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Caschi Bianchi Cile

Persone senza fissa dimora in Cile: una vita difficile in un paese super disuguale

Il nostro servizio ci aiuta quotidianamente a conoscere queste difficilissime realtà di vita e per tal motivo ho voluto approfondire questa problematica sociale in Cile“. L’incontro con l’altro, in particolare con gli ultimi e con gli oppressi, permette di dare un volto a cifre e numeri, ad ingiustizia e disuguaglianza: l’articolo di Gennaro sulle condizioni delle persone senza fissa dimora in Cile

Scritto da Gennaro Cataldo, Casco Bianco Apg23 a Santiago

La mensa per i poveri, dove svolgo parte del mio servizio, rappresenta in quest’anno all’estero un tassello importante di un personale percorso di crescita. Ogni giorno al “Comedor Nonno Oreste”, il nostro servizio non si articola solo e semplicemente nel tagliare verdure, nel preparare un pasto caldo o nel lavare i piatti ma è di più. È condividere e creare relazioni.

Sì, spesso è difficile perché molte delle persone di strada che vengono sono più che “brille”, altre invece sono restie a parlare o consumano il loro pasto in maniera fugace, così che diventa complicato iniziare una chiacchierata. Con il passare dei mesi, però, io e i miei compagni ci siamo ambientati e abbiamo sentito la mensa sempre più un luogo dove lavoriamo a nostro agio, grazie anche ai responsabili Placido e Ana. Con lo scherzo o con una battuta, abbiamo iniziato a fare due chiacchiere e a farci conoscere ma soprattutto a conoscere nuove storie di vita. Ora c’è anche chi ricorda i nostri nomi. Tutte piccole ma grandi soddisfazioni che viviamo relazionandoci con le persone senza fissa dimora. Il nostro servizio ci aiuta quotidianamente a conoscere queste difficilissime realtà di vita e per tal motivo ho voluto approfondire questa problematica sociale in Cile con un’analisi il più possibile oggettiva.

Definizione di “Persona en situacion de calle”
“Coloro che per carenza di un alloggio fisso, regolare e adeguato dove passare la notte, pernottano in luoghi pubblici o privati oppure che trovano residenza notturna, in forma temporanea – pagando o meno per questo servizio – in residenze, luoghi di ospitalità o ostelli gestiti da istituzioni pubbliche e private”

La definizione riportata è quella adottata dal Ministero dello Sviluppo Sociale cileno per le “Personas en Situation de Calle”, cioè le persone che vivono per le strade del paese sudamericano. Nel 2011, il Cile ha avviato il secondo censimento, denominato Catastro Nacional, degli individui senzatetto, contando così 12.255 persone che vivono senza fissa dimora. Il Ministero stima che ce ne possano essere molte di più (circa 15.000 in totale) in quanto alcune aree del paese non sono state completamente coperte dal censimento. L’indagine demografica e tutte le informazioni raccolte, di seguito riportate, sono state sviluppate sugli ultimi dati ufficiali, risalenti proprio al censimento del 2011. I dati presentati potrebbero essere interessanti non solo perché permettono di poter stimare quanti rientrano nelle fasce più deboli e povere della popolazione ma soprattutto per la possibilità di tracciare le principali caratteristiche delle persone senzatetto cilene.

L’indagine demografica
Leggendo i dati risulta che l’84% dei senzatetto sono uomini e che l’età media degli intervistati è di 44 anni. Da sottolineare anche il numero di bambini ed adolescenti che purtroppo vivono per la strada: 725. Circa il 23,9% e il 27% sono rispettivamente gli adulti e i minori che hanno vissuto per strada per meno di un anno, il 28,5% e il 31% per un periodo compreso tra uno e cinque anni, ben più alta (37,9%) è la percentuale di adulti che sono senza fissa dimora da almeno o più di cinque anni mentre 15% è la percentuale dei minori per lo stesso periodo di tempo. Inoltre per la fascia infantile-adolescenziale è stato rilevato che il 53% abbia vissuto almeno una volta in centri o case di accoglienze per minori.
Il Catastro Nacional ha evidenziato anche le principali infermità fisiche e mentali che colpiscono la salute dei senza fissa dimora cileni. Principalmente tali soggetti hanno difficoltà di mobilità (29,3%), a cui seguono problemi di cecità e di sordità. Rappresentano rispettivamente il 6,5% e l’1,9% coloro che soffrono di schizofrenia o sono stati colpiti dal cancro. Inoltre il 41,5% degli intervistati dichiara di avere dipendenza dall’alcol mentre il 19,9% dalla droga.

Le informazioni raccolte hanno anche permesso di fare una stratificazione per grado di istruzione. Per quanto riguarda i minori, circa il 70% non frequenta la scuola. Tra gli adulti abbiamo che il 40,3% non ha completato l’insegnamento basico (le nostre scuole elementari-medie) rispetto al 14,5% che ha portato a termine il primo ciclo di studi. Il secondo ciclo di studi, cioè l’insegnamento medio (le nostre scuole superiori), è stato portato a termine dal 16,9% contro il 22,2% che non l’ha completato. Il 5,2% ha seguito uno o più anni di università.

