Bolivia Caschi Bianchi

Analfabetismo, ya basta!

Tutti a scuola per sconfiggere la sottomissione: una campagna di alfabetizzazione tramite un innovativo metodo di apprendimento cubano per quechua, aymara, guaraní, sostenuta da Cuba e Venezuela. I primi risultati di una lenta presa di coscienza delle masse.

Scritto da Manuela de Gasperi, Casco Bianco a La Paz

Il governo di Evo Morales, lo si può affermare con un cauto ottimismo, sta mantenendo fede alle promesse della campagna elettorale. Nazionalizzazione degli idrocarburi, elezione dei rappresentanti dell’Assemblea Costituente, massiccio sforzo e impiego di mezzi per la campagna di alfabetizzazione. Quando, nel suo discorso inaugurale, Morales alludeva alle mutilazioni e persecuzioni alle quali membri del “suo” popolo, quechua e aymara, erano sottoposti nel caso sapessero leggere e scrivere, sapeva bene a cosa si riferiva. La campagna di alfabetizzazione è partita nel marzo di quest’anno e, in tempi brevissimi, ha dimostrato la volontà della Bolivia di seguire le orme del Venezuela, dichiarato dall’UNESCO, nel 2005, territorio libero dall’analfabetismo (1). L’obiettivo dello Stato Boliviano è di raggiungere lo stesso risultato entro il 2008: la Bolivia si propone lo sradicamento, bruto, dell’analfabetismo come “politica di Stato”. L’iniziativa è stata riconosciuta durante il Seminario Internacional sobre Políticas y Programas de Alfabetización y Postalfabetización, svoltosi nel giugno 2006 a La Habana, Cuba.
La lotta a questa piaga tremenda e profondamente discriminante si situa tra gli obiettivi del Millennio: le Nazioni Unite, nel 2003, hanno infatti proclamato il “Decennio dell’alfabetizzazione”, con la speranza di debellare la mancanza di un’istruzione per lo meno elementare in tutto il mondo.
Il Fronte Internazionale, riunito nella capitale cubana, ha caldamente approvato il metodo che attualmente si applica in Bolivia (già sperimentato anche in Venezuela), che rispetta il multiculturalismo e la diversità linguistica dei popoli indigeni. L’alternativa all’analfabetismo coinvolge nello stesso tempo un processo di lotta alla povertà, per “promover la igualdad, la justicia social y la libertad de los pueblos” (2)

Vediamo, dunque, come funziona la strategia prescelta per garantire il diritto all’istruzione e, contemporaneamente, per dotare ogni cittadino boliviano degli strumenti basilari per esercitare i propri diritti e adempiere in modo adeguato ai propri doveri. Matilde Sosa, giornalista argentina che lavora in Venezuela, delinea le linee di fondo della campagna boliviana (3). I beneficiari saranno 1200000 illetterati, per la stragrande maggioranza donne, che potranno avvalersi del metodo di matrice cubana chiamato “Yo sí puedo”: un metodo di insegnamento bilingue, nel quale l’opzione della lingua materna varia tra quechua, aymara, guaraní, in cui l’apprendimento avviene grazie all’associazione di numeri e lettere. A parte l’appoggio di Cuba, che ha sconfitto vittoriosamente l’analfabetismo nel 1961, anche il Venezuela garantisce il suo aiuto attraverso la Misión Robinson Internacional.
La campagna è partita dopo una prima fase di prova (etapa-piloto) ed ha portato alla messa in funzione di 2000 punti di alfabetizzazione, dotati di televisione e mezzi di riproduzione del suono (4). Secondo l’Agenzia Informativa Latinoamericana Prensa Latina S.A., la prima fase del progetto dovrebbe durare 30 mesi; in ogni caso, i primi 1000 cittadini che, in soli tre mesi, hanno imparato a leggere e scrivere hanno già ricevuto il diploma. La cerimonia è avvenuta il giorno 6 giugno, alla presenza del Presidente, che ha parlato di “fatto storico” (5). Secondo un articolo apparso su “La Prensa”, e intitolato speranzosamente “Plan de alfabetización ya muestra lectores”, i risultati sono estremamente incoraggianti. La giornalista Elisa Medrano è andata a sbirciare in uno dei centri adibiti a La Paz, l’Istituto Tecnico Ayacuchi, situato in Villa Fatima. I 12 studenti incontrati si sono dimostrati entusiasti, e desiderosi di proseguire e raggiungere una specializzazione. La maggior parte di chi assiste, come già accennato, è pubblico in gonnella o, per meglio dire, in pollera.

La Bolivia, dunque, sta conoscendo davvero un momento di grande fermento. Il lato culturale, d’altronde, è speculare a quello socio-politico, con il lancio dell’ALBA (alternativa Boliviana para la América) e con il rafforzamento dell’asse di collaborazione La Paz-Caracas-La Habana. L’intellettuale Noam Chomsky osserva, giustamente, che in questi Paesi si vede la chiara volontà di ridare ai rispettivi popoli la dignità grazie all’educazione (6) e, contemporaneamente, si cerca una soluzione per svincolarsi dal giogo dell’FMI. Di fronte a questi passi decisivi, non rimane che osservare con attenzione gli sviluppi futuri ed incoraggiare la lenta, ma inarrestabile, presa di coscienza delle masse. Tutti a scuola, dunque, per sconfiggere la sottomissione.

Note:1. Cf. http://www.Lostiempos.com 11/06/2006.
2. Cf. http://www.Lostiempos.com 11/06/2006.
3. Cf. http://www.voltairenet.org, 22/03/2006.
4. Cf. quotidiano argentino La Prensa, domenica 7 maggio 2006.
5. Fonte: Agencia Informativa Latinoamericana.
6. Cf. http://www.voltairenet.org 22/03/2006.

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