Caschi Bianchi Palestina / Israele

Ramadhan Karim! nei Territori Occupati

Il mese di Ramadan è un importante periodo di preghiera e purificazione, nonchè occasione per le famiglie musulmane di incontrarsi e scambiarsi inviti per l’Iftar, cena di fine giornata. E’ però un mese particolarmente difficile se vissuto sotto occupazione.

Scritto da Federica Battistelli

Siamo nella città più a nord della West Bank, Jenin, tristemente nota per la feroce invasione e repressione isrealiana del 2002, quando comincia il mese di Ramadhan, mese di digiuno obbligatorio per i musulmani osservanti. È il 13 settembre.

Ci siamo recate a Jenin per visitare uno dei progetti culturali più noti in Palestina, il Freedom Theatre, uno spazio ospitato all’interno dell’unico campo profughi della città e creato per offrire attività ludiche e ricreative ai bambini e giovani del campo, con lo scopo di educarli ad una resistenza di tipo culturale, alternativa a quella armata. Qui conosciamo Mustafa, che lavora come volontario al Freedom Theatre di Jenin da circa 6 mesi e che ci invita a casa sua per un thè ed una emozionante chiacchierata con sua madre, la quale ci narra episodi di vita passata che si intrecciano con quelli di vita presente, sfogliando orgogliosa vecchie foto sgualcite che ci riportano alla misura del suo orgoglio di madre. Una madre che, con numerosi sacrifici, ha cresciuto cinque figli in gran parte da sola, negli undici anni in cui suo marito è stato più volte imprigionato nelle carceri israeliane e finalmente liberato, a seguito degli Accordi di Oslo.Siamo alla vigilia dell’inizio del mese di Ramadhan e Nawal e sua figlia ci invitano a tornare il giorno seguente, per prendere parte, dopo il tramonto, alla grande e solenne cena – Iftar – con cui si rompe il giorno di digiuno.

Il Ramadhan è il nono mese dell’anno lunare islamico, composto di 12 mesi lunari per un totale di 354 o 355 giorni. Ciò fa si che l’inizio del mese di Ramadhan, come d’altronde ogni mese lunare, anticipi ogni anno solare di una decina di giorni: il Ramadhan non cade mai nello stesso periodo solare “stagionale”.
C’è un dibattito all’interno della comunità musulmana sul giusto modo di calcolare l’inizio del mese di Ramadhan: il metodo tradizionale, scritto nel Qur’an seguito dal Profeta Muhammad è quello visivo: guardare al cielo verso l’orizzonte occidentale e avvistare l’hilal, il segno della mezzaluna nuova e sancire, così, l’inizio del mese. Se vedi di notte l’ hilal, saprai che il giorno seguente è il primo giorno di Ramadhan e quindi il primo giorno di digiuno. Così l’inizio del mese di Ramadhan, come la fine del mese, è determinato dall’avvistamento della mezzaluna.
Alla fine del mese, quando la comunità avvista di nuovo l’hilal, comincia la Festa di rottura del digiuno (‘Eid al-Fitr).Il digiuno di Ramadhan è molto importante per i musulmani: esso è infatti considerato dal profeta Muhammad uno dei cinque precetti obbligatori dell’Islam. In questo mese, a partire dall’alba fino al tramonto, tutti i musulmani puberi osservanti, uomini e donne, non possono assumere cibi o bevande nè fumare, nè avere rapporti sessuali, nè ingerire alcun tipo di sostanza – anche medicinali – per via orale o per altra via che accede all’interno del corpo. Ovviamente esistono delle categorie che sono esentate dal digiuno perchè questo potrebbere compromettere la salute della persone, come ad esempio le donne incinte o le persone malate e, persino, i viaggiatori che compiono una distanza di “due giorni circa” (80 miglia) di cammino.
La preghiera del Muezzin all’alba e al tramonto – maghrib – , che si propaga con un eco in tutte le vallate e pendii, scandisce l’inizio e la fine del digiuno giornaliero.
Ci ritroviamo così seduti intorno al tavolo con la famiglia di Mustafa sulla veranda della loro casa che si affaccia sulle livellate pianure fertili di Jenin, ad aspettare il tramonto del sole e l’annuncio del Muezzin introdotto dal solenne “Allah Akhbar” (Allah il più grande).

