Caschi Bianchi Cile Corpi Civili di Pace

 Aggiornamenti sul conflitto Mapuche

Scritti dagli operatori volontari Corpi Civili di Pace e dai Caschi Bianchi a Valdivia con Apg23

15 marzo 2023

La lotta Mapuche non si limita solo alla zona dell’Araucanía. Il werken – “messaggero” – di Pargua, provincia di P.to Montt, ci ha raccontato dei danni che le quattro imprese che producono mangime per i salmoni, e che sono state costruite negli ultimi 20 anni sul territorio, stanno facendo all’ecosistema e all’ambiente circostante. Quotidianamente le fabbriche, situate a pochi metri da alcune abitazioni, rilasciano vapori, gas e liquidi oleosi, contaminando flora e fauna del posto. La deforestazione del territorio e la conseguente costruzione delle imprese hanno prosciugato il fiume che lo attraversava, diminuendo la quantità di acqua disponibile.

Pur faticando, la lotta Mapuche in questa zona non si ferma, e negli ultimi 15 anni, grazie anche alla legge mapuche-lafkenche che ha permesso alla comunità di costituirsi ufficialmente e di riconoscere e proteggere i diritti territoriali della costa, il popolo Mapuche è riuscito a recuperare e preservare un terreno marittimo che sarebbe stato destinato a diventare parte del porto.

24 maggio 2022

Le comunità Mapuche del Lof Radalko, stanziate nel comune di Curacautín (regione dell’Araucanía), si stanno battendo per la preservazione del territorio e dell’ecosistema del vulcano Tolhuaca, gravemente minacciato dal progetto di realizzare una centrale geotermica.

Ad aprile 2021, la società Adobera SpA ha presentato all’autorità pubblica competente (il “Servicio de Evaluación Ambiental” – SEA) un progetto per effettuare esplorazioni geotermiche nei pressi del vulcano, chiedendo formalmente se fosse necessario sottoporre tale progetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale (il “Sistema de Evaluación de Impacto Ambientale” – SEIA).[1] Il SEA ha ritenuto non necessario lo svolgimento di alcuna valutazione di impatto ambientale, sulla base che il progetto presentato dall’impresa riguardava esclusivamente attività esplorative e non la realizzazione dell’impianto geotermico.

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  • PopolazioneMapuche_Cile

8 aprile 2022

Due ore di viaggio da Valdivia, tra strada sterrata e traghetto, ci hanno condotto all’ingresso del “Fundo Punta Galera” (presso la località di Chaihuín, regione di Los Rios), un latifondo privato che da poche settimane è stato “recuperato” dalla comunità Mapuche Lonko Pablo Nauco. Davanti all’ingresso sventola una bandiera Mapuche, e uno striscione annuncia l’iniziativa di recuperazione territoriale messa in atto dalla comunità: il catenaccio che blinda il portone di accesso sembra voler trasmettere il messaggio “qua non entra più nessuno”. La comunità è molto sospettosa perché teme che i “proprietari” del latifondo o la polizia possano mettere in atto azioni per farli tornare sui loro passi.

Il territorio su cui ci troviamo – da sempre abitato da comunità mapuche Lafkenche (della costa) – venne donato nel 1922 dallo Stato cileno ad una nobile francese, che non si interessò mai della questione e mai mise piede sulla “sua terra”: la cessione del terreno non comportò quindi alcuna conseguenza per la vita della comunità indigena. La situazione cambiò drasticamente quando ad inizio anni ’90 il fondo venne acquistato da un imprenditore spagnolo attivo nel settore forestale, José “Coño” González: il nuovo proprietario avviò una coltivazione intensiva di eucalipto – pianta non autoctona ed invasiva, che ha alterato gravemente l’ecosistema della zona – e scacciò violentemente le famiglie mapuche Railaf e Nauco, le cui case vennero bruciate. Iniziarono per queste famiglie anni di “esilio” ma con sempre nel cuore il ricordo della loro terra in cui erano nati, terra che per i Mapuche è un vincolo spirituale.

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  • Mapuche_Cile_CaschiBianchi

30 marzo 2022

Il 15 febbraio scorso la Corte Suprema cilena ha revocato la libertà condizionale all’attivista mapuche argentino Facundo Jones Huala, accogliendo il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno contro la decisione del Tribunale di Temuco del 20 gennaio di concedere tale misura.

Facundo Huala è il leader dell’organizzazione argentina Resistencia Ancestral Mapuche (RAM) e dal 2018 stava scontando nel carcere di Temuco una condanna di nove anni per incendio doloso e porto illegale di armi, in quanto ritenuto responsabile dell’incendio di una abitazione avvenuto nel 2013 nel latifondo di Pisu Pisue, nel comune di Río Bueno, causato da persone incappucciate ed armate.

