• Cb Apg23, 2010

Caschi Bianchi Cile

Ascoltare il cuore: riflessioni

La difficoltà e l’emergenza creano l’occasione per approfondire l’incontro e l’ascolto, di sè e dell’altro.

Scritto da Sarah Denaro, Eugenia Pennacchio e Annalaura Gagnesi

I poveri non hanno tempo per la paura

Il panico sembra un lusso per chi quotidianamente vive il dramma di un’esistenza segnata da difficoltà e sofferenza.

Sarah Denaro

Sono passati appena un paio di giorni dal catastrofico terremoto che ha colpito il Cile. Mi trovo a Santiago dove i danni sono stati pochi ma di paura ce n’è ancora tanta.
Oggi si ricomincia a lavorare, andiamo a casa dei bambini per invitarli a partecipare alle attività dei prossimi giorni; il quartiere in cui lavoriamo è uno dei più poveri di Santiago, La Pintana. Ci aspettiamo lunghe chiacchierate con mamme in preda al “panico terremoto” e invece ci rendiamo conto che qui l’argomento è assolutamente superato, passato nel dimenticatoio, forse perchè chi deve “tirare la cinghia” per andare avanti ogni giorno non ha tempo da perdere con la paura o tutte quelle “patologie post-terremoto” di cui tanto si parla nei giornali. I poveri non hanno tempo per la paura, il panico è un lusso! Santiago del Cile, 28 febbraio 2010. Foto Caschi Bianchi Apg23
Santiago del Cile, 28 febbraio 2010. Foto Caschi Bianchi Apg23
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L’esperienza dell’ascolto

Darsi il tempo di immergersi nell’ascolto profondo di chi vive in prima persona il dramma del terremoto per leggere la realtà con i suoi occhi, per entrare in una comunicazione empatica e cambiare sguardo. Un esercizio a cui non siamo abituati.

Eugenia Pennacchio

La prima domanda che mi ha rivolto qualsiasi persona io abbia incontrato nei giorni successivi al terremoto era sempre la medesima:  dove fossi stata nel momento in cui si erano verificate le scosse, cosa avessi provato in quegli interminabili istanti e se non ci fossero stati problemi nel luogo dove vivevo. Generalmente si passava poi al racconto dettagliato di cosa avevano vissuto loro, cosa era capitato alla loro casa e alla loro famiglia, soffermandosi particolarmente sulle sensazioni vissute e sulle paure, queste ultime sono ancora presenti, anche se celate dalla ripresa di una presunta “normalità quotidiana”.

Tutto ciò che queste persone hanno vissuto lo posso capire solo in parte, in minima parte, perché è un’esperienza che non ho provato direttamente, non essendo stata in Cile quella notte, ed è qualcosa che non posso perciò comprendere appieno, nemmeno facendo ricorso a tutta l’empatia e immedesimazione possibili. Di fronte a questa situazione estrema, scorgo comunque una possibilità positiva per me: quella di sperimentare la virtù dell’ascolto. E’ una pratica a cui generalmente siamo poco avvezzi, essendo sempre maggiormente concentrati su noi stessi, i nostri bisogni, le nostre storie e sensazioni, piuttosto che su quelle degli altri. E’ un tentativo di vedere le cose attraverso un’altra prospettiva, di leggerle secondo degli schemi interpretativi differenti dai miei. E’ una prova che sento potrebbe essere molto importante per me e che, al contempo, spero possa risultare d’aiuto anche agli altri che, mediante la condivisione del proprio vissuto drammatico, possano in tal modo esorcizzare un pó delle loro paure.

Ritrovare l’unità

La difficoltà del momento apre spazi per rinsaldare l’unità tra persone e vivere con intensità la quotidianità della vita.

Annalaura Gagnesi

27 febbraio 2010 mi trovo a Mendosa con gli altri caschi bianchi quando all’improvviso ci arriva la notizia che nella notte c’é stato un forte terremoto nella zona centrale e meridionale del Cile che ha provocato morti e feriti . Mi sono allarmata  pensando a Santiago alla comunitá e alla casa famiglia dove sto vivendo. Le comunicazioni erano interrotte per cui solamente una volta rientrata in Cile sono riuscita a capire cosa stava succedendo.

Il muoversi della terra ha smosso anche la coscienza delle persone.

La precarietá di questo mondo materiale puó essere rasa al suolo in pochi minuti e la vita, che non si riduce solamente al corpo, inzia a prendere una forma piú spirituale. La presa di coscienza che, in queste situazioni estreme, siamo tutti uguali e che al di la di questa corazza fragile abbiamo un’anima, ha permesso alla gente di capire la vera natura dell’ uomo.

Ora mi sembra che tutti si sentano allo scoperto e che questo rompa i pilastri su cui molta gente aveva costruito le proprie vite false. Mamma natura ha dato una grande lezione di vita. Questa situazione la sto vivendo sulla mia pelle. In famiglia si é creata una unitá particolare che ci permette di vivere con piú intensitá i piccoli momenti quotidiani.

Mi sento fortunata di trovarmi qui in Cile e di poter vivere questo momento di condivisione che, se pur difficile, ha svegliato la coscienza di tutti sul vero senso della vita.

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