Brasile Caschi Bianchi

Cambiare la propria storia

Maria Lucia, ospite della Fazenda Bom Samaritano, seconda tappa del cammino della comunità terapeutica, partecipa da gennaio al percorso di Teatro dell’Oppresso proposto da alcuni volontari in servizio civile. Ci racconta come questo la aiuti a acquisire consapevolezza di se stessa e a vivere meglio con gli altri.

Scritto da Isabella Marinelli, Casco Bianco a Coronel Fabriciano

Conosciamo Maria Lucia: come e perchè è arrivata qui

Maria Lucia è una donna 51 anni, dai modi dolci, dai movimenti lenti e posati. La voce modulata e calma, capelli ricci e grigi avvolti in una retina scura, dal sorriso largo e dai denti bianchissimi che troneggiano nel viso color cioccolato un po’ segnato dall’età e dalla vita. Ha un figlio di 15 anni, ma non è sposata. Le si illuminano gli occhi quando le vengono alla mente i ricordi di casa, degli amici, che lei descrive come persone dal cuore buono e comprensivo. Ha cominciato il cammino in comunità terapeutica da sei mesi, dopo essersi persa nella strada dell’alcool.
Il suo obiettivo qui è quello di ritrovare il valore dei sentimenti veri e i valori spirituali che aveva perso di vista. Descrive la causa del suo problema come “conflitto sociale”.

“Vivevo un conflitto interiore con me stessa, – dice- sentivo di avere bisogno di aiuto, ma non ero in grado di farlo con le persone a me vicine. Non sapevo come fare da sola quindi eccomi qua, dentro la comunità terapeutica, per essere aiutata e aiutare a mia volta.”
Maria Lucia è una delle persone che ha partecipato a tutti gli incontri del Teatro dell’Oppresso, da quando abbiamo cominciato, da gennaio fino ad ora.

Che cosa ne pensi delle attività del Teatro dell’Oppresso?

Il TdO è un’attività molto importante per tutti noi. Ci porta a tante riflessioni spirituali, a ragionare su problemi e dinamiche della vita in modo diverso e nuovo. A me sta facendo aprire gli occhi su tante cose che non conoscevo di me stessa.
La conoscenza interiore e spirituale è un punto chiave dell’essere umano, che lega gli uomini a Dio come centro prioritario. Se l’uomo non ha un carattere “formato”, non è in armonia con se stesso e con quello che lo circonda, e non ha nessun aiuto dalle persone, perde il sentimento e la voglia di lottare per la vita. Vivrà sempre da oppresso.
Ognuno vive la propria storia, ed è qui in comunità, per cercare di cambiare la sua storia.
Io sto cercando di cambiare la mia storia con una differente, centrata su libertà, pace e amore.

Ritieni sia un attività utile?

A me piace il TdO perchè coinvolge il corpo, l’anima, la vita quotidiana e il nostro futuro.
Il TdO lavora con l’accettazione. Accetta ognuno per come è. Si occupa lo “spazio” in libertà.
Esistono oppressioni sociali e razziali, ma tutti parliamo lo stesso linguaggio, unificando persone bianche, nere, di diverse città e provenienti da differenti storie.

Quali sono secondo te le dinamiche più interessanti?

Le dinamiche che mi hanno colpito di più sono quelle basate sulla fiducia negli altri, come per esempio tutti gli esercizi ad occhi chiusi lasciandosi guidare da un altra persona. E’ molto difficile ma molto bello provare a mettersi nelle mani degli altri. La trovo la dinamica più difficile, ma anche la più interessante!

Secondo te ci sono stati dei cambiamenti dall’inizio degli incontri ad oggi?

Da quando abbiamo cominciato il TdO c’è più condivisione, fiducia ed unione. Prima mi sentivo molto isolata perchè qui sono tutti molto più giovani di me. Adesso il gruppo si sta integrando e formando sempre di più.

Ti senti a tuo agio durante gli incontri? Quali difficoltà hai incontrato?

Non ho mai avuto vergogna, mi sono sempre trovata a mio agio nello sperimentare le varie dinamiche, anche perchè mi piace molto il teatro e mi sarebbe piaciuto poterlo studiare veramente. Trovo un po’ di difficoltà negli esercizi dove c’e’ maggiore movimento fisico a causa della gamba che mi fa male.
La difficoltà maggiore è invece esprimere alla fine dell’incontro quello che sento e vorrei dire. Prima lascio le altre persone parlare, poi quando prendo un po’ di coraggio, mi butto anche io, ma sempre con cautela e calma.

Pensi che potremmo modificare qualcosa? Hai suggerimenti in proposito?

Secondo me il TdO dovrebbe essere proposto anche a persone in età adolescenziale, nelle scuole, o nei centri per ragazzi, per aiutarli a vivere e tirare fuori i conflitti interiori che già hanno. Bisogna coscientizzare soprattutto la violenza e il rapporto famiglia-figli, perchè è proprio dalla famiglia che nascono le più grandi oppressioni. Bisogna lavorare su di loro, sugli adolescenti, così da arrivare alla mia età con una coscienza molto più solida e più leggera!

Grazie, Maria Lucia!

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