Inoltre i dati raccolti nel censimento del 2011 offrono un quadro, più o meno generale, delle principali attività lavorative e pseudo-lavorative che sono svolte dalle persone senzatetto cilene per racimolare un po’ di soldi per sopravvivere. 68,3% è la percentuale di individui senza fissa dimora che lavorano, vale a dire 7.765 persone. In ordine di frequenza le principali occupazioni svolte sono: 1) Vendita ambulante; 2) Servizi di pulizia industriale o nelle strade pubbliche; 3) Parcheggio; 4) Cartonaggio e riciclaggio; 5) Lavori saltuari; 6) Carico e scarico merci; 7) Lavori agricoli; 8) Lavori edili.

I principali fattori che hanno portato a vivere in strada
Sono molteplici i fattori di carattere personale, familiare, culturale e sociale che conducono a questa realtà di vita. Ad esempio tra le principali cause troviamo:

Eventi traumatici e/o stressanti: tali situazioni sono perlopiù riconducibili a problemi di natura economica, alla morte di un familiare o anche legate alla separazione/divorzio dal coniuge; Allontanamento e rottura dei legami familiari: il 36,9% degli intervistati ha dichiarato di avere problemi con la famiglia. La rottura dei rapporti familiari nella maggior parte è frutto di pregresse violenze, aggressioni, maltrattamenti o la perdita di persone care; Abbandono scolastico: il 53% ha lasciato la scuola prima dei 12 anni; Ingresso nel mondo del lavoro in condizioni di precarietà ed in assenza di protezione sociale: in merito a questo punto si può osservare che solo il 31% ha beneficiato di un contratto di lavoro; Povertà materiale: il 13,8% dichiara di vivere in condizioni di povertà materiale assoluta, di cui il 78% per mancanza di denaro; Assenza di programmi di reinserimento sociale per ex detenuti o per coloro che presentano precedenti penali: uno su dieci delle persone intervistate dichiarano di vivere per strada a seguito di problemi con la giustizia, la metà di questi afferma che i propri precedenti penali impediscano un nuovo inserimento sociale; Problemi di salute e disabilità mentali: il 36% soffre di problemi di salute legati principalmente ad una disabilità o infermità fisica permanente, il 29% per una disabilità o infermità mentale e il 26% per un’infermità cronica; Consumo problematico di alcol e droghe: il 15,5% delle persone intervistate dichiara che l’alcol è la principale causa che ha inciso nel loro vivere in strada mentre l’8,9% considera come causa principale l’uso di droghe.

L’impegno del Cile per i suoi cittadini senza fissa dimora
Nel 2006, lo stato cileno lancia il “Programa Calle”, la cui finalità era di migliorare le condizioni psicosociali e il benessere delle persone senza fissa dimora. Tale programma nel 2012 passa sotto la giurisdizione del “Subsistema de Seguridades y Oportunidades” che crea un nuovo programma sociale chiamato “Etico Familiar”. Quest’ultimo ha l’obiettivo di offrire sicurezza sociale e opportunità che possano promuovere l’accesso a migliori condizioni di vita per i senzatetto e per le loro famiglie. A partire dal 2013, viene così a crearsi una nuova relazione con le persone che vivono per strada, offrendo gli strumenti e le prestazioni necessarie per garantire il miglioramento delle loro condizioni di vita e soprattutto permettendo loro di non vivere più per strada. Concretamente il “Programma Calle” prevede un accompagnamento personalizzato che, a sua volta, si divide in psicosociale e sociolavorativo.

Il primo è incentrato sul “rafforzamento e lo sviluppo delle capacità funzionali delle persone, affinché possano migliorare le loro condizioni di vita” mentre il secondo punta allo “sviluppo delle abilità e competenze che permettano di migliorare le condizioni occupazionali e favorire l’inserimento lavorativo”. Accanto ad un’assistenza di tipo personalizzato, è previsto l’inserimento delle persone aiutate dal programma in una “rete di accesso preferenziale a servizi di sostegno e ai programmi sociali che siano di complemento al processo di riabilitazione dei beneficiari”. In ultimo non manca anche un sostegno più materiale, consistente in trasferimenti monetari temporanei.

Nonostante una forte e rapida crescita economica (ormai dimezzata) che l’ha reso uno dei paesi più sviluppati e ricchi del Sud America, il Cile è allo stesso tempo anche tra i paesi più diseguali del nostro pianeta, dove il 10% più ricco della popolazione possiede un reddito 27 volte superiore a quello del 10% più povero.

I dati riportati diventano dunque una rappresentazione analitica, per non dire asettica, di una problematica sociale quanto umana ben più profonda, che si costella di migliaia di storie di vita spesso fatte di sofferenza, violenza, pregiudizi e dignità lesa. Storie di vita schiacciate da un’ingiustizia socioeconomica mondiale ma che in Cile sembra ancora più marcata ed emblematica, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

NOTA:
La sintesi dei dati raccolti dal secondo censimento, “Catastro Nacional”, del 2011 è stata possibile grazie all’analisi del volume dal titolo “Metodologia Programma Calle”, redatto dal Ministero dello Sviluppo Sociale del Cile. Una copia di questo volume mi è stato fornita gentilmente da Lucy Ortiz, un’assistente sociale cilena che svolge parte del suo lavoro presso la mensa “Comedor Nonno Oreste”.

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