• Elena Rossini

Caschi Bianchi Tanzania

I conti in tasca

Una analisi tra i prezzi dei prodotti di consumo di Tanzania e in Italia, può essere uno spunto di riflessione sullo stile di vita che ciascuno può, o vuole, adottare.

Scritto da Maicol Lucchi, Casco Bianco a Iringa

Chi non si è mai recato al supermercato per far la spesa? E magari dare un’occhiata al carrello del vicino e fare un commento tra se e se vedendo che ha appena comprato un televisore dell’ultimo modello con tecnologia al LED 40’’? Forse notare un televisore nel carrello del vicino è un attenzione solo di alcuni, ma tutti, chi più chi meno, un’occhiatina girando tra una corsia e l’altra la buttano al carrello del  vicino. Soprattutto se pieno, e per i commenti certe volte non si va al risparmio!

Oppure chi trovando nella buca delle lettere uno di quei giornalini pubblicitari dei supermercati, non guarda le varie offerte proposte, dal prosciutto al cellulare, dai quaderni di scuola alla lavatrice?!

Partendo proprio dalle abitudini senza tempo, come fare la spesa, possiamo intuire quale società si incontra qui ad Iringa (Tanzania) e come ognuno di noi, sapendo quanto può permettersi di spendere, decida quale stile di vita può concedersi, o vuole concedersi.

Ci troviamo ad Iringa, una cittadina di circa 300mila abitanti, gli edifici a due piani sono molto pochi e la città è molto estesa, seppure citata nelle guide turistiche non è sicuramente il turismo la sua base economica. Sono stati scelti diversi prodotti di uso quotidiano e li ho confrontati con i prezzi in Italia. In arancione sono indicati i prezzi in Tanzania, in blu i prezzi in Italia.

Le prime osservazioni sono legate ai prezzi su beni diffusi su larga scala, si parla di prodotti come la Coca Cola che, qui ad Iringa, risulta avere lo stesso prezzo sia al supermercato sia al ‘bar’. Altre bevande come la birra ha prezzi accessibili (TZS 1500 pari a 0,68 € per mezzo litro di birra in bottiglia). Per una bottiglia d’acqua da 1,5 litri sono necessari mille scellini (0,45 €), mentre in Italia troviamo l’acqua in bottiglia  a un prezzo molto inferiore (si parte da 0,15 centesimi per un litro e mezzo d’acqua). Se l’attenzione la spostiamo sull’acqua dell’acquedotto in Italia e in Tanzania sono rispettivamente di 1,00 – 1,35 € al metro cubo e di 680 Scellini, poco più di 30 centesimi di euro, ma bisogna aggiungere che pochi si possono permettere l’acquedotto direttamente in casa, e che comunque prima di berla è fortemente consigliato bollirla. Parlando di bollette, vengono subito in mente anche quelle dalla luce e del riscaldamento, ma trascuriamo la seconda dato che nessuno qui necessita di riscaldare la casa in nessun periodo dell’anno. Se per esempio la nostra bolletta della luce in Italia è di 70 € ogni due mesi, per gli stessi consumi di energia elettrica qui si avrebbe una bolletta che si aggira sui 35 € (circa 75mila scellini). L’impianto elettrico è più diffuso nelle case, ma meno diffusa è la possibilità di riuscire a pagare la bolletta, e come per le ricariche telefoniche, è attivo un servizio in cui è possibile decidere quanta elettricità (misurata in KWh)  per cui una volta terminata la ricarica non si ha più la corrente in casa.

Passiamo ora ai cellulari. Qui sembra che ognuno possegga un cellulare con diversi numeri di telefono, questo perché il costo delle chiamate tra compagnie telefoniche diverse è molto alto. Sono indicati sopra i prezzi per chiamate per la stessa compagnia. Merita un’osservazione il taglio delle ricariche disponibili:  da 300, 500, 1000, 2000 o 5000 Scellini. Quindi la più grande disponibile risulta essere pari a circa 2,50 €, mentre la più piccola è di appena 14 centesimi.

