Caschi Bianchi Sri Lanka
Volti di uno stesso Dio
Diverse fedi e religioni che non riescono ad unirisi in un grido e in uno sforzo comune per il bene del paese.
Scritto da Cinzia Penati e Valentina Ferraboschi
“Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io!
Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? […] Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? [ … ]
Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? […] Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. […] Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”. F.Nietzsche, La Gaia Scienza, Aforisma 125.
Volti diversi di uno stesso Dio sterile in Sri Lanka, che non ferma la guerra e le sofferenze, ma sembra bramarla sempre più.
La cantilena di un monaco buddista; il vestito bianco candido dei sacerdoti Hindu; il Muezzin che alza la sua voce e richiama alla preghiera; le campane di una Chiesa che annunciano la Messa. È solo questo ripetersi di rituali la religione in Sri Lanka, un sforzo di pulizia di coscienza e non un grido e unione comune al BENE del paese. Un groviglio di religioni che convivono e si tollerano, pur di ammaliare nuovi adepti, che possano credere ciecamente che una o l’altra religione determini la razza. E non solo un modo per credersi uomo completo e spirituale, guardando al cielo. L’appartenenza a un gruppo, a un etnia, è donata dalla religione. Tutto ciò è triste come i canti dei monaci, dei muezzin, come i requiem e come le grida di pianto hindu.
GALLERIA FOTOGRAFICA di Cinzia Penati e Valentina Ferraboschi
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