Arrestato nel gennaio 2013 insieme ad altri attivisti mapuche, Huala era stato rimesso in libertà data l’assenza di prove concrete a suo carico e, temendo che le autorità cilene trovassero nuovi pretesti per condurlo in carcere, aveva fatto ritorno clandestinamente in Argentina. Arrestato nuovamente nel suo paese, il leader mapuche aveva chiesto di essere giudicato da un tribunale argentino, sostenendo che in Cile sarebbe stato sottoposto all’applicazione della legislazione antiterrorismo – ampiamente utilizzata in procedimenti a carico dei membri della minoranza indigena mapuche -, dalla quale discendono gravi restrizioni alle garanzie costituzionali di un equo processo. Tuttavia, dopo un primo rifiuto da parte delle autorità argentine, nell’agosto del 2018 la Corte Suprema argentina ha accolto la richiesta di estradizione da parte del governo cileno, e a settembre dello stesso anno Huala è stato trasferito in Cile e condannato per i fatti del 2013.

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24 marzo 2022

Alberto Curamil è il longko (autorità tradizionale) della comunità indigena mapuche del Lof Radalko di Curucatìn, nella regione cilena dell’Araucanía, e membro dell’organizzazione Alianca Territorial Mapuche (ATM). Curamil è tra i principali promotori dell’attivismo locale a tutela dell’ambiente e dei diritti territoriali, socio-culturali ed economici delle comunità mapuche, che si oppongono allo sfruttamento economico intensivo delle loro terre ancestrali da parte di compagnie commerciali.

Nel 2019 è stato insignito del Premio Ambiental Goldman per il suo ruolo nella campagna della società civile che ha impedito la realizzazione di due centrali idroelettriche sul fiume Cautìn, sacro ai mapuche e fondamentale risorsa idrica per gli abitanti della zona. Tra il 2018 ed il 2019 Curamil ha scontato 15 mesi di carcere preventivo con l’accusa di rapina a mano armata, per cui l’accusa aveva chiesto una condanna a quasi 50 anni. In applicazione della legge speciale antiterrorismo, che restringe fortemente le garanzie di equo processo degli imputati, le prove testimoniali fornite a carico del leader mapuche sono rimaste anonime. Varie associazioni mapuche e organizzazioni per i diritti umani hanno condannato la natura politica del procedimento e del duro trattamento sanzionatorio, e nel 2019 Curamil è stato assolto da tutte le accuse per sostanziale assenza di prove.

Nonostante continui a essere vittima di vari trattamenti intimidatori a causa del suo attivismo, Curamil non ha mai interrotto il suo impegno per l’ambiente e per i diritti delle comunità mapuche: a fine 2021, a nome delle comunità di Curucatìn, ha denunciato pubblicamente l’approvazione di un progetto per la costruzione di una centrale geotermica ai piedi del vulcano Tolhuaca, contestando l’assenza di una valutazione di impatto ambientale e la mancata consultazione delle comunità mapuche interessate.

13 gennaio 2022

Il 3 dicembre scorso il Comitato delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale (CERD) – l’organo incaricato di monitorare il rispetto della Convenzione Internazionale sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione Razziale – ha pubblicato le proprie “osservazioni conclusive” sul rapporto periodico presentato dal Cile. Il rapporto è stato discusso durante la sessione annuale del CERD tenutasi a Ginevra, a cui hanno partecipato anche varie associazioni della società civile, sia cilene che estere, segnalando questioni particolarmente sensibili e presentando i propri rapporti scritti.

Dalle osservazioni del Comitato emerge chiaramente che in Cile sono ad oggi diffuse diverse forme di discriminazione razziale, radicate tanto nella società quanto nelle istituzioni, di cui sono principali vittime due minoranze etnico-razziali presenti nel paese: la popolazione migrante (composta da migranti, profughi e richiedenti asilo provenienti soprattutto da Venezuela, Perù e Haiti) e le popolazioni indigene. Il CERD ha fornito precise raccomandazioni alle autorità circa le misure legislative e le politiche da adottare per far fronte, ad esempio, all’insufficiente rappresentanza delle minoranze nelle istituzioni e il loro scarso coinvolgimento nella vita politica del paese (p. 8 e 14), all’inadeguatezza della legge contro la discriminazione razziale (p. 10) e alla diffusione di manifestazioni di xenofobia e discorsi d’odio a base etnico-razziale (p. 18).

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7 agosto 2020

Il 4 maggio 2020 27 prigionieri politici Mapuche detenuti nelle carceri di Angol, Temuco e Lebu, hanno iniziato lo sciopero della fame, come protesta contro il governo Cileno che si dimostra sordo alle loro richieste.

