• Cb Apg23, 2010

Caschi Bianchi Cile

Desiderio di condividere

Due testimonianze a caldo, dopo la notte del 27 febbraio.

Scritto da Marco Andrea Facchinello e Serena Molineris

E’ la notte del sabato 27 febbraio, sto dormendo e il mio letto incomincia a muoversi; improvvisamente mi sveglio, non capisco cosa stia succedendo, mi sento come smarrito. Capisco che si tratta di un terremoto e quasi istintivamente penso di mettermi sotto al letto. Poi mi alzo e  non riesco a rimanere in equilibrio, il pavimento si muove come fosse una giostra, un rumore forte e orribile si somma alle voci e alle grida delle persone con  cui vivo, un insieme i suoni che è rimasto indelebile nella mia mente. Mi urlano di uscire, apro la  porta della mia stanza e mi arrivano immagini confuse, tutti stanno uscendo  dalla casa per recarsi nel giardino. Intanto nella casa la luce sparisce e incominciano a cadere oggetti dalle pareti e dai mobili. Siamo tutti fuori in giardino, ci ritroviamo quasi inconsapevolmente stretti in un abbraccio: alcuni piangono, si disperano…le mie gambe tremano, le palpitazioni del mio cuore sono fortissime, di fronte a me tutto si muove e l’unico pensiero coerente che la mia mente puó concepire è la speranza che tutto possa finire al più presto.

Di quegli attimi ricordo solo la paura, la confusione e una serie di emozioni contradittorie. Solo successivamente sono riuscito a rendermi conto di quanta fortuna avessimo avuto, soprattutto dopo aver visto i disastri accaduti in altri luoghi.

Riflettendo su quello che ho vissuto la prima cosa a cui penso è quanto sia fragile e precario l’individuo di fronte a una catastrofe, a quanto vengano date per scontate molte cose, mai avrei immaginato nella mia vita di passare momenti cosi drammatici…

Marco Andrea Facchinello

Mala suerte? Culo? Non so come definire la mia situazione…

Il terremoto non l’ho sentito e tutte le scosse successive ancora meno..

Qualcuno dice che mi sono evitata un grande spavento, ma ad essere sincera io non mi sento a mio agio. Sento che sto condividendo molte cose con questo popolo: cultura, cibo, arte, relazioni, ma questa esperienza no, poichè mi sorprende sempre in momenti particolari.

Giovedì c’è stata la prima scossa forte dopo quel fatidico sabato e io di nuovo non ho sentito nulla perché ero in macchina.

Mi duole questo, mi fa sentire come un ospite; con questa gente ho condiviso tanto ma non questa paura, non questo dolore. Santiago del Cile, 28 febbraio 2010. Foto Caschi Bianchi Apg23

Il terremoto mi ha sorpreso in Argentina sull’autobus e mi ha lasciato ansia e angoscia, volevo sapere come stavano gli amici…..il Cile;  l’unica possibilità per comunicare con loro era attraverso l’Italia….già….ci dicevano che Santiago era distrutta…. paura e impotenza mi hanno accompagnato per due giorni.

Al rientro il mio primo impatto con il terremoto è stata una vetrina di un negozio pieno di manichini con le gambe rovesciate. Per strada non c’era nessuno, anche la metro era vuota, uno strano silenzio ricopriva il Cile.

Ho percepito quello che la gente ha provato, ma non l’ho vissuto. I bambini sono spaventati e faticano a dormire per la paura di essere colti di sorpresa.IO NO. Vorrei condividere tutto il dolore delle loro sventure, ma la base che li unisce a me manca ed è quello che mi fa sentire un ospite.. prima mi sentivo a casa ora non più..

Voglio condividere con loro lo sforzo di rialzarsi dopo questa tremenda tragedia…Voglio tendere la mia mano verso di loro… VORREI CONDIVIDERE TUTTO

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