Santiago del Cile.
Le strade di Santiago nelle ultime settimane sono costellate di propaganda elettorale. Immensi cartelloni con volti, nomi, simboli di partito riempiono ogni spazio libero: dalle piazze agli alberi, dai pali delle luce alle facciate delle case. Giovani, contrattati per l’occasione, sventolano ai semafori bandiere con il nome del candidato di turno e mentre si fa la coda per comprare il pane le persone commentano le ultime notizie dei dibattiti televisivi. Ogni giorno che passa si respira in forma sempre piú forte l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, che saranno anche occasione per il rinnovo del parlamento.
Queste elezioni, che avranno luogo il 13 di Dicembre 2009, rivestono un ruolo importante sia a livello nazionale che continentale. Da un lato, infatti, una vittoria delle destre, che i sondaggi danno come probabile, rappresenterebbe la prima sconfitta della “Concertaciòn” (1) dalla caduta della dittatura di Augusto Pinochet; mentre a livello latinoamericano, dopo il colpo di stato in Honduras, e visto il ruolo importante che il Cile riveste negli equilibri del continente, una vittoria de “ La Alianza por Chile” (2) potrebbe significare una riaffermazione delle forze neoliberali e conservatrici nell’area.
In questo clima di attesa tutti gli organi di informazione sono concentrati sui candidati presidenziali, onnipresenti negli schermi televisivi come nella carta stampata, dei quali si racconta questo ultimo mese di vita pre elettorale ponendo accento alle vicende personali, ai gusti culinari, alla vita famigliare e talvolta anche ai programmi elettorali.
Ma chi sono i quattro candidati, possibili, futuri presidenti?
Santiago del Cile. Cartelli di propaganda. Foto di Irene Antonietti e Alessandro Lodi Cerchiamo di delinearne, tralasciando i pettegolezzi, una breve descrizione che possa far emergere la traiettoria politica e alcuni punti importanti della loro proposta elettorale. Di ognuno sottolineeremo anche cosa stavano facendo l’11 Settembre del 1973, giorno del golpe militare di augusto Pinochet, nella convinzione che questa data continui a rappresentare un momento fondamentale nella storia del popolo cileno.
Jorge Félix Arrate Mac Niven
Sessantotto anni, è il candidato di “Juntos Podemos más” (3). Avvocato, economista, docente universitario, è stato più volte ministro, prima con il Governo di Salvador Allende (1972 – 1973) e successivamente con i Governi della Concertación (1992 – 1994 all’Educazione; 1994 – 1998 al Lavoro), oltre a ricoprire l’incarico di Ambasciatore in Argentina tra il 2000 e il 2003. La dittatura lo costrinse a 14 anni di esilio, durante i quali si rese attivo nella riorganizzazzione dei partiti della sinistra cilena. Tornato in patria nel 1987 entrò nel comitato centrale del partito Socialista rimanendovi fino al 2009 quando, ritenendo esaurita e superata l’esperienza politica della Concertación, aderisce al Partito Comunista per lavorare all’apertura di un nuovo ciclo politico a sinistra. Santiago del Cile. Jorge Arrate. Foto scaricata da siti internet
Arrate si presenta come l’unico candidato alternativo al sistema neoliberale e propone con forza la convocazione di una Assemblea Costituente, eletta con sistema proporzionale, per riformare in maniera sostanziale la Costituzione. Molte sono però le accuse di incoerenza che gli sono rivolte: da un lato la Concertación gli ricorda le posizioni moderate spesso assunte all’interno del Partito Socialista apparentemente non coerenti con il suo attuale radicalismo; dall’altra alcuni membri del partito Comunista lo accusano di tenere rapporti troppi stretti con Eduardo Frei. Per lo stesso motivo il Partito Umanista ha abbandonato la coalizione Juntos Podemos más sostenendo la candidatura di Ominami.
L’11 settembre del 1973 Arrate, ministro del Governo Allende, era di ritorno a Santiago dopo un viaggio diplomatico a Mosca e a Tokyo. Ricevendo la notizia del colpo di stato il comandante decise di atterrare a Montevideo in Uruguay. In quel momento inizió il suo esilio, prima nella Repubblica Democratica Tedesca, poi in Italia e infine in Olanda.