Al compimento dell’85° giorno di sciopero della fame da parte dei prigionieri politici Mapuche, alcune della comunità mapuche della provincia di Malleco, in appoggio alle richieste dei detenuti e per far pressione verso le autorità, hanno occupato i municipi di 5 Comuni della regione dell’Araucania. Già dai primi giorni gli occupanti sono stati sottoposti a diversi tentativi violenti di sgombero da parte delle Forze dell’Ordine.

Gli avvenimenti più gravi però hanno luogo durante la notte di sabato scorso, 1 agosto 2020, quando vari gruppi, secondo i Mapuche riconducibili a movimenti di estrema destra, si sono riuniti all’esterno dei Comuni di Curacautìn e Victoria esigendo che le Forze dell’Ordine sgomberino i rispettivi municipi.
In entrambe le circostanze, i manifestanti hanno inneggiato cori razzisti verso la popolazione originaria, hanno incendiato macchine e simboli rituali Mapuche che si trovavano nelle due piazze e hanno assalito con spranghe e bastoni persone appartenenti alle comunità che si trovavano all’esterno delle due strutture. Le Forze dell’Ordine sono entrate nei Comuni con altrettanta violenza, arrestando gli occupanti, ma non curandosi del comportamento violento dei civili cileni.

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22 aprile 2020

Il 14 giugno 2004 Adolfo Pérez Esquivel scrive una lettera aperta indirizzata a Luciano Benetton. L’occasione particolare è quella di una famiglia mapuche che aveva tentato di recuperare un piccolo terreno all’interno di una proprietà Benetton in Argentina, così da poter vivere della terra e in armonia con la propria cultura. Più in generale, la lettera permette però a Esquivel di trattare il tema dei popoli originari; la necessità di prestar loro ascolto, rispettarli e ricordarci che esiste un’altra visione del mondo, della terra, della natura e delle relazioni umane, che ci richiama a sé.

Ecco un piccolo estratto della lettera:
Deve sapere (Sig. Benetton) che quando si toglie la terra ai popoli originari, li si condanna a morte; o alla miseria e all’oblio. Però sempre esistono i ribelli, coloro che lottano per i propri diritti e la propria dignità in quanto persona e in quanto popolo.

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17 aprile 2020

A due anni dall’uccisione di Camilo Catrillanca, giovedì 5 marzo 2020, dopo essere stato rinviato nel tempo per più di sei mesi, è iniziato il processo che vede imputati sette ex funzionari del corpo dei carabinieri e un ex avvocato delle istituzioni statali Cilene. Le accuse sono di omicidio, compiuto ai danni del giovane Mapuche, tentato omicidio e abuso di potere nei confronti del ragazzo quindicenne che accompagnava Camillo quel giorno, falsificazione delle prove e ostruzione all’investigazione.
Saranno 215 i testimoni e i periti che verranno interrogati durante il processo. Lo scorso 24 marzo, a causa della crisi sanitaria dovuta al virus Covid-19, il processo è stato nuovamente sospeso fino a lunedì 20 aprile, per preservare la salute e l’incolumità di tutti gli attori coinvolti nell’udienza.

14 aprile 2020

La RadioWilliche Kalfulican nasce lo scorso anno da un’idea di attivisti cileni che da Santiago appoggiano e supportano la resistenza in difesa del Rio Pilmaiquen.
La radio è gestita totalmente dalle comunità in resistenza; i mapuche infatti si ritrovano nella Sede della comunità e si preoccupano di informare e aggiornare gli ascoltatori riguardo agli sviluppi e alle attività che le comunità in resistenza del Rio Pilmaiken stanno portando avanti e riguardo a tematiche di interesse sociale.
Anche noi abbiamo assistito alla registrazione di una puntata radio, è stata un’occasione fondamentale per comprendere che questa forma di divulgazione delle notizie è una strategia di resistenza che permette di arrivare a più persone e di dare voce alle denunce tropo spesso non ascoltate.

10 aprile 2020

In questo periodo di pandemia anche le comunità indigene Mapuche si sono viste costrette a cambiare il loro stile di vita. Le comunità più organizzate, grazie all’aiuto di associazioni e centri di salute indigena, hanno scritto un comunicato rivolto a tutto il popolo Mapuche per sottolineare le misure di sicurezza che bisognerà tenere in questo momento, non tanto per salvaguardare se stessi, se no per tutelare le categorie più vulnerabili che potrebbero essere colpite dal virus. Il sistema sanitario cileno è un sistema misto pubblico-privato che continua a investire risorse nel privato a discapito di quello pubblico. In questo modo un sistema sanitario all’avanguardia è possibile trovarlo solo nel privato, ma purtroppo il popolo Mapuche non ha la possibilità economica per accedervi. Questo mette in evidenza una profonda disuguaglianza nell’accesso e nelle qualità delle cure e quindi la necessità di queste persone di tutelare ancora di più in questo periodo la propria salute.

