Prima di partire per il Servizio Civile faceva il programmatore e non soddisfatto, ha scelto di provare questa esperienza. Ora è Casco Bianco a Bucarest, in Romania, con Apg23. Vive in casa famiglia ed è coinvolto nel servizio di strada, in un centro diurno per senza fissa dimora ed in un doposcuola nel quartiere Rom. Svolge anche animazione in un orfanatrofio e supporto in un centro per disabili.
Ecco di seguito il racconto di Andrea.
“Sto tornando da Matasari per la seconda volta da quando sono qua in Romania. Sto rientrando a casa dopo una settimana passata con un gruppo di ragazzi provenienti da varie comunità terapeutiche, li ha portati qua don Federico: un sacerdote che lavora da molto tempo con ragazzi tossicodipendenti e con i giovani in generale. Li ha coinvolti in questa esperienza per mostrargli situazioni di persone più o meno sfortunate di loro (diversamente sfortunate) e per farli ragionare su come accettare le sofferenze provate e perdonare le persone che li hanno fatti soffrire, ed anche per perdonare se stessi.
A Bucarest abbiamo fatto animazione in un orfanotrofio, a Chitila visitato il quartiere Rom, il centro Don Orione dove sono accolti bambini e ragazzi disabili, i frati di Madre Teresa. Abbiamo ascoltato Fra Gennaro che ci raccontava il loro lavoro con i senzatetto, incontrato un’associazione che si occupa di persone vittime di tratta, un’azienda che offre lavoro a ragazzi/e siero-positivi. A Matasari abbiamo visitato il paese, dove ho notato l’estrema povertà, e fatto animazione con i bambini in piazza.
Devo ringraziare tutti i ragazzi che hanno partecipato: mi hanno insegnato tanto e mi sento fortunato ad aver condiviso questa esperienza con loro. È stato diverso andare nei posti dove di solito faccio già attività, con loro: vederli crollare davanti ad un bambino disabile fermo a letto o bloccarsi di fronte ai bambini dell’orfanotrofio. E’ stato toccante.
Anche grazie a queste visite, sono riusciti più o meno tutti ad aprirsi un po’ rispetto al loro passato, alle sofferenze che hanno sopportato e che li accomuna ai ragazzini con cui giocavano.
Storie che – ho pensato – si crede di vedere solo nei film, di figli picchiati da padri ubriachi, di bambini abusati, venduti, abbandonati, ragazzi che se li incontrassi, probabilmente capiresti la loro voglia di dimenticare, per un po’, tutto quanto. Oppure più semplicemente storie di persone normali, di ragazzini viziati, offesi, schiacciati da genitori accecati da se stessi.
Credo che le esperienze fatte non siano state l’unica cosa che li ha aiutati. È stato fondamentale pregare. Pregare insieme, sentirci dire che siamo amati, che abbiamo almeno Un amico vero. Pregare di poter rompere gli schemi che la vita ci ha insegnato, quelli che ci hanno portato a chiuderci, a sentirci inutili, ad invidiare gli altri, ad essere egoisti. A cercare qualsiasi cosa per farci male invece che per farci bene.
Chiedere quindi di diventare come dei bambini, quelli che stanno in quei letti e non si posso muovere per esempio. Che nella loro tenerezza, nella loro fiducia, nella loro semplicità, sono capaci di meravigliarsi. E quindi sono anche capaci di piangere. E quindi sono capaci di dire grazie. E quindi sono capaci di imparare.
Questa esperienza ha aiutato tanto anche me a ripensare alle mie paure in relazione al mio passato ed ho scoperto che è veramente importante. Per cui grazie!”
I Frati di Madre Teresa svolgono la loro attività con persone senza fissa dimora, il loro apostolato comprende il servizio di strada, un centro diurno ed un centro residenziale.
Il servizio di strada si svolge il lunedì ed il martedì mattina: il primo passo è conoscere le persone, i giovani che vivono nelle stazioni, nelle baracche, nei canali sotterranei di Bucarest, cominciando a costruire una relazione di amicizia e fiducia. La maggior parte delle persone che vivono in strada hanno perso la fiducia non solo nella società, nelle relazioni familiari e in quelle con gli altri, ma anche verso sé stessi. Molti sono segnati da storie tristi come l’abbandono da parte dei genitori, la vita in orfanotrofio, e dalle difficili condizioni della vita in strada. La conseguenza più frequente è rifugiarsi in alcool e sostanze stupefacenti.
A queste persone, oltre che latte e biscotti, viene portato ascolto e l’invito al centro diurno.
Il mercoledì ed il giovedì al centro diurno vengono accolti un giorno gli uomini ed il giorno seguente le donne. Gli viene offerta la colazione, la possibilità di una doccia, di cambiarsi, di lavare i vestiti sporchi, chiacchierare, giocare, andare a Messa e mangiare assieme. Le affluenze sono elevate, fino alle 60 persone, soprattutto durante il giorno degli uomini.
Il centro residenziale può ospitare fino a 15 persone, le quali vengono raccolte dalla strada o arrivano grazie alla segnalazione di altre associazioni. Si tratta in particolare di persone con problemi di salute, anziani o disabili.
I Frati vivono insieme alle persone accolte in un clima famigliare, chiedendo a ciascuno di collaborare secondo le proprie capacità. La sera, prima di andare a letto, concludono la giornata con la preghiera.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!