“La vera disgrazia non é la sorditá in sé; la disgrazia sopravviene con l’assenza di comunicazione e linguaggio” ( O. Sacks)
“Toesca, proxíma estación Toesca”. Esco dal Metro e mi incammino verso “Calle Toesca” cercando di slegarmi dal formichio di gente che a testa bassa segue la quotidiana marcia mattutina. Arrivo al numero civico 1970: una piccola matonella bianca con inciso ”Proyecto Sol – Comunidad Papa Juan XXIII” mi fa capire che sono arrivata.
Apro la porta azzurra dai vetri colorati…ogni volta che i miei piedi varcano quella soglia sprofondo come per incanto in un mondo silenzioso: un mondo in cui la voce si trasforma in mani, mani che si muovono spedite e sicure nell’aria, mani che assumono forme, che disegnano figure invisibili; e occhi, occhi spalancati e monitori, attenti a leggere tutto ció che attorno vedono; bolle condensate di silenzi esplodono tra dita che si sciolgono a raccontare storie, aneddoti di vita quotidiana, che esprimono sentimenti; mani e corpi che incontrano libertá perché lí fuori, nella terra di chi sente ma non ascolta, si trovano ingabbiati tra le pareti dell’indifferenza.
Santiago del Cile. I ragazzi del Proyecto Sol. Foto di Daniela Dal Ponte Il Proyecto Sol, quel piccolo spazio dove giovani e adulti sordi si incontrano per condividere piccoli momenti di vita quotidiana, è la dimostrazione di come sia semplice ed arricchente abbattere i muri comunicativi per aprirsi a mondi nuovi.
Molto spesso succede che la società, invece di lavorare per l’integrazione, pone barriere che impediscono di instaurare relazioni significative con i “diversi” creando cosí pregiudizi, ignoranza e paura verso chi non rientra nella “normalità”.
I sordi che incontro ogni giorno qui a Toesca mi raccontano di come quotidianamente si devono scontrare con persone che, trovandosi di fronte alla difficoltà di relazionarsi utilizzando un altro mezzo comunicativo, reagiscono con indifferenza nei loro confronti, un’indifferenza che nasce dal preconcetto che l’unica modalità di interscambio sia il linguaggio verbale. Capisco, stando con loro, com’è importante che le persone che vivono vicino ai sordi (mamme, papà, insegnanti, professionali, amici…) comprendano la ricchezza della diversità e diventino consapevoli che il percorso nell’universo del silenzio e della lingua dei segni non è altro che la chiave d’accesso per entrare in un mondo che ha molto da dire.
É da più di quattro mesi che varco quella soglia e ogni volta che mi immergo in questa realtà imparo qualcosa di nuovo: imparo ad osservare, ad ascoltare, ad essere cosciente del mio corpo e a dar importanza ad ogni suo movimento, imparo ad aspettare e ad aver pazienza.
E condividendo le mie giornate con Pato, Paola, “el sabio” Luis, Silvita, Silvia, Giulia e Lele, e tutti i ragazzi del Proyecto Sol ho capito come il rendere familiare tutto ciò che può sembrare strano dipinga la vita di sfumature nuove, rendendola più bella ed emozionante.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!