17 marzo 2020

La signora Fresia vive in un bellissimo territorio montuoso nei pressi della costa, nel sud del Cile.
Il territorio in questione è minacciato dalla costruzione di una strada che unirà le città di Union e Corral, presso Valdivia, che taglierebbe in due il Parco Nazionale Alerce Costero. Il Parco ospita esemplari di Alerce, albero nativo millenario, di cui più di 170 esemplari verrebbero abbattuti come conseguenza della costruzione della strada. La signora Fresia e la sua comunità fanno parte del movimento di resistenza contro il progetto, che ha come scopo facilitare il trasporto merci dal Sud America all’Asia, senza una reale preoccupazione per la natura e l’ecosistema locali, né tanto meno per le comunità che vi vivono. I Mapuche e le persone contrarie al progetto credono in una forma di sviluppo più rispettosa dell’ambiente e che permetta alle persone di vivere in simbiosi con il territorio senza distruggerlo.

14 marzo 2020

Alberto Curamil è un Longko Mapuche, leader di una delle comunità del territorio di Cuaracautìn, è da sempre impegnato nella lotta per difendere e rivendicare i diritti del proprio popolo. Nell’agosto del 2018 è stato arrestato assieme ad Alvaro Millalen con l’accusa di rapina a mano armata e dopo aver passato più di un anno in prigione preventiva, è stato assolto nel dicembre 2019 per mancanza di prove.
Nell’aprile dell’anno scorso gli è stato assegnato il premio Goldman Prize per la difesa dell’ambiente, con il merito di aver impedito la costruzione di due centrali idroelettriche sul fiume Cautìn. Preservare la natura per i mapuche non significa solo difendere la terra di cui si sentono parte ma anche proporre una forma di sviluppo più rispettosa dell’ambiente, in questo periodo di cambiamenti climatici.

12 marzo 2020

Le comunità mapuche in resistenza del fiume Pilmaiken si sono organizzate per svolgere un’attività culturale dedicata ai bambini e bambine della comunità: la “Escuelita de Verano Weftuy Kimun”.
La “escuelita” ossia un campo estivo dedicato ai più piccoli si è svolta nel territorio recuperato “Ngen Mapu Kintuante” dove sorge anche la “Ruka” (casa tradizionale e centro di aggregazione) della comunità.
Durante il campo estivo si sono svolte molte attività con i bambini, l’obiettivo è “recuperare” e trasmettere alle nuove generazioni le pratiche culturali ancestrali ormai perdute a causa dei numerosi tentativi di assimilazione che queste comunità hanno subito nella loro storia.

3 marzo 2020

Camilo Catrillanca è stato ucciso il 14 novembre 2018 per mano di un carabiniere del Comando Jungla.
Il processo inizialmente doveva svolgersi a fine novembre, poi è stato rimandato al 2 di Marzo ed oggi nuovamente al 5 Marzo.
Davanti al tribunale di Angol, Marcelo il padre di Camilo, ha dichiarato che per suo figlio non è ancora stata fatta giustizia.

18 febbraio 2020

Il fiume Pilmaiquen, attraverso il movimento delle sue acque, segnala il cammino che, una volta morta una persona, segue il suo spirito in direzione del Wenu Mapu, la ‘terra di sopra’. Ogni tipo di ostacolo/intervento alle acque del fiume blocca questo ciclo naturale di morte e vita poiché il percorrere tale cammino permette agli spiriti antichi di far ritorno, un giorno.

La settimana scorsa, il Tribunale Ambientale di Santiago ha accolto il ricorso presentato dalle comunità mapuche – williche delle regioni cilene di Los Rios e Los Lagos contro il SEA (Servizio di Valutazione Ambientale) in relazione al progetto della centrale Osorno sul fiume Pilmaiquen.

Il SEA è l’organismo che si occupa di studiare l’impatto ambientale di un progetto, emettendo, alla fine del processo di analisi, un documento che autorizza o meno la sua esecuzione. Nel caso del progetto Osorno le comunità mapuche – williche contestano la mancata accuratezza e precisione nello studio dell’impatto che la costruzione della centrale avrebbe sulla dimensione spirituale e culturale delle comunità stesse. La centrale Osorno, insieme al progetto, attualmente in corso d’opera, della centrale Los Lagos e ad un ulteriore centrale già funzionante, appartiene ad un’impresa statale norvegese. La Machi (autorità spirituale mapuche) Millaray Huichalaf porta avanti da anni, insieme ad altre comunità, una resistenza contro tutta questa serie di interventi al fiume Pilmaiquen, affinché il suo ciclo vitale possa continuare come ha sempre fatto.

