Bambini e Adolescenti Lavoratori (Machinat’s).
Quest’organizzazione è stata creata per bambini e adolescenti tra i 12 e i 18 anni, con l’obiettivo di difendere i diritti dei minori, innanzitutto quello ad un lavoro dignitoso e protetto. Una particolare attenzione va al diritto ad un’educazione adeguata, che garantisca al minore la possibilità di affrontare il futuro, e al diritto alla tutela sanitaria gratuita, per i bambini e adolescenti.

Il Governo Cileno così come il Ministero Della Salute e il Ministero Del Lavoro, non sostiene l’organizzazione, ma fa finta di niente.Storia di una bambina di strada

Rosario ha 13 anni.È stata abbandonata dal suo gruppo familiare, come dalla scuola, e non ha ricevuto adeguati trattamenti medici per i suoi disturbi psicologici.
Nel Gennaio del 2005 è stata inserita in un programma dell’associazione “Hogar de Cristo” (1). È stata accolta nella residenza di Rucalhue. I maltrattamenti subiti dalla bambina da parte della mamma durante l’infanzia, sono stati costatati dalla Cooperazione del Bambino Aggredito (2).
In un periodo di tre mesi, la bambina ha tentato tre volte il suicidio, due volte ingerendo farmaci e l’altra tagliandosi le vene dei polsi. Tutte e tre le volte è stata trasportata all’Ospedale Del Rio.

In questo lasso di tempo, la squadra dell’Unità della Salute dell’Adolescente ha diagnosticato che Rosario “è una paziente problematica, che rifiuta la permanenza in ospedale. La bambina quindi non può restare in questo luogo per la condotta violenta nei confronti dei compagni, una situazione che il gruppo dei medici non può sostenere”. Gli psichiatri responsabili di questa decisione sono il Dott. Renè Martinez e la Dott. Funes.

Dopo la permanenza presso l’Hogar De Cristo, la bambina è stata messa in contatto con l’Area di Salute della stessa associazione, per essere alloggiata in una sala di Infermità Terminale, con lo scopo di ricevere farmaci che l’aiutassero a moderare la condotta aggressiva. Rosario ha abbandonato il posto in stato di sonnolenza e dopo aver assunto sedativi. Con sua madre poi, il giorno dopo ha fatto ritorno provvisoriamente alla sala di Infermità Terminale dell’Area di Salute dell’Hogar De Cristo. La decisione è stata presa da un educatore del programma Bambini, Bambine e Adolescenti in Situazioni di Strada, che l’ha visitata nella sua casa e ha constatato il maltrattamento che la bambina subisce da parte della madre. È stato sollecitato il Servizio Nazionale dei Minori (SENAME), affinché porti a compimento un intervento Istituzionale, che metta a disposizione uno spazio in cui la bambina possa curarsi e ricevere le attenzioni necessarie. A sua volta il SENAME ha sollecitato il SEREMI (Segreteria Regionale Ministero di Salute di salute), affinché invii una risoluzione al direttore dell’Ospedale del Rio, perchè la bambina possa entrare nel Dipartimento di Salute Mentale Adolescente.Rosario non è stata accolta nell’ospedale per mancanza di personale competente.
Dopo tre ore, il personale ha affermato che non c’erano medici per assistere questa situazione di salute mentale. La bambina non è mai stata visitata da una specialista nell’Ospedale Del Rio. Il giorno dopo la psicologa del programma Bambine,Bambini in Situazioni di Strada dell’Hogar de Cristo, ha portato nuovamente la bambina all’Ospedale Del Rio. Dopo alcune ore di trattativa è giunta ad un accordo secondo il quale la bambina può rimanere nell’ospedale solo a condizione che il SENAME mantenga una persona che la controlli permanentemente giorno e notte e trovi un luogo di destinazione per lei. Il SENAME ha accettao le condizioni e la bambina è tornata nell’Ospedale Del Rio.
All’ospedale Rosario è stata isolata. Non ha potuto socializzare con le altre persone, perchè ha dovuto mangiare e dormire in un luogo a parte. È restata sempre sola, lontana dagli altri bambini. Dopo due settimane di permanenza è stata dimessa. Il SENAME l’ha trasferita provvisoriamente all’Hogar El Peregrino.
Il trattamento subito da Rosario nell’Ospedale Del Rio rivela chiaramente una mancanza di attenzioni. Nel dimetterla, lo psicologo ha pronunciato una diagnosi lapidaria: Rosario è stata definita “primitiva”, in una tappa primaria di sviluppo. Al maltrattamento istituzionale da parte del Ministero di Salute, si è aggiunto quello del Ministero dell’Educazione.

Il sistema in generale nega a bambini e bambine che vivono in strada, la possibilità di accedere all’educazione. In questo modo lo Stato Cileno favorisce, anche con strumenti giuridici, l’isolamento e la mancata integrazione dei bambini di strada nella società.

Note:* Le associazioni che hanno partecipato alla stesura del rapporto sono:
Achnu, Agrupación de ExMenores, Colectivo Sin Fronteras, Aldeas S.O.S., Coletivo de Investigación Crítica, Hogar de Cristo, La Caleta, Moani, Pidee, Raíces, Serpaj, Tierra de Esperanza, Vicaría Pastoral Soci.

1. Fondata da Padre Alberto Hurtado nel 1944, è una delle più grandi associazioni che lavorano oggi in Cile in campo sociale.
2.Associazione parte dell’Hogar De Cristo.

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