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Albania Caschi Bianchi

Così vicina eppure così lontana

Silvia Grandis, 19 anni compiuti il giorno in cui ha iniziato il suo anno di servizio civile, dopo aver concluso gli studi ed essersi diplomata in architettura, ha deciso di buttarsi in un’avventura di condivisione e cittadinanza attiva. Un’esperienza che potesse aiutarla a crescere scontrandosi con diverse personalità e culture, un’esperienza che potesse cambiarla per sempre.

Scritto da Silvia Grandis, Casco Bianco Apg23 a Nenshat

Così vicina eppure così lontana, l’Albania entra nell’anima e affonda i suoi artigli; le sue contraddizioni e i suoi paradossi ogni giorno sorprendono, strappano un sorriso o un’imprecazione. Mi sento un’anima di passaggio, che coglie ogni cosa, occhi, orecchie e voce, quella voce che rimane nel silenzio qui, circoscritta in questi pochi acri di terra che chiamano Nenshat. Mi trovo in questo caos che trova comunque un suo ordine e non posso tacere. Sono di passaggio ma sulla terra che calpesto restano le impronte. Nenshat è un piccolo villaggio che si mantiene da solo, pochi lo conoscono, tanti lo ignorano, la tradizione è viva nelle sue bellezze e nelle sue contraddizioni, è alienante e distrugge tutte le tue certezze per crearne di nuove, più consapevoli. È qui che vivo, in una comunità terapeutica, ogni giorno è una routine, eppure non finirò mai di stupirmi, quello che fino a poco fa sembrava impossibile credere adesso è normalità: la luce che va e viene, lavarsi al lago, tagliare la legna con l’accetta, rincorrere galline e conigli, camminare per strada con un branco di cani randagi che ti pedinano, strade dismesse, carri trainati, greggi e mucche che ti bloccano la via. Sembra una favola di altri tempi, invece è la realtà che le persone vivono qui sulla loro pelle.

Ogni mattina le donne del villaggio escono a raccogliere la legna e la caricano sulle spalle, porgo un saluto, con così poco il loro volto risplende nei loro occhi circondati da rughe; gli uomini piantano le radici sulle sedie dell’unico bar nelle vicinanze, i bambini scendono in città per vendere il formaggio casereccio, il giorno passa lavorando la terra, l’unica fonte di approvvigionamento. La sera tutte le luci si spengono, restano sole le stelle ed il sottofondo delle canzoni tradizionali che riempiono il silenzio.
Tutto scorre e mi colpisce come in questa realtà, bellezza e brutalità riescano a convivere, questo mi spinge a non restare nel silenzio; esiste la violenza sulle donne, persone innocenti vengano condannate, droga, scommesse, sfruttamento, corruzione. Ma tutto scorre, scivola come l’acqua sulle foglie, la verità spesso rimane taciuta e in un attimo quel silenzio tanto piacevole diventa assordante. Vedevo solo un piccolo tassello di questo sistema infinitamente complesso e tutto ciò che ho colto non lo lascerò taciuto.

È bastata una scintilla per accendere un fuoco. Era un giorno come gli altri quando è venuta la polizia al villaggio, per portarlo via, avevo dei sospetti che le voci nell’aria mi hanno confermato, picchiava sua moglie.
Sono passati 3 mesi ormai, lui non è qui e lei continua la sua vita, solita routine ma c’è qualcosa di diverso ora, vive per se stessa e non più nella paura. E’ bastata questa scintilla per innescare un sentimento di giustizia, vivere in libertà ed in sicurezza è un diritto fondamentale di tutti, nessuno lo può tangere.
Non smetterò di testimoniare ciò che vivo qui, ci sono storie che non possono non essere raccontate. Non sono storie di supereroi, ma di eroi veri. E’ di questo che il mondo ha bisogno, chiunque può essere un eroe se solo ha il coraggio di provare.

Nenshat
Nenshat è un piccolo villaggio che si trova nella prefettura di Scutari, a Nord dell’Albania. Tutta la regione è montuosa, l’economia della città è legata a piccole attività commerciali e informali. Scutari negli ultimi anni è stata la destinazione di una forte emigrazione proveniente dalle montagne circostanti. La popolazione emigrata proviene da villaggi – come Nenshat – in cui la disoccupazione è molto alta, i lavori sono stagionali (raccolta d’erbe officinali, taglio della legna, raccolta di frutti di bosco e funghi), le infrastrutture sono quasi inesistenti e la qualità dei servizi offerti davvero bassa.
In base alle stime dell’ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, in rete con altre associazioni che lavorano nel territorio, si ritiene che il 10% della popolazione viva in condizioni di povertà estrema e oltre un terzo in condizioni di media povertà. Il tasso di disoccupazione è del 13% e raggiunge il 22% fra i giovani dai 15 ai 24 anni (INS).

All’interno di questa situazione generale, le categorie più vulnerabili sono le donne e i bambini. I minori fino ai 14 anni costituiscono il 18,3% della popolazione, il 22% di loro vive al di sotto della soglia di povertà ed il 2,1% in condizioni di povertà estrema. Lo stato di povertà implica per i minori una serie di limitazioni di alcuni fra i diritti umani fondamentali, come quello alla salute o all’istruzione. Per quanto riguarda le donne, il tasso di disoccupazione femminile a Scutari è del 46% ed il gender gap rispetto al salario medio si aggira attorno al 20%: questo si traduce in una condizione di forte vulnerabilità e dipendenza nei confronti dei membri maschili della famiglia, in primis dei mariti. Secondo l’indagine Domestic Violence in Albania: National Population-based Survey il rischio di essere vittime di episodi di violenza domestica aumenta di circa il 30% per le donne che vivono in contesti familiari poveri.

PrecSucc
Nenshat
il villaggio di Nenshat
CB Apg23

13 Luglio 2018/ da Redazione Antenne di Pace

TAG: Dipendenze

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