Burundi Caschi Bianchi

Sotto fuoco incrociato

Nella testimonianza di Lucia Pezzuto, la storia di un sabato sera ad alta tensione agli inizi di marzo nei Quartieri Nord di Bujumbura, sotto il fuoco incrociato dei ribelli e dell’esercito ufficiale.

Scritto da Lucia Pezzuto

46 senatori burundesi hanno sottoscritto nelle settimane scorse una lettera indirizzata all’ONU per denunciare le pressioni del governo che al momento è in stallo e non gode della maggioranza al Parlamento. Il governo si difende mettendo in dubbio la sincerità degli accusatori.

Il Burundi, al contrario di altri Stati africani gode di una certa libertà democratica (almeno sulla carta) anche se la situazione si sta scardinando; ne vedremo gli sviluppi prima delle nuove elezioni del 2010; non siamo nel vicino Rwanda e non ci appartiene lo sviluppo, l’ordine e la sicurezza di un regime quale quello di Kagame, d’altro canto la libertà ha un costo…

Almeno 17 ribelli delle Forze nazionali di liberazione (Fnl), un soldato e un civile sono rimasti uccisi durante uno scontro tra miliziani ed esercito nella città di Gatumba (15 chilometri dalla capitale Bujumbura). Secondo la ricostruzione fornita dall’esercito, un gruppo di ribelli ha attaccato durante la serata di ieri allo scopo di condurre razzie, ed è quindi intervenuto l’esercito. Altri sei soldati e due civili sono rimasti feriti, ha detto l’agenzia MISNA.
Oggi avrebbe dovuto svolgersi l’attesa riunione per riprendere i colloqui di pace tra il governo e le Fnl, unico gruppo armato ancora attivo in Burundi; l’incontro era stato già rinviato per motivi non resi noti.

Al contrario, il 1 marzo scorso era in programma ed effettivamente si è svolto un gran concerto nel quartiere di Kinama, il più settentrionale dei Quartieri Nord, organizzato dal Centre Jeunes Kamenge. I caschi bianchi erano tutti presenti. Alla fine del concerto abbiamo iniziato le operazioni abituali per riportare palco e strumenti musicali al Centro. Il tutto si è concluso alle 19. Il tempo di farmi una doccia e visto che è sabato sera siamo tutti pronti per fare un salto in città a mangiare qualcosa. Li’ la situazione è sotto controllo. Inoltre siamo un folto gruppo di animatori del Centro giovani, tra espatriati e locali.

Ci raduniamo nel Cortile per prendere le macchine quando si cominciano a sentire degli spari. Una cosa a cui siamo già abituati, normalmente bastano pochi minuti perchè si concluda il concerto armato e per capire cosa sia successo. Le orecchie più esperte formulano le prime ipotesi: gli spari provengono da Kinama. Alla prima lunga pausa i ragazzi che erano a studiare in biblioteca escono e noi aspettiamo con loro per vedere se la pausa è definitiva. Ora siamo dal lato opposto del Centro che si affaccia a sud e sembra che gli spari provengano anche da li’; allora? Per non avallare l’assunto precedente riconduciamo l’evento al fenomeno dell’eco.

Si continua a chiacchierare e scherzare come se nulla fosse, qualcuno inizia ad avviarsi verso la propria casa ma gli spari continuano. Sembrano vicini, allora un ragazzo dice che queste sono delle armi che a lui non piacciono perchè gli spari sono percepiti più vicini di quanto realmente siano. Io sinceramente non ho una grande cultura sulle armi e non riesco a riconoscere un Kalashnikov o una mitragliatrice.

Ed inizio anche a dubitare anche sulla percezioni altrui.
Che si fa? Si sta facendo tardi ed io ho fame; restiamo fuori la porta di casa per prendere una decisione. I missionari con cui viviamo ci consigliano di non uscire durante una serata come questa ma spariscono senza alcuna spiegazione. I locali spingono per uscire. Continuano a scherzare finchè una luce rossa non balena davanti ai miei occhi, al di sopra del tetto del Centro e si spegne a 100 metri da noi ancora in aria. Cos’è? Nessuno l’ha vista e nessuno risponde. Non sto scherzando ripeto. Ancora nessuna risposta, i ragazzi parlano a più voci in swahili tra loro, io perdo la pazienza e decido di chiamare in disparte uno di loro di fronte all’uscio di casa, per avere delle spiegazioni più chiare. Arriva la terza, quasi addosso a noi, apro la porta, entro e la serata è segnata.

In casa i missionari ci attendono; avendo comunicato la nostra intenzione di restare a casa si congratulano con noi dopo una bella ramanzina.
Vorremmo accompagnare per lo meno gli altri ragazzi a casa in macchina ma in queste situazioni è più sicuro andare a piedi, per lo meno cosi’ dicono.
Effettivamente sono le 20:30 ed ormai si è capito che siamo sotto fuoco incrociato. Probabilmente le Fnl dislocate a Kinama hanno aperto fuoco verso la Gare du Nord, postazione militare al Sud dei Quartieri. L’esercito risponde al fuoco. I proiettili attraversano a pochi metri di altezza tutti i Quartieri Nord di Bujumbura. E le luci rosse ne segnalano la traiettoria. Io intanto sento un buco nello stomaco, non si sente più sparare e comincio a mangiare (se fossero qui mia madre e le mie sorelle mi schernirebbero dicendo che neanche le bombe mi farebbero desistere).

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