10 febbraio 2020

Il 18 gennaio 1907, in seguito ai continui attacchi dell’esercito Cileno, moltissimi Mapuche provenienti da tutto il territorio si riunirono in quello che ancora oggi viene ricordato come il Parlamento di Coz Coz. Il fine strategico di questa assemblea legislativa era quello di trovare un accordo comune su come poter resistere all’invasione cilena e difendere il proprio territorio. Il 18 e 19 gennaio scorsi si è svolta la commemorazione annuale del parlamento. Qui abbiamo potuto assistere a due giorni di incontri e cerimonie dove comunità Mapuche assieme a diverse associazioni Cilene si sono confrontate su diversi modelli di controllo territoriale che stanno sperimentando, diversi modelli di sviluppo e sostenibilità economico-sociale così come possibili azioni congiunte da effettuare in questo momento di crisi sociale nazionale.

6 febbraio 2020

Diego Montiel Paillàn è il presidente della comunità Mapuche Rupu Lafquèn di Hornopirèn. Nel 1920 la sua famiglia si stanziò nella zona circostante il lago Cabrera, dove vivevano e si recavano per lavorare l’ alerce, un legno molto prezioso della zona che era diventato la loro principale fonte di sostentamento. Il 19 febbraio 1965 questo luogo fu scenario di una terribile tragedia: metà del vulcano Hornopirén franò all’interno del lago provocando uno tsunami che travolse l’intera vallata,uccidendo le 28 persone che lì vivevano. Da questo momento in poi la zona fu spopolata e nel 1994 lo stato Cileno vendette le terre ad un’impresa Spagnola, senza curarsi delle famiglie che da anni le occupavano e privandoli della loro principale attività economica. Oggi questi terreni appartengono ad un’impresa Statunitense; da anni la comunità Rupu Lafquèn sta lottando affinché gli venga riconosciuta la parte che gli spetta.

Diego ha speso la sua vita per la difesa della sua terra, chiedendo che vengano riconosciuti i diritti del al popolo originario di cui fa parte. Ha passato più di un mese in detenzione per aver tentato di recuperare il terreno che apparteneva alla sua famiglia. Nel 2010 partecipò ad un lungo sciopero della fame in appoggio ai prigionieri politici Mapuche.

In questa breve intervista ci racconta delle difficoltà e dei conflitti che vivono come Mapuche per la difesa delle proprie origini e della propria dignità.

4 febbraio 2020

Durante la riunione di martedì 21 gennaio i cittadini e le comunità mapuche di Hornopiren hanno espresso la propria opposizione alla costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Rio Negro; il progetto è dell’impresa Hidroenergìa Chile, legata all’ italiana Scotta S.p.A. L’ intendente della regione cilena Los Lagos, presente alla riunione, aveva promesso di comunicare una risposta in merito alla situazione il venerdì della settimana stessa. Nel frattempo l’impresa ha interrotto i lavori.

La risposta però non è arrivata, se non una lettera dell’intendente che rinvia la comunicazione della decisione al mercoledì successivo, mercoledì 29 gennaio.

Cittadini e comunità mapuche si sono recati personalmente alla sede del governo regionale, senza essere ricevuti; mercoledì non giunge nessuna comunicazione.

Hornopiren però non si arrende; anche nel il silenzio istituzionale continua l’impegno civile in ambito educativo, informativo e politico per fermare la costruzione della centrale.

30 gennaio 2020

Macarena è una giovane donna e madre mapuche. Ci invita alla “recuperazione ” territoriale vicino alla sua comunità “Meli Relmu”, nella periferia di Canete. In questa breve intervista ci spiega da dove viene e come nasce e si sviluppa per lei la lotta mapuche.

29 gennaio 2020

La Comunità di Pace di San José de Apartado’ lotta da più di vent’ anni per il diritto alla vita. In tutti i sensi. La stessa terra, lavorata, coltivata e curata dai membri della comunità, rappresenta un essere vivo con cui l’uomo instaura una relazione di mutuo rispetto poiché l’uno è parte dell’altro.

Per i Mapuche, popolo originario di Cile e Argentina, il rapporto con la natura e l’ambiente che li circonda è di totale reciprocità; ogni luogo è abitato da diverse energie il cui equilibrio è fondamentale per il benessere del mondo, degli esseri umani e le proprie comunità. Ciò che la terra offre va utilizzato nella giusta misura, senza abusarne, senza sfruttarla né consumarla.

La resistenza che questi popoli conducono è a favore di tutti noi. Una resistenza per la dignità dell’uomo e una precisa concezione di ciò che significa esserlo.

Dopo una prima visita a dicembre, tocca ora alle altre due CCP Francesca e Sofia prepararsi alla partenza per la Colombia, destinazione Comunità San José de Apartado’.

