Caschi Bianchi Italia

Sonar Ahora – Sognare Adesso!

Luis Sepulveda incontra gli universitari di Bologna e parla del “potere dei sogni”, come recita il titolo del suo nuovo libro. Tra esperienze del passato e speranze del presente, riferendosi alle nuove politiche progressiste in corso in America Latina, ribadisce la necessità di sognare come strumento vitale per creare un mondo migliore.

Scritto da Abele Gasparini (ex casco bianco in Cile, volontario per Antenne di Pace)

Il Sogno dell’America Latina
Luis Sepulveda parla con un italiano condito da parole spagnole, ma si fa capire benissimo. L’aula magna dell’ex chiesa Santa Lucia è gremita dagli studenti di Bologna (1), accorsi in massa ad ascoltare lo scrittore cileno. Non vola una mosca, l’attenzione è tutta sulle parole dello scrittore che da giovane in Cile ha vissuto “un sogno durato 1000 giorni”, i 1000 giorni del Gobierno Popular di Salvador Allende. Luis Sepulveda, militante del Partito Comunista, in quegli anni ha lavorato al teatro, redatto programmi radio, collaborato con Victor Jara nella messa in scena di “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, addirittura si è occupato della gestione di un’azienda agricola. Poi dopo il Golpe, l’esilio in Europa nel 1977. Ha vissuto insieme agli indios di Chico Mendez e da quell’esperienza ha tratto un libro “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, la sua opera più famosa. In Italia è salito alla ribalta per “La storia di un gatto e una gabbianella che non sapeva volare”, storia per adulti e bambini che è diventata un film di animazione di grande successo firmato dall’italiano Enzo D’Alò.
Oggi Luis Sepulveda vive nelle Asturie, in una regione del Nord della Spagna, bagnata da un oceano proprio come il Cile. Provo ad immaginarlo nella sua casa, lontano dalla città e magari affacciata sul mare, come la casa di Pablo Neruda a Isla Negra. Sotto i piccoli occhiali rettangolari Luis ha l’espressione di una persona riflessiva, quasi assorta.

“Sognare non è solo qualcosa che ha a che fare con il riposo ma è soprattutto un modo di progettare” esordisce Sepulveda. Oggi in America Latina si prova a sognare un continente diverso, un continente capace di sostenersi economicamente e socialmente. L’obiettivo è essere meno dipendenti da Stati Uniti e Europa, escogitando vie alternative di commercio internazionale, sperando di migliorare le condizioni di vita di chi lo abita, ripensando ad una distribuzione interna più equa delle ricchezze, e soprattutto creando una nuova “coscienza sociale” nel popolo sudamericano. Conosciamo già Lula, sindacalista diventato presidente legato al movimento sem terra, o Hugo Chavez, acclamato a gran voce dal popolo venezuelano. Ultimamente abbiamo saputo di Evo Morales, primo presidente indigeno, e di Michelle Bachelet, prima donna a ricoprire la massima carica dello Stato in Cile. Sepulveda però sofferma la sua attenzione su altri due politici sudamericani, forse un po’ trascurati, di cui forse pochi conoscono l’esistenza in Italia.

Il primo è il presidente Kirchner, il presidente argentino venuto dalla Patagonia, che a 30 anni dal Golpe di Stato si è dichiarato “Figlio della Plaza de Mayo”, prendendo una posizione decisa e mostrando da che parte intende sollevare il Paese. Kirchner è stato criticato per questa sua dichiarazione, alcuni hanno pensato che sarebbe stato meglio dire “Siamo tutti figli”, evitando manie di protagonismo. “Eppure Kirchner” dice Sepulveda “ha rinazionalizzato l’acqua per il 90%, mentre il 10% lo ha affidato a chi lavora nel settore, perché stavano succedendo cose poco chiare”. L’acqua è un grande patrimonio e se pensiamo agli enormi ghiacciai che possiede l’Argentina possiamo intuire ancor meglio l’importanza strategica di questo bene naturale “che gli indigeni chiamano sangue della terra”.
Il secondo politico non è un uomo, bensì una donna e si chiama Violeta Mejivar. Violeta è un’ex guerrigliera che ha cercato di ostacolare gli assassini di Mons. Romero in El Salvador. Pochi giorni fa è stata eletta sindaco di San Salvador, la capitale di uno Stato minuscolo. “Così piccolo ma con una forza da gigante” sembra voler dire Luis, ricordando che proprio il 24 marzo ricorre l’anniversario dell’assassinio di Romero.