Nawal, madre di Mustafa, seduta sulla sedia chiude gli occhi, a metà tra un gesto di contemplazione del divino e di parziale riposo dopo una faticosa giornata spesa a preparare il variegato pasto della sera, che si compone di numerose portate e pietanze, come nella migliore tradizione musulmana durante le cene di Ramadhan.
All’annuncio di rompere il digiuno, che si propaga dal minareto della moschea poco lontana dalla casa di Mustafa, le succulente pietanze cominciano a sfilare ad una ad una sul tavolo vestito a festa. Riso con carne e verdure, zuppe, agnello in salsa di yogurt (lebaneh), insalate varie, allietano il nostro palato fino ad arrivare al dessert, i famosi Kataief, dolci simili a piccoli pancakes ripieni di jibna (formaggio) o mandorle o crema, che – ci spiega la madre di Mustafa – vengono preparati dalle donne soltanto per la speciale occasione del mese di Ramadhan. Ed infatti, con l’inizio del mese di digiuno, girando per le strade delle città della West Bank è curioso notare come ovunque la maggior parte dei negozi e venditori improvvisati, abbiano allestito banchi sui quali fanno bella mostra questi dolci tipici pronti ad essere venduti ai numerosi compratori che stanno in coda aspettando il loro turno.

La madre di Mustafa ci spiega che, secondo la tradizione, il digiuno dovrebbe essere rotto con l’assunzione di tre datteri ed un bicchiere di acqua e che in realtà l’Iftar non è il primo pasto della giornata per i musulmani osservanti. Questo è infatti costituito da quello che in arabo viene chiamato Suhoor – il pasto della pre-alba -, che dovrebbe essere consumato a metà tra la notte e l’alba. Si dice che il vantaggio del fare suhoor è che Dio faccia scendere la benedizione e la misericordia su quelli che lo fanno e gli angeli chiedono perdono per loro e supplicano Allah di perdonarli.

La preghiera di notte ha un grande valore perchè aiuta il musulmano ad essere piu vicino a Dio e a riconciliarsi con esso. Durante il mese di Ramadhan è emozionante vedere come la parte est di Gerusalemme prenda vita di sera, durante il periodo di digiuno islamico, per la presenza dei fedeli che si recano numerosi alla moshea di Al Aqsa, nel quartiere arabo della città vecchia, per la preghiera della sera, tenendo per mano i loro bambini.

Il periodo di digiuno islamico è un esercizio di disciplina spirituale; un periodo di self-training, di apprendimento e di autocontrollo dei propri limiti psico-fisici. In questo mese, ogni musulmano deve confrontarsi con il mondo, professando buone intenzioni, obbedienza, pazienza, tolleranza e sincerità. Un periodo che per ogni buon musulmano deve essere connotato dalla realizzazione dei valori della pace e della carità.
Tuttavia il Ramadhan è anche un evento il cui valore trascende il suo intimo significato religioso, per acquistarne uno di tipo culturale e sociale. Esso è infatti qui sentito e partecipato non solo dai musulmani strettamente osservanti e fedeli ai dettami del Libro Sacro, ma anche da coloro che, pur facendo parte della comunità musulmana, si dichiarano atei o non si interessano completamente all’Islam. Accade così che molti giovani e meno giovani decidano in questo mese di modificare in parte il loro stile di vita, magari unendosi alla famiglia durante i convivi serali, ai quali si è soliti invitare anche parenti e conoscenti che ricambieranno a loro volta l’invito.È anche un mese difficile, soprattutto per i musulmani palestinesi, che vivono nella West Bank e Striscia di Gaza. L’occupazione israeliana, che si traduce nelle centinaia di checkpoint e blocchi stradali, nelle lunghe code che essi portano con sè e nel divieto, per molti di essi, di recarsi a Gerusalemme per pregare in uno dei luoghi santi più importanti per l’Islam – la moschea di Al Aqsa – esaspera il già di per sè difficile digiuno e la condizione di spossatezza del popolo palestinese.
Non è raro trovare, tornando nell’ora del tramonto da Gerusalemme a Betlemme, attraverso il checkpoint di Gilo, lavoratori musulmani palestinesi che si affrettano a tornare alle loro famiglie per il pasto della sera e che, chini in gesto di preghiera verso ponente, si raccolgono davanti al Muro di Separazione, chissà magari pregando che tutto questo un giorno finisca.

Note:Fonti:
http://www.islamitalia.it/islam/ramadhan.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Ramadan

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