28 gennaio 2020

J. è un Mapuche molto attivo nella sua comunità. Ci racconta che a causa delle politiche di riduzionismo territoriale messe in atto dallo Stato cileno, lui e la sua numerosa famiglia hanno vissuto in un terreno di pochi ettari che non gli permetteva di allevare animali o coltivare alimenti. Ci spiega quanto la sua gente abbia sofferto durante gli anni della dittatura quando lo Stato ha cercato di soffocare la cultura mapuche. Oggi ad occhi aperti sogna di poter riscattare il suo popolo con la rinascita di una nazione Mapuche. Per questo fin da giovane ha preso parte al processo di “recuperazione” territoriale che la sua comunità sta esercitando da più di vent’anni. In tutti questi anni la comunità è riuscita a recuperare circa 2000 ettari di terreno ancestrale, che era stato venduto a grandi imprese forestali e latifondisti stranieri. Questo processo permette oggi a J. e alla sua famiglia di allevare mucche e pecore e coltivare grano, avena e altri prodotti ortofruttiferi.

27 gennaio 2020

Dopo tanti mesi torniamo a visitare Ada e la sua famiglia nel settore di Curaco nella regione dell’Araucania. Lei e suo figlio Brandon sono appena tornati da una lunga permanenza a Cuba. Questo viaggio ha permesso al figlio di riceve le cure mediche necessarie per rimettersi in salute dopo la grave aggressione subita quattro anni fa da parte di un poliziotto. Da agosto Ada è riuscita a “recuperare” vari ettari di terreno; poter camminare su questa terra per lei significa ottenere un risarcimento verso l’ingiustizia subita.

13 settembre 2019

La famiglia di Brandon chiese di condannare l’ufficiale per tentato omicidio e condotta illegittima, accuse che avrebbero previsto una detenzione di vent’anni. La sentenza fu emessa il 18 gennaio di quest’anno e l’ufficiale Riveira Silva fu condannato per reato minore da scontare con appena tre anni di detenzione in libertà vigilata. LEGGI L’ARTICOLO

24 gennaio 2020

M. ci passa una tazza di mate e comincia a raccontarci la storia della sua comunità Mapuche situata nella Patagonia cilena. Ci spiega che quella che sta portando avanti la sua e altre famiglie è una “lotta per la terra” iniziata circa ottanta anni fa attraverso la “recuperazione” di un territorio molto ampio. Ci racconta che per i Mapuche il concetto di proprietà della terra è un’idea arrivata con gli spagnoli: “i Mapuche non posseggono la terra ma sono e si sentono parte di essa”.

  • Fiume Pilmaiquen

  • Pianta medicinale Pilma comunemente usata in infusione come calmante per i bambini

23 gennaio 2020

Le comunità Mapuche del settore Maihue – Carimallin si oppongono da circa 20 anni al progetto di un’azienda norvegese che vuole costruire una diga sul fiume Pilmaiquen.

Anche se l’azienda sostiene di difendere l’ambiente, i Mapuche ci raccontano che l’innalzamento del fiume causato dalla diga farebbe scomparire molti rimedi (lawen) che sono indispensabili per la loro medicina tradizionale. Questo è uno dei motivi che li spinge a lottare per preservare e difendere questo territorio. Mantenendo viva la loro storia proponendo uno sviluppo alternativo e sostenibile per l’ambiente.

21 gennaio 2020
Il 21 gennaio si è tenuta un’assemblea cittadina per esprimere disaccordo riguardo alla costruzione della centrale idroelettrica Rio Negro Hornopiren, nella omonima cittadina. Alla riunione hanno partecipato la Commissione Regionale dell’Ambiente, l’intendente della provincia di Palena e il rappresentante dell’impresa Hidroenergia Chile vincolata all’azienda di origine italiana Scotta S.p.A.
Le Comunità mapuche, associazioni di vicinato, il comitato dell’acqua potabile, lavoratori nell’ambito del turismo, professori e cittadini sono accorsi per partecipare all’evento da loro stessi convocato. La richiesta è univoca ed irremovibile: che si fermi la costruzione della centrale il cui impatto colpirebbe le riserve d’acqua, l’ecosistema e la spiritualità mapuche legati al Rio Negro. Si denuncia la mancanza di trasparenza e consultazioni pubbliche da parte dell’impresa e alcune irregolarità nella presentazione del progetto. Venerdì si attende la decisione dell’intendente della Provincia, il quale comunicherà l’approvazione o meno del progetto.
  • Mapuche_"Recuperazione" territoriale_Corpi Civili di Pace

25/26 dicembre 2019

Anche I Mapuche originari della Patagonia Argentina continuano il loro processo di “recuperazione” territoriale. Da decenni stanno cercando di recuperare una parte dei 900000 ettari che gli sono stati sottratti a fine ‘800 dallo Stato argentino, e che poi sono stati svenduti negli anni ’90 ad una grande multinazionale italiana.
Secondo quanto scrive il periodico argentino El Clarin, nella notte tra il 25 e il 26 dicembre passato, un consistente numero di persone appartenete alla comunità “Lof Kurache” hanno occupato a forza il fondo ‘El Maitèn’ dichiarando: “ Abbiamo iniziato il recupero territoriale del settore ‘el Platero’ secondo la necessità di continuare a vivere come Mapuche nel nostro territorio, in terre adatte al nostro sviluppo spirituale, culturale, sociale, economico e politico. Cosa che ci è stata negata per più di 140 anni”
L’impresa in questione ha denunciato l’azione subita alla polizia locale e ha comunicato ufficialmente che: “ Condanna ogni tipo di violenza così come ha sempre fatto, farà ricorso alle vie legali e amministrative corrispondenti, in protezione dei suoi diritti di proprietà, e di sicurezza e benestare dei propri collaboratori e vicini della zona”.