Ora facciamo un passo in avanti analizzando il potere d’acquisto, cioè come è possibile spendere il proprio stipendio mensile, qui e in Italia. Conosciamo lo stipendio minimo salariare per un lavoratore dipendente  e regolare per i lavori più diffusi ad Iringa, 72000 Scellini al netto di tasse, circa  33 €, e lo stipendio di un metalmeccanico in Italia, la categoria di operai più diffusa in Italia, il retributivo mensile dal 1° settembre 2009 per un operario di 2a categoria è di  1.246,75 €. Torniamo a guardare i prezzi pensando di avere lo stipendio tanzaniano e ricordando che anche qua un mese ha 30 giorni, provando così a farci due conti in tasca.

Per valutare il potere d’acquisto si sono percorse due strade, la prima considerando il budget che ha a disposizione settimanalmente un operaio in Italia e un lavoratore ad Iringa (lo stipendio diviso  per le  settimane del mese). Si è espresso in valori percentuali quanta parte dello stipendio necessita ogni singolo prodotto;  La seconda,  prendendo sempre un quarto dello stipendio, osservando quante volte è possibile comprare il prodotto in Italia o a Iringa.

Se per esempio in Italia per un chilo di riso abbiamo bisogno di una piccolissima parte dello stipendio (pochi euro sui 300 disponibili settimanalmente), qua necessità di quasi un decimo, come se in Italia avendo disponibili 300 alla settimana, dovessi spendere quasi 6,00 euro per un chilo di riso! Possiamo fare considerazioni analoghe per gli altri prodotti.

Se ipotizzassimo di vivere una settimana con solo latte, in Italia potremmo comprare 224 litri a settimana, mentre qui solo 18 litri. Possiamo cosi fare le stesse considerazioni, su quanto pane si può comprare, o capire la diversità dell’influenza nel bilancio familiare delle medicine per le malattie più comuni. Avendo scelto dei prodotti necessari possiamo intuire che in Italia una piccola parte del proprio stipendio è necessario per acquistarli, mentre ad Iringa la situazione è molto diversa.

Un altro indice per valutare il tenore di vita è osservando il taglio delle banconote: la più grande disponibile è quella da 10000 Scellini (5,43 €), intuiamo così le cifre che possono avere la maggior parte delle persone nel portafoglio.

Le riflessioni  di questo lavoro sono nate dal desiderio di andare oltre la concetto che la maggior parte delle persone vive con un dollaro al giorno (poco meno di un Euro), ma dal chiedermi cosa posso comprarmi con un dollaro al giorno?! Perché evidentemente è molto più faticoso vivere in Italia con un dollaro al giorno  (i prezzi son più alti).

Osservando il potere d’acquisto qui ad Iringa, si può constatare che buona parte dello stipendio, se non tutto, è necessario per la spesa alimentare, o per beni di prima necessità. Si è considerato il valore di stipendio più diffuso ad Iringa, e questo valore può essere anche criticato, ma parlando con le persone del posto, è considerato un buono stipendio uno stipendio di circa 120000 Scellini al mese (54 €). Anche questo può far capire il range in cui possono variare gli stipendi.

La diffusione nel territorio quasi capillare di bevande (Coca Cola e Birra) e di luoghi in cui è possibile comprare le ricariche telefoniche anche di piccolissimo taglio mostra la politica commerciale delle grandi aziende o di multinazionali. Come in Italia, il prezzo della benzina influenza il costo di ogni prodotto. Se in Italia l’influenza risulta più diretta su ogni cittadino perché quasi tutti posseggono un’auto in famiglia, qui la situazione è differente, pochi possono permettersi un auto, ma quando l’aumento del prezzo del petrolio fa aumentare i prezzi della spesa alimentare, iniziano a sorgere grossi problemi.

Altre osservazioni spero le aggiungerete voi, pensando ai diversi stili di vita che è possibile concedersi, qui o in Italia, pur facendo la stessa fatica al lavoro.

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