• Chalna - Bangladesh foto di Adriano Visone 2010

Bangladesh Caschi Bianchi

In Bangladesh giocano di prima

Tempo di mondiali. Mentre scrivo si giocano i quarti, non si parla d’altro. Anche in Bangladesh si parla di calcio! Come discutere di slalom gigante a Beirut.  Ma è l’entusiasmo che conta!

Scritto da Adriano Visione Casco Bianco con Apg23 a Chalna

II Bangladesh ha due tifoserie. Brasile e Argentina. È un fenomeno sociale. Dappertutto spuntano bandiere bianco azzurre o giallo verdi, anche se molti di loro non sanno dove si trovino questi paesi. Presenti anche alcune minoranze (Germania, Italia… qualcuno Spagna). Sui tetti delle case, alle finestre, nei bazar. Spuntano altissimi bambù. Pali eccellenti per questi stendardi colorati. Sulle scuole, tutti gli edifici pubblici e persino su autobus e barche. Fortunatamente, chiese, moschee e tempi hindu risparmiati. Per ovvie ragioni.

Ho cercato spiegazioni. Perchè Brasile? Perchè Argentina?! Non l’ho capito.

A calcio qui si gioca! Eccome!!! È incredibile ma proprio qui si ritrova il sapore del calcio vero. Quello buono. Pulito. E anche molto divertente.

Ci sono regole non scritte. Tipo che se c’è una mucca in campo non è un problema. Basta non stia ferma nell’area di rigore. Può tranquillamente girare per il campo. Guai a schernirla!! Una tribuna Hindu  potrebbe accendere tafferuglio. Di solito, è preferibile  metterla come trequartista. Ma c’è mucca e mucca.

La mia prima partita bengalese, uno shock! Un bovino adulto in contropiede! Al momento si resta basiti. Poi ti abitui. E ti smarchi con disinvoltura sulla destra. Quasi senza farci caso.

Riconoscere i giocatori è un bel problema. Per un bianco è quasi impossibile. Il nome sulla maglia non esiste. Ma vige la regola internazionale: 1 portiere (anche volante, nel senso di avere la licenza di sconfinare e andare a fare goal), 2 e 3 terzino destro e sinistro, il 4 una vita da mediano, il 5 lo stopper che legna, 6 il libero che fa fuorigioco -per un bengalese, un concetto vago. Il 7 l’ala destra guizzante, l’8 una mezzala oppure quello senza ruolo, il 9 centravanti di peso, l’11 la seconda punta e il 10 tutto il resto: quello che il nostro calcio malato, i nostri salotti televisivi chiamano il  trequartista e di solito ha la fascia da capitano.

Le maglie sono personalizzate. Ognuna di una squadra di calcio diversa. Da quelle famose, alle meno conosciute squadre di qualche torneo di calcetto paesano. Ho visto Mondol correre con scritto “SAVICEVIC”!Grandioso! Nei campetti di Khulna appaiono nomi di campioni ormai nel dimenticatoio. O a cercar fortuna in Giappone. Savicevic a Khulna correva come il vento. Era scuro ma non importa. Un’azione in solitaria. Che emozione vedere ancora quella maglia.
Gli stranieri in squadra, per il momento, qui non esistono. Al massimo col Club Chalna può giocare uno di Chunkoli. In linea d’aria sono 6 km. Le regole della campagna acquisti sono rigide. C’è un tetto massimo oltre al quale non si esce. Bravi centravanti che valevano anche tre o quattro capre, acquistati per una cassa di manghi. Freschi!

I campi da calcio sono improvvisati su terreni al limite delle possibilità umane. Prati pascolati da ovini. Strade di sassi. Risaie che il contropiede lo devi fare a stile libero. Qui i campi da calcio non li hanno mai avuti! Ma si gioca! Eccome!
Si improvvisa facilmente una partita e le squadre si fanno ancora col vecchio sistema bim bum bam, naturalmente in versione bengalese.
Se vieni scelto per primo sei il fenomeno del giorno. Se ultimo, sei certo di finire in porta. Che poi… la porta?! Esistono i due pali. Possono essere due bashi (bambù) piantati al momento, che sporgono con punte acuminate. O due mucchietti di sterco. Ancora caldo. La traversa invece… è una linea immaginaria comune, molte volte adattabile all’altezza del portiere.

Il pallone di cuoio è solo per competizioni di un certo livello. Oppure chi ha la fortuna di avere uno ricco nella stessa squadra. Se no si gioca con una specie di vecchio Tango. Che se ti ci siedi sopra diventa una palla da rugby. Gonfiato a circa 3 atmosfere. È il meglio che può fare Gobindo soffiando con la bocca contro la valvola. Se và male resta il super tele deluxe made in Corea.

Il proprietario del pallone gioca sempre! Non và quasi mai in porta, anche se è il più scarso di tutta l’Asia e, se gli và, può sospendere unilateralmente la partita già persa e andarsene tra i fischi della para (è il quartiere bengalese).

La prova tv è una bufala! Qui c’è la giustizia popolare. Era linea o fuori? O dentro? Era mano? Fallo? Decide la gente. In maniera democratica la folla invade il campo. I primi ad accorrere sono i parenti, di solito mai sotto la ventina. E tutti assieme si parla contemporaneamente
La seduta può durare anche delle ore ma poi si arriva alla conclusione. E si rispetta il verdetto! È legge!Ma quale Fifa! Blatter in Bangladesh non ha voce in capitolo.
Le scarpe da gioco. Roba da ricchi! O te le regala un italiano di passaggio. Ma non è mai il numero giusto. Almeno 2 numeri in più. Non c’è problema. Il trucco sta nel mettere più calzini. Ricorrendo in alcuni casi anche a quelli invernali. O giochi scalzo! Come fanno tutti!
Giocare scalzi per anni lascia i suoi segni. I piedi cambiano. Ogni essere si adatta all’ambiente in cui vive. La pianta aumenta di spessore. Impenetrabile! L’alluce si gonfia. Perde l’unghia a causa degli innumerevoli tiri di punta. Tra l’altro stilisticamente scorretti e fischiati dal pubblico!
Impensabile per un bianco giocare a queste condizioni. Bisogna essere stupidi! Io c’ho provato. Non mi sono accontentato di correre per il campo. Ho battuto una punizione. Poi sono uscito. Mi scendevano le lacrime. Non per la commozione di aver fatto rete. Ma per l’ematoma. Ho messo il ghiaccio. Molto!
I bengalesi giocano di prima. Sempre! Lo stop praticamente non se lo fila nessuno. Anche se hanno un discreto controllo di palle. Incredibile! Và molto il gioco aereo. Calci volanti. Stacchi altissimi. Holiver Hatton e Mark Lenders le giovanili le hanno fatte in Bangladesh! È anche vero che i falli fanno molto male. È un misto tra calcio e full-contact. Ho visto ragazzi che si rialzano dopo falli che, se fatti in Italia, non ti rialzi per delle ore. Altro che i nostri attori della simulazione. Siamo in Asia, Bangladesh! In un paese dove lo sport nazionale è il cricket! Il cricket! E loro quando giocano a calcio, giocano! Vederli è uno spasso.

Sono italiano. E fiero di esserlo. Ma provo un po’ di invidia. Perché quel gioco da noi adesso non esiste più!

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