Per maggiori informazioni leggi gli articoli ai seguenti link:
“Il Fatto Quotidiano”
“Clarìn”

Dicembre 2019

A dicembre in cima al monte Ñielol di Temuco, si é conclusa “La seconda sessione dell’Assemblea Costituente Mapuche per la libera determinazione e creazione di un governo Mapuche”. In questa occasione hanno partecipato rappresentanti e autorità di varie comunità indigene dal Nord al Sud del Cile e alcuni anche dall’Argentina. Ancora oggi lo Stato Cileno non riconosce i popoli indigeni all’interno della sua costituzione; per questo l’Assemblea è stata un’opportunità per le comunità di condividere le difficoltà che riscontrano nel vivere la cultura Mapuche. In questo senso si sta elaborando uno Statuto per l’autodeterminazione della popolazione indigena.

11 novembre 2019

Da alcune settimane tutto il Cile è diventato scenario di manifestazioni popolari emerse a causa di un forte ed intenso sentimento di ingiustizia.
A fianco dei cileni anche il popolo Mapuche è sceso in piazza, ricordando le rivendicazioni territoriali e culturali che da anni sta portando avanti.
Martedì 29 ottobre, nella città di Osorno, abbiamo partecipato ad una marcia mapuche accompagnando alcuni membri della comunità del territorio di Carimallin. È stata un’occasione importante per condividere con altre comunità della regione la resistenza che si sta portando avanti in difesa del Rio Pilmaiquen.

4 novembre 2019

Conosciamo Don Serjio e sua moglie Loreto durante una visita nel loro terreno, ci raccontano la loro storia e cosa è cambiato da quando una multinazionale è arrivata sul territorio. ll progetto dell’impresa li coinvolge direttamente poiché per la costruzione della diga verrebbero inondate una parte dei terreni di loro proprietà, oltre che a molte terre anticamente possedute e abitate dai mapuche.

Don Serjio ama la terra, la sua famiglia si sostiene grazie agli animali e ai prodotti che coltivano ed è molto attento a non contaminarla, da anni, infatti, adotta un sistema di riciclaggio dei rifiuti e si impegna nel ripiantare alberi nativi.
Nel movimento di difesa del Rio, Don Serjio si preoccupa di appoggiare altre comunità mapuche in conflitto e di condividere la situazione che sta vivendo la sua comunità. “Aqui en mi mapu soy feliz” ci dice guardandoci negli occhi “hay que defender esta riqueza”, con queste parole capiamo il forte legame che spinge Don Serjio e Loreto nel lottare ogni giorno per la difesa del Rio Pilmaiquen.

20 ottobre 2019

I lavori per la costruzione della centrale idroelettrica nel fiume Pilmaiquen da parte di un’impresa statale norvegese continuano nonostante l’opposizione di alcune comunità mapuche che vivono nel territorio.
Il 19 ottobre membri delle comunità hanno protestato pacificamente contro la costruzione della centrale organizzando una spedizione di automobili che, da Carimallin passando per Rio Bueno, hanno sfilato nel mezzo delle città fino a giungere alla piazza centrale di Osorno. Cartelli e bandiere sventolavano dalle auto con vari slogan in difesa del fiume; percorrendo la strada ad una velocità ridotta la lunga fila di macchine è riuscita a rallentare il traffico sul tratto della strada statale “Pista 5Sur” direzione Osorno.
Un’ ininterrotto suono di clacson ha accompagnato la manifestazione riuscendo ad attirare l’attenzione di moltissime persone ferme lungo la strada. Sensibilizzare la popolazione locale resta uno degli obiettivi principali del movimento di resistenza del fiume Pilmaiquen.

17 ottobre 2019

In seguito alla formazione dello stato cileno, durante il XIX – XX secolo, i mapuche, abitanti originari delle regioni meridionali di Cile e Argentina, persero gradualmente la maggior parte dei territori che abitavano. Lo stato usurpò loro le terre, espropriandole, comprandole con l’inganno, insediandovi coloni o vendendole a imprese per progetti legati allo sfruttamento delle risorse naturali.

