Bolivia Caschi Bianchi

SI alla nuova costituzione boliviana

Una nuova costituzione per la Bolivia? Chiarimenti e risvolti.

Scritto da Federica Degrandis e Gianluca Uda

Sono mesi che in Bolivia si attende il referendum per decidere se cambiare o no la costituzione vigente.

Il venticinque gennaio 2009 con una maggioranza del 59,1 % degli elettori, lo stato Boliviano dopo circa duecento anni dalla nascita modifica la propria costituzione.
Il presidente Evo Morales, eletto nel 2006 con la maggioranza della camera ma non del senato, ha messo in discussione la vecchia costituzione, proponendone una nuova che si avvicina di più alle esigenze dei meno abbienti.
La maggioranza del popolo Boliviano è composto da Campesinos (ossia tutte quelle persone che vivono nelle campagne o negli altipiani boliviani e che si sostengono con il lavoro rurale.).
Evo prima di venire eletto apparteneva a questa classe sociale ed è quindi più vicino alle problematiche di questi ultimi.

Il preambolo della costituzione dice che la Bolivia è uno stato basato sul rispetto e sull’uguaglianza, con principi di sovranità, dignità, solidarietà e armonia. E’ inoltre fondato sulla distribuzione e ridistribuzione del prodotto sociale, nel rispetto della collettività.
Evo sostiene che con la nuova costituzione si attuerà un forte processo di cambiamento al fine di agevolare soprattutto la classe meno agiata tramite alcune riforme:
– nuova legge per lo sviluppo, inclusione, uguaglianza e giustizia sociale
– nuove norme per l’elezione di magistrati e giudici che garantiscano giustizia per tutti affinchè scompaia la corruzione
– nuova istruttoria nel potere esecutivo e nelle imprese statali per garantire maggiore efficienza, trasparenza, produttività ed impiego
– nuove leggi sull’autonomia e la municipalità per decentralizzare lo sviluppo di tutte le regioni del paese con attenzione alle necessità giornaliere della gente
– leggi per completare il sanamento delle terre, distribuire le terre ai veri proprietari e garantire l’autosufficienza alimentare.

La Bolivia è suddivisa in nove dipartimenti tra cui spicca la regione di Santa Cruz che rimane quella più ostile alle decisioni del presidente, poichè in questo dipartimento si svolge la maggioranza delle attività economiche del paese.
L’economia dello stato è nelle mani di pochi e non tutela gli interessi del popolo boliviano.
Per la precisione è nelle mani di cinque persone ben distinte di origine Europea. Il primo detiene le industrie agroalimentari, il secondo il pollame, il terzo lo zucchero, il quarto i cereali ed infine il quinto il riso. Questi ultimi oltre ad avere il potere economico sono proprietari della maggioranza delle risorse terriere del paese.
Un punto fondamentale della nuova costituzione è appunto la ridistribuzione di quelle terre che vengono lasciate incolte . Con tale ridistribuzione si daranno cinque ettari a tutti i campesinos che hanno il dovere di coltivarli a pieno; se ciò non accade, lo stato si riprende gli ettari incolti.
Per le persone che invece posseggono più della terra pattuita, ciò che avanza viene ridistribuito e, se a lungo termine la terra darà i suoi frutti, lo stato cederà il diritto di proprietà a chi la coltiva.

A questo mutamento segue una serie di cambiamenti che stanno rinnovando l’aspetto di tutta l’America Latina. Infatti con la vittoria del SI non solo i Boliviani hanno festeggiato, ma nelle piazze vi erano anche persone appartenenti ad altri stato latini, tra cui Cile, Argentina, Brasile e Peruviani anche se con questi ultimi i rapporti non sono molto sereni per divergenze ideologiche tra i due rappresentanti.

Questa vittoria non schiacciante del SI fa intuire la spaccatura del paese e la confusione che vi è in ogni cambiamento. Nei dipartimenti dove il SI ha avuto esito negativo viene chiesto al governo di tenerne conto e di mediare tramite un patto nazionale.
Anche se la Bolivia è uno stato democratico, il governo non ha permesso manifestazioni del NO all’interno della piazza principale dove esso risiede, per evitare che tali espressioni di pensiero contrario andassero a mutare la decisione finale. Mentre a Santa Cruz è accaduto l’opposto a favore del NO con piccoli episodi di violenza.

Secondo l’opinione pubblica le pecche di questa costituzione riguardano il possesso del sottosuolo e delle sue ricchezze, che andranno unicamente a chi possiede la terra, con la paura che se vi si trovi dei gas nobili o del petrolio il proprietario terriero possa monopolizzarli a danno dello stato, senza che i profitti vadano a beneficio della popolazione.
Un’altro punto riguarda il settore agrario con la nuova possibilità di far entrare in commercio prodotti geneticamente modificati a danno di quelli più naturali e genuini.

Con il crollo del sistema capitalistico imposto dagli Stati Uniti d’America, con la frattura e la crisi del sistema economico occidentale, l’America Latina cerca un’alternativa economica sostenibile e politicamente accettabile per una nuova forma di democrazia che non vada a discapito sempre degli stati più poveri.
Cerca in questo modo di non dipendere da altre nazioni che sfruttano unicamente le loro risorse, con la speranza in futuro di creare una comunità economica dei Paesi Latino Americani.
Questa della costituzione rappresenta il primo passo per un futuro differente e più equo per questi popoli che vivono ancora in estrema povertà pur avendo tutte le risorse possibili per una vita dignitosa.

Note:Legenda cartina:
Percentuali del SI nei vari dipartimenti

1 Pando 39,10 % 6 Santa Cruz 34,70 %
2 La Paz 74,00 % 7 Potosi 76,30 %
3 Beni 31,00 % 8 Chuquisaca 51,10 %
4 Oruro 71,40 % 9 Tarija 36,20 %
5 Cochabamba 62,90 %

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