Marco Antonio Enríquez-Ominami Gumucio
Nasce a Santiago il 12 Giugno del 1973 poche settimane, quindi, dal Colpo di stato. É figlio di Miguel Enríquez, storico leader del Mir (Movimiento Izquierda Revolucionaria). Successivamente alla morte di suo padre, assassinato durante il regime militare, sua madre si sposa con il politico Carlos Ominami (ministro nel governo di Elwin, braccio destro nella campagna di Lagos del 1993, anno in cui quest’ultimo perde le elezioni presidenziali vinte da Eduardo Frei). Dopo anni di esilio in Francia con la madre, inizia una carriera di successo nel mondo della televisione cilena, dove riveste incarichi di rilevo come direttore esecutivo di programmi e telenevole di successo nazionale. Nel 2002 realizza il polemico documentario “Chile, Los héroes estan fatiguados” (4) nel quale mostra come gli antichi veterani della lotta socialista terminarono lavorando come dirigenti di multinazionali e grandi imprese, pienamente integrati nella cultura neoliberale. La sua carriera politica inizia nel periodo universitario quando entra nella Gioventú Socialista assumendo negli anni incarichi sempre più prestigiosi fino ad essere eletto deputato nelle elezioni parlamentarie del 2006 (5).
In vista delle elezioni del 2009 Marco Ominami, appoggiato da una parte dei socialisti, chiede di potersi presentare come candidato alle primarie del partito, proposta che viene rifiutata. In reazione a questa decisione si candida alla Presidenza come indipendente. Scelta che gli vale il soprannome “il discolo” per aver turbato i sonni della Concertación, preoccupata dai sondaggi che mostrano la crescita costante della sua popolaritá, grazie anche all’appoggio del Partito Umanista e degli ecologisti. Ominami é visto come l’uomo nuovo della politica cilena (paragonato da molti alla figura di Obama). Nella sua campagna evidenzia il logoramento dell’azione di governo della Concertación, proponendo una svolta progressista e un cambio radicale della classe dirigente attraverso la valorizzazione dei giovani nella politica. Per queste ragioni ampio è il consenso che Ominami ha raggiunto negli ultimi mesi nell’elettorato giovanile, nel mondo della cultura e dello spettacolo come tra gli elettori di centro sinistra stanchi dell’immobilità del governo concertacionista.
Una vertiginosa scalata al potere quella di Ominami incentrata sulla sua immagine moderna, vincente e valorizzata dall’efficace utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione (blog, internet, facebook ecc..). Alcuni dubbi nascono relativamente alla sostanza e alla reale discontinuità della sua proposta rispetto alla linea politica dell’attuale governo, visto anche l’appoggio apparentemente invisibile ma sostanziale dell’area socialista, vicina alla figura dell’ex presidente Lagos. I maligni, infatti, ritengono che la candidatura di Ominami sia stata voluta, progettata e sostenuta dallo stesso Lagos, come forma di rivalsa nei confronti della Concertación che ha rifiutato la sua candidatura unica preferendo indire primarie di coalizione poi vinte da Frei.
Eduardo Frei Ruiz-Tagle
Sessantasette anni, é il candidato della Concertación. Figlio di Eduardo Frei Montalva, Presidente del Cile dal 1964 al 1970, ha ricoperto a sua volta la carica di Presidente della Repubblica tra il 1994 e il 2000. Attualmente è senatore per il partito della Democrazia Cristiana di cui è stato anche presidente tra il 1991 e il 1993. Frei è stato designato dalla Concertación come candidato alla presidenza dopo aver vinto le primarie di coalizione, di cui era di fatto l’unico candidato, vista la rinuncia dell’ex Presidente della Repubblica Lagos e dell’attuale segretario della Organizzazione degli Stati Americani, il socialista José Miguel Insulza. Uomo politico di grande esperienza, oltre che facoltoso imprenditore, si presenta come garanzia di totale continuità rispetto ai governi democratici degli ultimi 20 anni. Tutta la campagna elettorale è impostata sulla comunicazione dei risultati economici e sociali raggiunti dai governi Concertacionisti. Santiago del Cile. Eduardo Frei Ruiz-Tagle. Foto scaricata da siti internet Lo stesso slogan della campagna (Vamos a vivir mejor) ricorda la colonna sonora che accompagnava i sostenitori del NO al referendum del 1988 (6). Se questa impostazione può essere tranquillizzante, soprattutto per il ceto medio e per l’elettorato moderato, la candidatura di Frei non risponde a quel desiderio di rinnovamento che si sta manifestando nel paese anche tra i tradizionali sostenitori della Concertación, stanchi per il logoramento che 20 anni di governo hanno prodotto alla coalizione.
L’11 settembre del 1973 Frei sostenne la posizione ufficiale del Partito della Democrazia Cristiana che ritenne il colpo di stato inevitabile, manifestando apertamente sollievo per la fine del Governo Allende. Nel Novembre dello stesso anno Frei fu promotore, con altri colleghi della impresa Sigdo Koppers, dove lavorava come ingegnere, di una iniziativa di sostegno economico al “Fondo di ricostruzione nazionale” voluto dal Regime.