Per certificare il possesso dei territori circoscritti in cui venne rilegato il popolo mapuche, lo stato cileno concesse loro i così detti titulos de mercéd. Tali titoli passarono di mano in mano ai componenti di una stessa famiglia o andarono perduti col tempo.

Nonostante attualmente la legislazione cilena non ne riconosca più la validità, i mapuche continuano ad avere diritti su queste terre.

Il termine “recuperazione” è utilizzato dal popolo mapuche per indicare la rivendicazione dei territori ancestrali che hanno abitato fin da prima dell’arrivo degli spagnoli; in talune occasioni si basa sul possesso di uno specifico titulo de mercéd. Il processo si svolge solitamente a livello comunitario, per cui il terreno, una volta recuperato, viene gestito come bene collettivo.

9 ottobre 2019

Durante il mese di settembre, sull’onda delle precedenti proteste contro la costruzione di due centrali idroelettriche sul fiume Pilmaiquén da parte di un’impresa statale norvegese, varie comunità ed associazioni Mapuche della zona si sono unite per manifestare pubblicamente il loro rifiuto al progetto. Dopo una marcia attraverso la cittadina di Rio Bueno i partecipanti sono giunti nella piazza principale, dove si è svolto il tradizionale omaggio della comunità a Caupolicàn, famoso leader mapuche che, nel ‘500, guidò il popolo alla resistenza contro i conquistatori spagnoli.

30 settembre 2019

Le comunità Mapuche di Carimallìn, nel comune di Rio Bueno della regione Los Lagos, stanno difendendo da più di 15 anni il fiume Pilmaiquen dove un’impresa statale Norvegese ha progettato la costruzione di due centrali idroelettriche. Il progetto causerebbe l’inondazione di un’intera valle, sommergendo territori che originariamente erano di proprietà Mapuche distruggendo di fatto molti luoghi sacri e di culto, di vitale importanza per il popolo indigeno.
Oltre a questo, ciò che preoccupa le comunità, è la contaminazione che le due centrali affliggerebbero all’ecosistema della zona.

In questa lotta i Mapuche non sono soli, anche alcune organizzazioni Cilene si stanno unendo alla resistenza. Il Cile già dal 2016 riesce a coprire il 92% del fabbisogno energetico interno, e ad esportare energia in Argentina.

A inizio settembre varie comunità assieme a organizzazioni di pescatori, kayakisti e barcaioli Cileni, si sono riuniti organizzando una manifestazione sulle acque del fiume, che hanno percorso a bordo di gommoni e kayak, per ribadire che il fiume non si tocca e che sono disposti a resistere fino alla fine.

7 agosto 2019

Mercoledì 7 agosto 2019 i volontari Corpi Civili di Pace in Cile con ass. Comunità Papa Giovanni XXIII si sono recati nel settore di Curaco, Regione dell’Araucania, dove Ada Huentecol, werken della comunità mapuche “Newen ñuke Mapu” – “Forza della madre terra” – assieme a molte persone di comunità vicine che la stavano appoggiando, ha iniziato un’occupazione per rivendicare un territorio ancestrale Mapuche.

Ada è la madre di Brando Huentecol, il ragazzo che nel dicembre del 2017 fu ferito gravemente da un proiettile di gomma alla schiena sparato da un carabiniere, senza un apparente ragione.
Il tribunale ha condannato l’ufficiale a tre anni di libertà vigilata contro i 20 di detenzione chiesti dall’accusa.
Ada Huentecol ci racconta in lacrime che per lei questa non è una condanna equa. Per lei e per la sua famiglia non è ancora stata fatta giustizia.

“La nostra comunità rivendica il diritto storico del nostro popolo di recuperare questi 200 ettari in quanto terra usurpata al nostro popolo, e di sviluppare in questi campi un processo di “recuperazione” culturale, produzione agricola e zootecnica così che le nostre famiglie si possano autogestire.
Oggi, dopo tutto quello che abbiamo passato come famiglia, questo è l’unico strumento che ci è rimasto per farci giustizia” ha concluso Ada.

3 agosto 2019

Il “Comitè Defensa del Mar” è un comitato composto dalle comunità Lafkenche (Mapuche del mare), e la società civile cilena in una resistenza che li vede protagonisti da più di vent’anni per difendere il mare e le coste su cui vivono.

Sabato 3 Agosto il “Comité Defensa del Mar” di Mehuin si è riunito nuovamente richiamato dalle insistenti minacce da parte di una multinazionale che produce polpa di cellulosa e che si occupa della trasformazione del legno.
L’industria al fine di aumentare la sua produzione di cellulosa, ha già in progetto la costruzione di un canale di scarico dei rifiuti che andrebbe a modificare e inquinare il paesaggio costiero e marittimo della cittadina di Mehuin.

Oggi, il Comitato ribadisce il suo impegno in una lotta decisa e unita che ha lo scopo di difendere il mare, nonché la primaria fonte di sussistenza della popolazione.

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