Si è svolta dal 24 al 28 marzo la prima parte della formazione generale rivolta ai Corpi Civili di Pace che prestano servizio con gli enti facenti parte della Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile: ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana, Cesc Project, Solidarietà e Cooperazione CIPSI e Focsiv. Anche per la quarta annualità della sperimentazione gli Enti hanno unito le forze per incontrarsi ed incontrare insieme i/le 77 giovani che tra pochi giorni, dopo il resto della formazione, si immergeranno nelle diverse realtà progettuali che li vedranno coinvolti fino a marzo 2026.
Cinque giorni di incontro, formazione e stimolo sulla possibilità di costruire ed implementare concreti interventi di pace, attraverso l’azione nonviolenta e all’interno del quadro normativo nazionale ed internazionale.
Durante la settimana formativa anche alcune presenze istituzionali: il saluto di Titti Postiglione, che ha seguito gli esordi della sperimentazione, la sera del 25 marzo e l’intervento della dott.ssa Laura Massoli, dirigente del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, l’ultimo giorno. Assente il Ministro Abodi per impegni istituzionali e rimandato alla settimana successiva in modalità online il consueto appuntamento con il Maeci.
“Il momento di formazione comune della CNESC aveva due obiettivi” spiega Rossano Salvatore, Vicepresidente CNESC e Responsabile del sistema di formazione e valorizzazione delle competenze per il CESC Project, attivo nella sperimentazione di interventi civili di Pace nell’ambito del Servizio Civile fin dai tempi del Comitato per la Difesa Civile Non Armata a e Nonviolenta prevista dalla legge 230/98, “Il primo – prosegue – “era quello di favorire la costruzione del “Corpo” civile di Pace formato dagli operatori e dalle operatrici degli enti, delle Istituzioni e dei giovani e delle giovani CCP, mettendoli in connessione profonda tra loro anche attraverso un’intensa esperienza residenziale. Questo lavoro è stato sviluppato ricordando le origini culturali e di lotta nonviolenta che hanno portato alla nascita del Corpo soprattutto attraverso testimonianze vicine e lontane nel tempo e laboratori di condivisione esperienziali.
Il secondo obiettivo è stato quello di porre l’accento tra i partecipanti sull’”essere”, piuttosto che sul “fare”, azioni di Pace. Si è provato a stimolare questa visione dell’intervento di pace condividendo un vocabolario di “valori e parole generatrici” e utilizzando forme di espressione differenti, non solo la parola ma anche il disegno e il senso grafico, la recitazione e l’espressività corporea per concludere con l’utilizzo di simboli. Dalla bandiera della nonviolenza e della resistenza alla guerra, alle magliette del Corpo, fino al telo bianco tinto con le impronte delle nostre mani, libere dal peso di imbracciare le armi, che colorano di azzurro un cielo dove non c’è posto per il sangue e il dolore insensato della guerra”
I contenuti formativi
Tra i formatori sono intervenuti esperti di Diritto, gestione e trasformazione dei conflitti, mediazione e gestione delle emozioni. A sottolineare e rinforzare l’aspetto di Difesa della Patria in termini di pace attiva il dott. Michieli Andrea, avvocato, cultore della materia in Diritto costituzionale e Giustizia costituzionale e assegnista di ricerca presso l’università di Padova, che ha condiviso come “I Corpi Civili di Pace sono non l’ultimo ma l’unico baluardo rimasto contro il riarmo, in cui si realizza il progetto costituzionale della creazione di un corpo civile di difesa della Patria”. A seguire la dott.ssa Luisa del Turco, esperta in approccio di genere nella trasformazione dei conflitti, che durante il suo intervento formativo ha condiviso elementi salienti anche dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza, sottolineando come non si tratti di uno strumento per proteggere le donne nei conflitti, bensì del ruolo attivo che le donne possono avere nella trasformazione positiva degli stessi.
Si sono succeduti anche laboratori esperienziali ed interattivi per sperimentare e lavorare attivamente sull’analisi e le pratiche di trasformazione nonviolenta dei conflitti, la mediazione interculturale in contesti di conflitto, la gestione dello stress ed il codice etico dei CCP, grazie all’esperienza pluriennale dei diversi formatori degli Enti.
Nel pomeriggio di giovedì 27 marzo l’intervento del prof. Marco Mascia, professore di Relazioni internazionali nell’Università di Padova e Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, che ha contribuito all’esperienza dei Corpi Civili di Pace sin dagli esordi. “Il servizio dei Corpi Civili di Pace” ha condiviso il professor Mascia “è una scelta di responsabilità, di cura. Non ci sono diritti senza responsabilità. Il compito dei CCP è prendere atto della situazione attuale e continuare ad essere artigiani e architetti di pace. In questa epoca è la nostra coscienza che deve guidare i nostri passi, scatta quel senso di responsabilità. C’è bisogno di pensare, condividere idee, costruire strategie. Non possiamo delegare la possibilità di costruire la pace soltanto ai nostri governanti”
Laura Milani, Presidente della Cnesc, ha completato il pomeriggio del giovedì contribuendo a fare riflettere i partecipanti sulle proprie motivazioni e considerazioni rispetto al mandato collettivo dei Corpi Civili di Pace e del loro ruolo all’interno di un ampio progetto di costruzione di pace. “Questa esperienza che stiamo facendo insieme ha anche l’obiettivo di tracciare un percorso verso l’istituzionalizzazione dei Corpi Civili di Pace”, ha condiviso Milani con enti e volontari/e.