Il sogo è senza barriere
Dal Sudamerica Sepulveda trasferisce il suo pensiero in Europa, precisamente in Germania, anno 1989. È lì per un evento fondamentale: le autorità di Berlino Est hanno deciso di aprire le frontiere con l’Occidente, il muro che divide in due la Germania sta per crollare. Sepulveda è in compagnia di Manuel Vasquez Montalban, scrittore spagnolo, “un uomo di bassa statura e un po’ strano, ma di rara intelligenza.” – afferma Sepulveda, e narra un episodio: “Mentre camminavamo insieme ad un gran numero di persone verso la porta di Brandeburgo gridava: ‘lasciate i piccoli avanti, lasciate i piccoli avanti!’. Poi a un certo punto si è fermato e mi ha detto che se qualcosa doveva succedere, non sarebbe stato alla Porta di Brandeburgo, ma in un posto meno noto. Ce ne siamo andati al Check Point Charlie” . Arrivati al Check Point i due vedono una sbarra difesa da appena tre agenti di polizia. “I tre poliziotti erano circondati da tantissima gente e nessuno faceva niente. Ci aspettavamo un discorso epico per un giorno così importante. Invece è arrivato un funzionario e ha detto tre parole: ‘Es ist auf (è finito)’. Siamo rimasti stupefatti. Quarant’anni di Repubblica Democratica Tedesca che si polverizzano di colpo e nessuno ha fatto un discorso”. Montalban spiega a Sepulveda più tardi che “la vera epica risiede dentro di noi. Nessuna delle persone qui presenti ha pensato alla costruzione di un muro e pertanto non deve esserci nessun commento a tutto questo”. Luis lo capisce. E capisce anche che un sogno comune non è solo di alcuni, è universale e non ha bisogno di barriere.

Il Sogno cileno e quello che verrà
Sepulveda chiude il suo breviario dei sogni tornando dall’altra parte dell’Atlantico, nella sua terra d’origine, il Cile, e a quegli anni memorabili. “Pochi giorni fa a Santiago c’è stato un grosso incendio nell’edificio Diego Portales. Quell’edificio è stato costruito in sei mesi nel 1972, per ospitare i delegati del mondo riuniti in occasione di un importante convegno dell’ONU che aveva come temi l’alimentazione, l’economia, la sanità. A Santiago non esisteva nessun edificio così grande da ospitare un evento del genere. Allende aveva chiesto ai progettisti dell’edificio se fosse possibile terminarlo entro sei mesi e gli avevano risposto che era impossibile. Allora aveva chiesto ai lavoratori, ai manovali. Loro glielo avevano promesso. Nessuno credeva che in così poco tempo si sarebbe potuto realizzare. Quell’edificio era il simbolo della decisione di andare avanti, contro tutte le difficoltà, un simbolo della capacità di sognare del popolo cileno”.
“Nel 1971 il Cile era un paese diverso da tutti gli altri paesi dell’America Latina e l’unico con un’industria nazionale tanto forte da concorrere tra le migliori nel panorama internazionale. L’industria tessile (TESTIL) esportava tantissimo e anche l’industria manifatturiera era al suo apice (il famoso motto “si es chileno, es bueno” nasce in quegli anni). La borghesia in quel periodo era dinamica, non aveva paura di rischiare. Il parlamento cileno ha funzionato fino al 1973, senza interruzioni, per ben 136 anni di seguito, superato solo dal Parlamento Inglese. E soprattutto il Cile era un paese dove i giovani nutrivano desiderio di cambiare la società, esisteva un vero dinamismo sociale. Ad Allende chiedevano a chi si ispirasse in questa sua “rivoluzione”, e gli facevano notare che Marx e Lenin c’entravano poco. Il Presidente rispondeva simpaticamente dicendo “è vero questa rivoluzione ha pochissimo di Lenin e forse troppo di Lennon”.
Luis si accende parlando di quel periodo, come se lo vivesse ancora oggi, i ricordi non verranno cancellati dal tempo, ormai sono impressi come su una pietra. Chiude dichiarando: “Mi considero uno strenuo difensore della necessità di sognare, direi che è vitale. E invito voi tutti giovani qui presenti a credere che il potere di sognare è vostro: i cambiamenti sociali su questo pianeta non dovete aspettarli, ma realizzarli adesso”.

Note:(1) Con una conferenza dal titolo “Latin America: Nuovo Modello di Sviluppo” Luis Sepulveda ha aperto “Human Rights Nights”, il Festival Internazionale di Cinema sui diritti umani che si è tenuto a Bologna dal 17 al 30 marzo 2006, con appendice a Forlì dal 1 al 5 aprile. È stata l’occasione anche per presentare il suo nuovo libro “Il potere dei sogni” edito da Guanda.

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