Miguel Juan Sebastian Piñera Echenique
Sessant’anni, è il presidente del partito di destra “Renovaciòn Nacional”. E’ stato candidato alle presidenziali nel 2005 quando venne sconfitto al secondo turno da Michelle Bachelet. Dopo gli studi univeristari in Cile, si specializza in economia all’Università di Harward, dove lo raggiunge la notizia del riuscito colpo di stato dell’11 settembre del 1973 che accoglie con entusiasmo. Piñera prima di essere uomo politico è imprenditore e nel corso degli anni ha accumulato un’immensa fortuna economica investendo in diversi settori: dall’ambito immobiliare a quello finanziario; dai mezzi di comunicazione (nel 2004 Piñera si aggiudica l’acquisto di uno dei canali più importanti della televisione Cilena: ChileVision) alle compagnie aeree (nel 1994 investe in LAN Chile di cui è attualmente presidente possedendo il 26% della quota azionaria), passando per le squadre di calcio (è azionista del Colo Colo, la più prestigiosa squadra cilena). Inoltre è proprietario del 15% del bosco nativo dell’isola grande di Chiloé che si trova in un arcipelago nel sud del Cile, terre sottratte alle popolazioni indigene locali, che ancestralmente la popolarono. Nella lista Forbes del 2009, appare al 701° posto tra gli uomini più ricchi del mondo, con una fortuna di mille milioni di dollari.
Tra i vari scandali nei quali è stato coinvolto, degno di nota resta quello del 1982 relativo alla frode al Banco di Talca. In quella occasione Piñera si rese latitante per 24 giorni dopo i quali la Corte Suprema ne dichiarò l’innocenza vista l’impossibilità di provarne la colpevolezza. Molti anni più tardi verrà alla luce l’intervento delle alte sfere del regime militare nella vicenda a protezione degli imputati.
Grande comunicatore, Piñera basa la sua strategia comunicativa su slogan semplici ma efficaci cavalcando il desiderio di cambiamento che si respira nel paese. L’intera campagna elettorale, per la quale ha a disposizione ingenti capitali, è incentrata su temi rispetto ai quali l’opinione pubblica è estremamente sensibile come la sicurezza, la lotta al narcotraffico e il lavoro (promette 1 milione di nuovi posti di lavoro). Temi questi che vengono affrontati con gran populismo senza essere però supportati da un progetto politico chiaro e concreto. L’unica certezza che emerge dal programma elettorale è il rafforzamento del sistema neoliberale attraverso nuove privatizzazioni, una sempre maggiore centralità del mercato e investimenti in ambito militare. Pur essendo a capo di una Coalizione conservatrice, ha espresso in varie occasioni il suo impegno a favore di un’estensione dei diritti civili dichiarandosi favorevole alla pillola del giorno dopo e al riconoscimento pubblico delle unioni tra omosessuali ecc ecc..
Chi sarà in meno di un mese il nuovo presidente del Cile? Secondo gli ultimi sondaggi dell’Ottobre 2009, nessuno dei candidati raggiungerà il 50% + 1 dei voti e sarà quindi necessario ricorrere al ballottaggio. Secondo queste stesse indagini Piñera raggiungerebbe una percentuale compresa tra il 36% e il 41%. Frei tra il 20% e il 26%. Ominami intorno al 20% e Arrate circa il 5% (7).
Mancano pochi giorni alle elezioni e se Piñera sembra poter dormire sonni tranquilli, avendo garantita la sua presenza nel secondo turno, piú agitate sono le notti di Frei e Ominami, costantamente in cerca di quei voti che potrebbero essere decisivi per accedere al ballotaggio.
Note:
1. Coalizione di partiti di centro e di sinistra (socialisti, socialdemocratici, radicali e democristiani) che si costituì come opposizione al governo fascista – militare di Pinochet e che attualmente governa il Cile ininterrottamente dal 1990.
2. Coalizione dei partiti di destra espressione delle forze politico – culturali che appoggiavano il regime dittatoriale.
3. Coalizione delle forze di alternativa che raccoglie tra gli altri il partito comunista, il partito umanista e la sinistra cristiana
4.“Cile gli eroi sono stanchi”
5. Le stesse elezioni furono macchiate dall’imputazione di due collaboratori del padre adottivo di Ominami per aver utilizzato soldi statali nella campagna elettorale.
6. Il plebiscito nazionale del 5 Ottobre del 1988 venne convocato in piena dittatura militare per chiedere l’avvallo popolare rispetto alla possibilità che il dittatore Augusto Pinochet seguisse al potere fino al 1997. Il 55,9% dei cileni, votando no, pose di fatto fine alla dittatura inaugurando l’avvio di un nuovo processo democratico..
7.http://www.cepchile.cl/dms/lang_1/doc_4487.html, http://www.lanacion.cl/noticias/site/artic/20091020/asocfile/20091020183500/encuesta_cerc.pdf
Per approndimenti vedi i siti:
Sito internet ufficiale: www.arratepresidente.cl/
Sito internet ufficiale: http://web.marco2010.cl/
Sito internet ufficiale: www.efrei.cl/
Sito internet ufficiale: www.pinera2010.cl/
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