Le testimonianze: un filo rosso che collega passato, presente e futuro
Non sono mancate durante la settimana formativa diverse testimonianze di persone che nella loro vita hanno scelto e scelgono l’impegno civico e la nonviolenza. “Vi invito a lottare in modo nonviolento per tutto ciò che ritenete giusto, a me spinge il fatto che non posso accettare le ingiustizie e i soprusi di chi ha il potere e lo usa per opprimere”: questo il messaggio di Mario Pizzola ai giovani ed alle giovani, obiettore ed attivista che assieme a Daniele Tramonti, anche lui obiettore nei Balcani negli anni ’90, hanno colorato e portato la loro testimonianza la seconda sera formativa.
Il giorno seguente è stato il turno di Daniele, di Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace dell’ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha tracciato un filo ideale tra emozioni e motivazioni che hanno spinto la sua esperienza di presenza internazionale nonviolenta: “Tra l’essere e l’avere è un po’ di tempo che ho scelto l’essere. Sarajevo ha tirato una linea molto netta, mi ha posto davanti a una scelta. Il paradosso mi fa dire che è una cosa che dovrebbero vivere tutti. La ragione mi dice che è una cosa che nessuno dovrebbe vivere”
L’ultima sera è invece intervenuto Fabrizio, operatore dei Corpi Civili di Pace in una delle scorse edizioni della sperimentazione, che ha portato la propria testimonianza di impegno e scelta civica, anche attraverso la partecipazione al Coordinamento d’azione dei Corpi Civili di Pace.
L’impegno del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile
Dopo aver ascoltato gli interventi dei giovani e delle giovani Corpi Civili di Pace a conclusione della settimana formativa, la dirigente del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale Laura Massoli ha condiviso come per il Dipartimento abbia avuto valore essere presenti a questo momento, per avere un’occasione di incontro e perché questo incontro contribuisce a dare un senso profondo al lavoro di gestione che il Dipartimento porta avanti per promuovere l’esperienza. Assieme ad Antonello Fornaro ed Alessia Damizia che fanno parte dello staff che si occupa dell’estero e dei CCP, la dott.ssa Massoli si è assunta un impegno per i Corpi Civili di Pace, insieme ad enti e giovani, lasciando la propria impronta blu su un telo bianco preparato per il momento finale, significante un cammino di coinvolgimento comune.
Chi sono i/le 77 giovani Corpi Civili di Pace
Giovani per lo più tra i 26 ed i 29 anni, per il 78% donne e per il 44% con una Laurea Magistrale, con studi principalmente in ambito di Cooperazione internazionale e Promozione della Pace (16), psicologico-educativo (14), Politico-economico-giuridico (15) ed Umanistico (12). Non mancano però anche giovani con un diploma di scuola secondaria (14%) o un master di 1° e secondo livello (18%) e con background formativi in altre aree come quella Tecnica (ingegneria, informatica, chimica..)(5), Sanitaria (3), nell’ambito della Comunicazione (3), Agro-zootecnica e naturalistica (2) ed Artistica (2). Questo è quanto emerge dal questionario che i giovani e le giovani CCP hanno compilato nei giorni precedenti l’avvio al servizio.
Sono giovani con una spinta di motivazione ed impegno molto alti: il 57% ha già seguito percorsi di formazione ed aggiornamento sulla Pace e Trasformazione dei conflitti e l’81% ha già svolto il Servizio Civile Universale, in Italia (14%) o all’estero (85%). La maggior parte di loro, il 90%, ha già avuto esperienze di permanenza all’estero per motivi di studio, lavoro o volontariato ed il 53% ha partecipato personalmente ad iniziative volte a promuovere la pace. Sale la percentuale dei “si” alla domanda “hai mai avuto esperienze di volontariato”: il 98%, principalmente in ambito educativo (56), della Tutela dei Diritti Umani (40) ed in ambito assistenziale (32). Tra le motivazioni principali che hanno spinto i giovani e le giovani a candidarsi per l’esperienza dei Corpi Civili di Pace svettano il desiderio di inserirsi nel mondo della Cooperazione Internazionale (37 risposte) ed acquisire competenze e tecniche specifiche in materia di gestione dei conflitti (33 risposte), al terzo posto con 25 risposte il desiderio di dare un contributo concreto per la promozione della pace.
Durante la formazione, presente anche Gloria Volpe in qualità di osservatrice per un’attività di ricerca sui Corpi Civili di Pace all’interno del neonato Dottorato in Peace Studies dell’Università La Sapienza di Roma
Ora gli Enti ed i giovani e le giovani volontari/e sono impegnate nel resto della formazione generale e specifica pre-partenza. Non sono gli unici Corpi Civili di Pace: altri e altre 26 giovani in servizio con Acque Correnti Ets, Amesci, Avsi ed Agora’ Oreto si aggiungono ai 77 che prestano servizio con uno degli Enti Cnesc, per un totale di 101 giovani impegnati in azioni di pace all’estero ed in Italia.
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